COMUNICATO STAMPA
Sinai, rifugiati eritrei. Gruppo EveryOne: “Sappiamo dove sono. Ora intervengano le autorità”.
L’organizzazione per i diritti umani ha comunicato all’ONU la località in cui sono detenuti gli ostaggi.
Lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite per il traffico di esseri umani conferma a EveryOne che il caso, dopo le rivelazioni, riveste ufficialmente la massima priorità.
Allertato il Mossad per evitare fuga nei tunnel al confine fra Egitto e Palestina.
“Abbiamo finalmente identificato l’esatta località, nel Sinai del Nord, al confine con Israele, ove sono tenuti prigionieri dai trafficanti, da ormai oltre un mese, i 250 profughi africani, tra cui 74 eritrei” lo comunicano i co-presidenti del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau.
“Nella notte, abbiamo infatti avuto conferma dell’esatto luogo di prigionia dagli stessi ostaggi, con i quali, attraverso don Mussie Zerai dell’Agenzia Habeshia, siamo in contatto simultaneo. I migranti sono tenuti incatenati in container, a gruppi di 25/30 ciascuno.
Le coordinate per raggiungere il covo dei trafficanti – una città e un edificio che per il momento rimangono strettamente confidenziali e usati in canali diplomatici riservati per evitare conseguenze agli stessi ostaggi -, sono state da noi comunicate agli Uffici dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, nonché ad alti funzionari della Commissione europea e del Consiglio d’Europa.
In particolare, si sta interessando della questione lo Special Rapporteur ONU sul traffico di esseri umani, che dopo le nostre rivelazioni ci ha comunicato che il caso riveste ora la massima priorità per le Nazioni Unite”.
All’ONU gli attivisti hanno inoltre fornito il contatto telefonico diretto con una persona del posto in grado di guidare sull’esatto luogo di prigionia le autorità di polizia.
“Sappiamo che svariati deputati e senatori italiani, tra cui gli on. Stefania Craxi, Pietro Marcenaro, Gino Bucchino, Jean-Léonard Touadi e Marco Perduca, con cui siamo in contatto, si stanno adoperando per sollecitare un intervento della Farnesina” proseguono gli attivisti.
“Tuttavia, lanciamo ancora un appello – congiuntamente all’agenzia Habeshia, all’ASPER – associazione per la tutela dei diritti umani del popolo eritreo – e a numerose ONG – rivolgendolo alle istituzioni e autorità internazionali affinché si mobilitino subito, data la conoscenza esatta del luogo di detenzione, per demandare con estrema urgenza al Governo egiziano l’immediata cattura dei trafficanti e la messa in salvo di tutti i migranti prigionieri, molti dei quali sono gravemente feriti e ammalati, oggetto di continue torture e privi di cibo, acqua corrente e di ogni tipo di assistenza.
I rifugiati non sono in grado di pagare il riscatto di 8.000 dollari ciascuno, e i carcerieri si stanno rivolgendo al mercato clandestino degli organi, una piaga purtroppo assai conosciuta in Egitto”.
Per evitare che i predoni possano sottrarsi alla cattura, trasferendo gli ostaggi nei tunnel che collegano la città di confine egiziano con la Palestina, EveryOne ha chiesto il sostegno del Mossad israeliano, che ha una conoscenza perfetta della struttura di cunicoli già usata in passato dai trafficanti per eludere indagini riguardanti i loro traffici di armi ed esseri umani, finalizzate ala richiesta di riscatto o all’espianto di organi, un problema di estrema gravità in Egitto”