Siamo particolarmente grati al Dottor Santi, Console Onorario del Mozambico, perché con la splendida intervista che ci ha rilasciato, ci consente di sapere qualcosa di più di un paese di cui non abbiamo mai parlato.
Confinante a nord con la Tanzania e a sud con il Sud Africa il Mozambico è bagnato dall’Oceano Indiano per ben 3000 km.E le sue splendide coste stanno diventando sempre più ambite dal punto di vista politico.
Tra gli stati africani è forse quello che, grazie ad una discreta stabilità politica, sta facendo registrare i più interessanti sviluppi economici. Molte imprese stanno trovando mercati e condizioni interessanti, anche dal punto di vista delle materie prime, per sviluppare progetti di investimento.
Simone Santi è un interessantissimo testimone anche dal punto di vista imprenditoriale, come leggeremo nell’intervista, per raccontarci la dinamica realtà di questo paese. Giovane imprenditore, da sempre con una vocazione internazionale, ci racconta come e perché ha deciso di contribuire alla crescita di questo paese.
Buongiorno dottor Santi e grazie per questa intervista. Una domanda, per chiarire ai nostri lettori alcune cose: Console onorario, una carica importante. Cosa significa in concreto?
La scelta, da parte dell’Ambasciata, di un giovane imprenditore nel ruolo di Console Onorario è un segno inequivocabile di un approccio incentrato principalmente sulla “diplomazia economica” e sulla realtà del Paese.
Combinare nella stessa figura un imprenditore ed un diplomatico significa dare priorità alle prospettive di crescita e alle opportunità di investimento.
Come Console sono consapevole dell’autorità che questa carica, per la quale nutro profondo rispetto, mi conferisce, e come imprenditore ho organizzato e continuo ad organizzare missioni imprenditoriali italiane in Mozambico, nella convinzione che questo doppio ruolo permetterà di promuovere nella maniera migliore le opportunità che il Paese può offrire all’imprenditoria italiana.
Il suo impegno imprenditoriale in Mozambico da cosa nasce?
La mia prima esperienza in Mozambico risale al 1995 grazie ad un impiego presso la CMC di Ravenna, che aveva già da 10 anni aperto la propria sede a Maputo.
In due anni non solo mi sono innamorato del paese e dello spirito della sua gente, ma ho anche capito che offriva enormi opportunità e che avrebbe continuato a crescere nel lungo periodo.
Da allora sono tornato costantemente in Mozambico, scoprendolo sempre di più e cercando di attrarre nel paese investimenti italiani ed europei.
Quanto è importante e radicata la presenza di imprese italiane in questo paese?
La presenza economica dell’Italia in Mozambico ha registrato, negli ultimi anni, una crescita considerevole. Gli investitori italiani mostrano infatti un interesse crescente verso il mercato mozambicano, incoraggiati dalle interessanti prospettive di investimento, dalla stabilità politica e dalla posizione geografica strategica (all’interno del mercato dell’Africa australe ma proiettata anche verso oriente, punto di accesso privilegiato all’area SADC).
I settori in cui si sta maggiormente concentrando l’attenzione delle aziende italiane sono quelli dell’energia (biocombustibili e biomasse), dell’agricoltura ed agroindustria, delle infrastrutture e del turismo.
Il tessuto imprenditoriale mozambicano è caratterizzato da aziende familiari, vicine al mondo delle PMI italiane, e l’indotto creato dai grandi investimenti (carbone, energia, zucchero) sta offrendo i presupposti alle PMI di emergere ed inserirsi in un ambiente economico favorevole come quello del mercato SADC (250 milioni di persone).
L’accesso ai mercati di importazione ed esportazione e la disponibilità di approvvigionamento locale di materie prime sono fattori determinanti nella scelta di investire in Mozambico.
Quali sono i settori trainanti dell’economia?
L’economia del Paese è relativamente diversificata: i principali contributi alla crescita economica sono forniti da agricoltura, costruzioni, trasporti, energia, pesca e turismo.
La presenza di un grande investimento nella produzione di alluminio (MOZAL, secondo produttore in Africa) ha fortemente sbilanciato l’ago della bilancia verso il settore industriale, anche se la maggior parte della popolazione si dedica all’agricoltura ed alla pesca.
