Nel Seminario nazionale di “Parlez-vous global?”, emerge la connessione tra educare alla cittadinanza mondiale – educare al cambiamento – formare le competenze civiche
Milano, 14 ottobre – Educare i giovani alla cittadinanza mondiale è legato in maniera imprescindibile all’educare i giovani al futuro, perché – al di là delle differenze locali e nazionali – siamo uniti dallo stesso destino e le nostre scelte hanno ripercussioni gli uni sugli altri.
È sufficiente parlare di migrazioni, sviluppo e diritti umani a scuola per educare al futuro? Basta adottare un’unità didattica sull’intercultura per risolvere la questione?
“Parlez-vous global?”, sin dalla fase di disegno progettuale, sa che la risposta a questa domanda è “no”; per questo ha inserito nel piano progettuale una fase dedicata alla maturazione delle competenze rispettivamente degli insegnanti e degli studenti ed una fase dedicata alla valutazione delle competenze di cittadinanza mondiale.
Questi argomenti sono stati affrontati durante il Seminario nazionale di “Parlez-vous global?”, che si è tenuto a Milano il 10 ottobre e che ha visto riuniti 70 professori di scuola secondaria provenienti dalle regioni maggiormente coinvolte (Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana).
Durante la prima parte del Seminario, il prof. Roberto Trinchero, docente di Pedagogia sperimentale all’Università di Torino, ha tenuto una sessione intitolata “Formare per competenze” (slide disponibili su www.edurete.org).
C’è un motivo per cui gli studenti italiani (inclusi i migliori) si qualificano ripetutamente sotto la media mondiale delle prove Invalsi (indagine Ocse-Pisa 2009). Il problema è che si trovano ad affrontare problemi nuovi, a cui i professori non li preparano.
Gli studenti non superano le prove Invalsi perché non sono abituati ad usare la loro testa, quanto ad applicare nozioni impartite su problemi astratti e tipizzati.
Le prove Invalsi invece sono costruite sul nuovo paradigma basato sull’educare al futuro, un futuro caratterizzato dalla cifra del cambiamento.
Per preparare gli studenti a lavori che non sono stati creati, a tecnologie che non sono state inventate, a problemi che non possiamo anticipare oggi, dobbiamo suscitare competenze.
Ma cosa significa “competenza”? Secondo il quadro di riferimento europeo, adottato anche dalla scuola italiana, la competenza è la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro, studio e sviluppo professionale e/o personale.
In passato, i docenti hanno creduto che gli studenti potessero passare automaticamente dall’abilità alla competenza, dal sapere al saper fare e saper essere. Questo passaggio invece non è scontato ed è il motivo di insuccesso della didattica.
Trinchero ha infine illustrato il modello di costruzione e di valutazione delle competenze contenuto nel Manuale didattico “Migrazioni e cittadinanza mondiale a scuola”, prodotto dal progetto “Parlez-vous global?” e disponibile gratuitamente sul sito www.parlezvousglobal.org
Questo metodo – valido per ogni tematica e disciplina – ha dimostrato di suscitare interesse e apprendimento negli allievi, ma soprattutto autonomia, competenza e responsabilità, elementi indispensabili per preparare alle sfide mondiali.
Ricordiamo agli insegnanti che non hanno partecipato direttamente al progetto che è possibile beneficiare delle attività svolte, esplorando il sito www.parlezvousglobal.org
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“Parlez-vous global?” è un progetto di educazione alla cittadinanza mondiale rivolto alle scuole secondarie di 1° e 2° grado, finanziato dall’Unione europea, Fondazioni4Africa, Compagnia di San Paolo e Fondazione De Agostini.
Il progetto mira ad accrescere le competenze di insegnanti e studenti riguardo alle problematiche dello sviluppo globale, attraverso l’integrazione delle tematiche della migrazione e della cittadinanza mondiale nei curricola scolastici, utilizzando metodologie partecipative come il citizen journalism e favorendo gli scambi culturali tra paesi europei ed africani.
“Parlez-vous global?” si svolge in Europa (Austria, Francia, Italia, Romania) ed Africa (Burkina Faso, Senegal e Benin) e dura 3 anni (dal 2013 al 2015). È promosso dalle ong CISV, ACRA-CCS, COSPE, COOPI, dall’Associazione Stretta di Mano e dalla Compagnia di San Paolo, in collaborazione con altre ong europee.
La partecipazione delle scuole è gratuita; si può aderire anche ad una sola delle iniziative proposte nel triennio.
Fonte: comunicato stampa