Un professore universitario esperto di Costituzione e un uomo d’affari in carcere si fronteggeranno al secondo turno delle presidenziali tunisine previste per il 6 ottobre.
L’articolo del sito web marocchino Libe.ma, pubblicato il 18 settembre 2019, spiega come sono andate queste elezioni presidenziali tunisine e intervista il candidato Saied, uscito dal primo turno in cima alle preferenze.
Un costituzionalista austero contro un uomo d’affari dietro le sbarre: se i risultati parziali saranno confermati, il secondo turno delle presidenziali tunisine potrebbero stravolgere la scena politica del paese pioniere della primavera araba.
Kais Saied, un universitario di 61 anni senza partito né struttura, entrato sulla scena politica con molta discrezione, raccoglie il 18,9% dei voti, secondo i dati della “instance” elettorale (Isie) pubblicati lunedì, equivalenti ai due terzi dei suffragi.
Fa meglio dell’uomo d’affari in carcere Nabil Karoui, che raccoglie il 15,5% delle preferenze, davanti al candidato di ispirazione islamista Ennahdha, Abdelfattah Mourou (12,9%).
“È molto rappresentativo del risultato ed in teoria il dato finale non dovrebbe cambiare”, ha detto all’agenzia AFP, Mohamed Tlili Mansri, un responsabile dell’Isie.
Sette milioni di elettori sono stati chiamati domenica a scegliere tra 26 candidati al primo turno di questo scrutinio, che si è svolto sullo sfondo di una crisi economica e sociale ed in un contesto di rifiuto delle élites politiche tradizionali.
La partecipazione è stata all’incirca del 45%, secondo i numeri ancora provvisori dell’Isie, un debole risultato rispetto al 64% di affluenza registrato dal primo turno delle presidenziali del 2014.
Sia Saied che Karoui, che hanno rivendicato la loro qualificazione sin da domenica sera, hanno impostato entrambi una campagna elettorale sul sentimento di rifiuto delle élite politiche. Acuto esperto della costituzione, Kais Saied si è fatto conoscere come commentatore politico e coltiva un’immagine di “Signor Pulito” incorruttibile e al di sopra della mischia. Soprannominato “Robocop” per il suo atteggiamento e la sua rigida dizione, ha moltiplicato gli spostamenti sul territorio per la sua prima campagna elettorale.
“Gli elettori hanno inviato un messaggio chiaro, del tutto nuovo. Hanno fatto una rivoluzione nell’ambito della legalità, una rivoluzione nel quadro della Costituzione. Vogliono qualcosa di nuovo. Abbiamo bisogno di un nuovo pensiero politico”, si è felicitato Saied lunedì. Regolarmente circondato da studenti e giovani attivisti, ha difeso posizioni socialmente conservatrici: è contro l’abolizione della pena di morte, contro l’abrogazione dei testi che puniscono l’omosessualità e gli attentati al pudore, quest’ultimo è servito a punire delle coppie non sposate colpevoli di baciarsi per strada. Si è anche pronunciato contro l’uguaglianza in materia di eredità.
Nabil Karoui è appoggiato da circoli di potere ma ha preso posizione contro di essi e ha visto la sua immagine “anti sistema” rafforzarsi dopo la sua condanna in carcere a fine agosto nell’ambito di un’inchiesta per riciclaggio e frode fiscale.
Quest’uomo d’affari di 56 anni, tacciato come “populista” dai suoi detrattori, ha costruito la sua popolarità in questi ultimi anni organizzando operazioni caritatevoli nelle regioni svantaggiate, ed ha dietro di sé la potenza di un canale privato, Nessma, di cui è fondatore.
I suoi avvocati depositeranno nelle prossime 24 ore una nuova istanza di liberazione, ma ne sono state rifiutate già tre dalla giustizia. Essere in prigione non impedisce l’essere presidente, a condizione di non decadere dai propri diritti civili, ha specificato l’Isie.