Oltre al settore delle costruzioni, che continua a crescere costantemente grazie allo sviluppo dell’immobiliare, del turismo e delle grandi opere pubbliche, un altro settore che sta attirando l’attenzione degli investitori internazionali è quello dell’energia. E’ in corso l’esplorazione per la ricerca del petrolio (ENI è una delle società ad essersi aggiudicata la licenza) e negli ultimi anni sono stati realizzati diversi investimenti nei biocombustibili.
Le imprese straniere danno lavoro alla manodopera locale?
Il governo mozambicano è particolarmente attivo nell’attrazione di investimenti internazionali. Richiede però alle aziende di integrarsi perfettamente nel sistema locale e di contribuire allo sviluppo delle comunità locali, favorendo, ove possibile, processi di formazione professionale della manodopera locale.
Le imprese italiane ed occidentali, in generale, hanno il vantaggio di creare posti di lavoro nel paese, a differenze dei competitors cinesi che, a fronte di prezzi spesso più competitivi, tendono a importare la propria manodopera.
Lei è un giovane imprenditore che, da subito, si è rivolto al mercato internazionale. Al di là del fatto che questa visione è fondamentale per un’impresa, ci sono stati motivi particolari per cui ha, in un certo senso, “lasciato” l’Italia?
La vocazione a rivolgere lo sguardo all’estero nasce dalla convinzione che i Paesi esteri, ognuno con le proprie caratteristiche particolari, offrano opportunità alternative e differenti rispetto all’Italia. Inoltre, viaggiare e lavorare all’estero permette di incontrare imprenditori con esperienze totalmente diverse rispetto alle nostre, arricchendoci attraverso il confronto.
Il Mozambico sta diventando interessante anche dal punto di vista turistico: quali sono i suoi punti di forza in tal senso?
Il Mozambico non appartiene alle mete turistiche tradizionali africane, ma oggi sta suscitando un interesse crescente soprattutto presso gli operatori legati all’ecoturismo, grazie alla natura incontaminata di molte aree dell’entroterra e di isole nell’Oceano Indiano.
Una vacanza in Mozambico offre 3.000 chilometri di coste con acque limpide, una magnifica barriera corallina e deliziose isole, ma anche una zona interna verdissima.
Alle testimonianze del passato e al meraviglioso mare si affiancano grandi riserve naturali. In forte crescita gli investimenti degli operatori europei ed italiani, soprattutto nella Provincia di Cabo Delgado.
Interessanti opportunità anche nelle province di Nampula, in cui la principale attrazione è l’antica capitale del paese, Ilha de Moçambique, e la provincia di Niassa, in cui l’apertura di lodge sulla riva dell’omonimo lago, alle spalle di una suggestiva riserva naturale, rappresenta un’alternativa interessante al turismo prettamente balneare.
Dal punto di vista sociale che paese è?
Il Paese è molto esteso (2 volte e mezzo l’Italia, 2500 km di costa) ed è popolato da diversi gruppi etnici con proprie culture, lingue e tradizioni.
Tale varietà non ha però determinato problematiche razziali, e anche il sempre maggior numero di residenti internazionali (brasiliani, europei, indiani, ecc) si integra perfettamente con la popolazione locale.
È inoltre un Paese in cui la crescita ha naturalmente portato ad acuire le differenze tra le classi sociali, ma in cui il Governo sta cercando, attraverso programmi di scolarizzazione e di sostegno anche economico alla parte della popolazione economicamente debole, di superare le difficoltà ed evitare che si vengano a creare conflitti sociali.
Il Mozambico storicamente ha sempre affiancato e tutelato i lavoratori e sta mettendo in atto importanti riforme che promuovano la creazione di posti di lavoro.
Ci racconta qualcosa della splendida iniziativa della scuola di pallacanestro a Maputo? Quanto e perché sono importanti lo sport e il gioco?
Il progetto Lazio Basket nasce all’interno della S.S. Lazio come auspicio per accelerare i processi di integrazione culturale nelle periferie di Roma (ad alta densità di popolazione, spesso extra comunitaria) e per attuare percorsi educativi e formativi attraverso la pratica sportiva.
La mia esperienza quindicennale in Mozambico mi ha portato ad estendere quest’iniziativa a favore degli orfani alla periferia di Maputo e a Pemba (nel nord del paese) dove sono stati realizzati campi sportivi in una struttura – Arco Iris – che ospita bambini di strada.
Oggi, più di 150 ragazzi giocano gratuitamente a basket, sognando un futuro migliore e imparando i valori della convivenza attraverso lo sport e lo spirito di squadra.
