Si riaccendono gli scontri a Juba tra la fazione del presidente Salva Kiir e quella del vicepresidente Riek Machar.
Medici con l’Africa Cuamm si unisce alle richieste delle istituzioni internazionali e italiane per far cessare il fuoco il prima possibile.
Nel paese il Cuamm tiene aperti i servizi per la popolazione in 7 contee e 3 ospedali dove operano 17 italiani, 39 operatori di diverse nazionalità africane e circa 650 sud sudanesi.
Il personale impiegato a Juba è al sicuro, ma costretto nel compound in attesa che gli scontri finiscano. C’è massima allerta per la popolazione civile che, come sempre, è la principale vittima della guerra.
Padova, 11 luglio 2016 – Riaccesi gli scontri in Sud Sudan tra le fazioni opposte di Salva Kiir, presidente del Sud Sudan, e Riek Machar, vicepresidente. A Juba è guerra. Si parla di 300 vittime tra venerdì 8 e domenica 10 luglio, proprio il giorno dopo l’anniversario dell’indipendenza dal Sudan.
Da Juba, Valerio Granello, rappresentante paese del Cuamm, aggiorna sulla situazione: «Gli scontri sono cominciati venerdì in mattinata. Ora siamo barricati dentro il compound, io, Paolo (amministrativo) e Sam (logista kenyota). Il gasolio sta terminando e dobbiamo razionare l’uso della tecnologia e delle comunicazioni. Nelle aree di intervento del Cuamm, dove sono impiegati altri 15 italiani e 39 africani (ugandesi, kenyoti, nigeriani e congolesi), invece, la situazione rimane tranquilla. Nelle 7 contee (Yirol West, Rumbek North, Rumbek Centre, Rumbek East, Wulu, Cuiebet e Mundri East), in cui sosteniamo ben 81 strutture sanitarie periferiche e 3 ospedali, si continua a lavorare e a garantire cure e assistenza alla popolazione. La speranza è che la situazione non degeneri anche lì, perché sarebbe una guerra disastrosa per un paese così fragile e povero come il Sud Sudan».
«Ora l’attenzione principale è per i nostri cooperanti impegnati sul campo – continua don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm –. Siamo in continuo collegamento con loro per monitorare la situazione. Questo ennesimo scontro avviene a ridosso dell’anniversario dell’indipendenza e va ad aggravare una situazione già molto fragile e delicata. La gente è terrorizzata, ha paura. Non c’è garanzia di futuro. Medici con l’Africa Cuamm continua a garantire l’impegno per la salute della popolazione che purtroppo è la principale vittima in questi casi».
MEDICI CON L’AFRICA CUAMM IN SUD SUDAN
In dieci anni, dall’ospedale di Yirol, nell’ex Stato dei Laghi, primo presidio del Cuamm, l’intervento di Medici con l’Africa Cuamm si è esteso a quello di Lui a Mundri East e poi ancora all’ospedale di Cueibet. Alla dimensione ospedaliera si è aggiunta quella di sanità pubblica sul territorio: il Cuamm è attualmente presente in 6 contee (Yirol West, Rumbek North, Rumbek Centre, Rumbek East, Mundri East e, più di recente, Wulu), di cui sostiene 81 strutture sanitarie.
Molti passi avanti sono stati fatti: a Yirol, sotto la direzione sanitaria del Cuamm, è stata inaugurata quest’anno la nuova neonatologia e una casa d’attesa per le donne prossime al parto: si punta quindi a superare i 1.400 parti assistiti nell’ospedale nel 2015.
A Lui nel 2014 è stata aperta una scuola per infermiere e ostetriche, perché lavorare “con” l’Africa significa per il Cuamm puntare anche sulla formazione del personale locale. Proprio a Lui, inoltre, a settembre 2015 gli operatori del Cuamm hanno dovuto fronteggiare l’emergenza legata agli sfollati della contea: persone che hanno lasciato le case per mettersi al sicuro dagli scontri al tempo in corso. Non era la prima emergenza sfollati che il Cuamm si è trovato ad affrontare: era già successo nel 2013 a Yirol, con lo scoppio della guerra civile.
Con il 2016 al problema degli scontri e della forte crisi economica legata al drastico calo del prezzo del petrolio (principale fonte economica del Sud Sudan), si è aggiunto il problema della siccità e degli scarsi raccolti. Ad aprile la Fao ha lanciato l’allarme carestia, ma già dall’inizio dell’anno Medici con l’Africa Cuamm aveva scelto di puntare sul potenziamento della lotta alla malnutrizione. Nelle strutture supportate, solo nel primo trimestre del 2016, sono stati sottoposti allo screening per la malnutrizione 5.800 bambini, 534 dei quali passati alla terapia nutrizionale
Fonte: esteri.it