Nel caso, sempre possibile, in cui il signor Karoui inciampi tra i due turni in una condanna che lo privasse dei suoi diritti civili, “bisognerà abbandonarlo e organizzare un secondo turno col candidato arrivato terzo”, Abdelfattah Mourou, stima Adel Brinsi, un responsable dell’Isie.
Lunedì erano in corso delle trattative nei partiti che tentano di tirare le lezioni dallo scrutinio, per preparare le legislative del 6 ottobre. Secondo i risultati parziali dell’Isie, il ministro della Difesa Abdelkarim Zbidi sarebbe arrivato quarto col 10,1% dei voti e il Primo ministro Youssef Chahed 5° col 7,4% delle preferenze.
Una sconfitta cocente per i candidati della famiglia liberale “centrista” del partito dell’ex presidente Béji Caïd Essebsi, deceduto a luglio.
“Sarà una novità”, sorrideva lunedì mattina un panettiere, Saïd, mentre una donna affermava che “la classe politica ha avuto ciò che merita”.
Per il politologo Hamza Meddeb, i tunisini hanno espresso “una disaffezione molto profonda nei confronti di una classe politica che non ha risposto alle attese economiche e sociali”.
I tunisini restano innanzitutto preoccupati dalla crisi sociale in un paese sottoposto a perfusione da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI), in cui la disoccupazione è al 15% ed in cui il costo della vita è aumentato del 30% dal 2016.
Kais Saied : La rivoluzione legale
In un piccolo appartamento affittato a Tunisi per le necessità della sua campagna, riceve i giornalisti malgrado la stanchezza. Cita i grandi filosofi, sorride ogni tanto, spiega concetti complessi.
Per il candidato Kaies Saied, gli elettori hanno fatto “una rivoluzione legale” lanciandolo in testa al primo turno delle presidenziali.
Lei ha sorpreso arrivando in testa al primo turno, secondo i risultati ancora parziali. Quale è, secondo lei, il messaggio degli elettori tunisini?
Gli elettori hanno inviato un messaggio chiaro, del tutto nuovo. Hanno fatto una rivoluzione nel quadro della legalità, una rivoluzione nell’ambito della Costituzione. Vogliono qualcosa di nuovo. Abbiamo bisogno di un nuovo pensiero politico. Oggi mi ritrovo al primo posto perché non ho fatto una campagna elettorale classica, ho fatto una campagna chiarificatrice, incentrata sui mezzi giuridici (costituzionali) che permetteranno ai giovani di realizzare i loro sogni e le loro aspirazioni, d’essere gli individui che esercitano la loro sovranità tutti i giorni.
Gli elettori hanno manifestato forti aspettative sul piano sociale. Quali saranno le sue priorità se sarà eletto?
I problemi sociali non saranno risolti dal potere centrale. Sarà il problema del popolo, che troverà le soluzioni. Io non vendo un programma, spetta ai cittadini indicarlo, fare le grandi scelte per superare la miseria. Deve emanare da loro.
A Sidi Bouzid, a Kasserine (regioni svantaggiate del centro della Tunisia, ndlr), i giovani sono in grado di fare il proprio programma a partire dalle loro preoccupazioni, della loro vita quotidiana. Hanno delle soluzioni.
La società civile sarà l’attore principale. Abbiamo bisogno di una nuova organizzazione politico-amministrativa, che si fonda sulla democrazia locale, e la cui base saranno i consigli locali, con eletti revocabili in corso di mandato.
Si pensa che lei abbia posizioni molto conservatrici sui temi che riguardano la società.
La Tunisia è sempre stato un paese aperto, è una società moderata. Sono aperto a tutte le idee moderne. Ne possiamo discutere. Per esempio, sulla pena di morte (si è pronunciato a favore, ndlr), è un dibattito di lunga data ma non è la nostra priorità. Sicuramente il dibattito continuerà. Mi interessa cercare insieme di porre fine al crimine.