Lei sostiene anche i padri Comboniani. In quali progetti in particolare?
Ai padri Comboniani mi lega una profondissima stima ed un affetto familiare. Padre Santi –uno dei padri Comboniani che più ha lavorato in Africa negli anni Settanta e che purtroppo è morto martire in Uganda nel 1979- era mio zio. Qualche mese fa ho avuto per la prima volta l’opportunità di visitare le due diocesi –Lira e Gulu- dove ha operato. Ho un ricordo vivissimo di quando bambino ascoltavo i suoi racconti nei suoi brevi periodi di ritorno in Italia. I Comboniani stanno facendo un lavoro straordinario, basta pensare alle migliaia di giovani a cui le loro scuole tecniche insegnano un mestiere: sono certo che da questa prima visita scaturirà una collaborazione più duratura.
Anche in Mozambico, fin dai miei primi anni di permanenza, ho sempre mantenuto un legame forte con i Padri Comboniani, grandissimi conoscitori della realtà locale, a cui forniscono un fondamentale contributo soprattutto in termini di educazione e formazione.
Torniamo un attimo all’aspetto imprenditoriale: lei con la sua società, offre consulenza alle imprese che vogliono aprirsi a un mercato straniero. Quali sono le maggiori difficoltà e quali, invece, le opportunità?
La Leonardo Business Consulting opera da più di 10 anni nel supporto ai processi di internazionalizzazione delle imprese private, diretti principalmente verso i mercati emergenti: oltre al Mozambico ed al SADC, anche il bacino del Mediterraneo e l’Europa dell’Est.
Gli imprenditori italiani molto spesso non si rendono conto che il processo di internazionalizzazione non può svilupparsi senza investire tempo e risorse per la crescita organizzativa e del know how aziendale.
Da questo punto di vista le prime difficoltà che incontrano quando si rivolgono al mondo della consulenza sono tariffe altissime o, viceversa, consulenti non qualificati, spesso uffici legali, che non lavorano per consentire all’azienda di rendersi autonoma ma, al contrario, per diventare essi stessi insostituibili. Ed il sistema Italia non decolla.
Partendo da questi presupposti abbiamo di recente creato anche un nuovo strumento, il “Laboratorio per l’innovazione e l’internazionalizzazione delle PMI” In-lab, che offrirà un percorso di crescita con l’obiettivo di aumentare la capacità di comprensione dei mercati, le competenze del personale aziendale, la conoscenza dei mercati e la capacità di lavorare per filiera. Per il primo anno forniremo il servizio soltanto
a 30 aziende. Altra difficoltà che i nostri imprenditori incontrano è quella di comprendere che i paesi emergenti, proprio perché presentano alcune criticità, sono in grado di offrire maggiori opportunità per chi è più attrezzato. Nei paesi emergenti individuiamo settimanalmente concrete opportunità di business (energia ambiente, infrastrutture, consulenza, logistica) attivabili con importi medi (da 500.000 a 10 milioni di Euro), mentre nei paesi occidentali il chip di entrata è molto superiore.
Saper cogliere queste opportunità è più semplice di quanto sembri, a patto di avere professionalità interne o esterne con le competenze giuste per gestire il business internazionale.
Possiamo dire che lei è un altro caso di eccellenza italiana all’estero? Intendo dire: “Quanto, in termini percentuali, del suo lavoro è in Italia?”
Le attività lanciate attraverso la Leonardo Business Consulting all’estero (con uffici locali in Mozambico, Sudafrica, Angola e Tunisia, e rappresentanti in Turchia, Romania, Polonia, Brasile, Etiopia, Ghana) sono molto importanti e soprattutto in forte crescita, ma più che rappresentare una delocalizzazione, sono un’espansione in nuovi mercati.
In Italia lavoro ancora tanto, sia con la stessa Leonardo BC che realizza il 50% del proprio fatturato attraverso commesse della P.A. e consulenza sui processi di reindustrializzazione e sulla finanza agevolata, che con le altre imprese del gruppo: la Leonardo Extra (che si occupa di grafica e montaggio), la Ex Novo (settore immobiliare).
Senza dimenticare il progetto della S.S. Lazio Basket “Giovani culture e colori: l’integrazione fa canestro”, a cui cerco sempre di dare un posto prioritario nella mia agenda.
Per contattare il Console Santi: ufficiostampa@consolemozambico.it
Intervista a cura di Geraldine Meyer