Di Maio: «L’Italia punta alle sanzioni – Ue unita o perderà la faccia». (Il Messaggero)

Di Maio ha la testa a Berlino. Prima di volare alla conferenza sulla Libia che lo attende oggi, il ministro degli Esteri ha fatto tappa in Calabria, per sbrigare, ancora una volta, i suoi compiti di capo politico del M5S. Un dossier aperto, quello sul futuro del M5S, che ancora non ha una soluzione. Ma la priorità del titolare della Farnesina adesso è la Libia. «L’Italia ha piena fiducia nel ruolo positivo che l’Europa può giocare. E’ chiaro – dice Di Maio a Il Messaggero – che come Italia siamo chiamati a giocare un ruolo centrale per la stabilizzazione della Libia, ma è necessario poter contare sul sostegno dei nostri partner. Ed è altrettanto opportuno che si lavori anche per sanzionare chi continua ad alimentare la guerra in Libia. Al momento delle sanzioni sono previste dall’embargo Onu ma bisogna fare in modo che siano rispettate».

Questa sarà la posizione dell’Italia portata oggi al vertice. Con la speranza – è il ragionamento del leader grillino – che gli altri Paesi della Ue non si sfilino. «Il punto chiave oggi è consolidare il cessate il fuoco. È necessario poi continuare a lavorare per far cessare tutte le influenze esterne nel dossier libico, iniziando dall’applicazione e dal monitoraggio dell’embargo armi».

IL MONITO

Il ministro degli Esteri sprona la Ue a marciare unita. E con molta diplomazia, ma allo stesso fermezza sottolinea: «A questo fine, siamo impegnati ad incoraggiare un ruolo più profilato dell’intera Unione Europea. Apprezziamo il riscontro positivo che la nostra azione di stimolo ha ricevuto in queste ultime settimane dai nostri partner europei anche in vista di una possibile missione Ue di sostegno al monitoraggio del cessate il fuoco a Tripoli».

Ma la partita in gioco è molto più vasta ecco perché il ministro degli Esteri fa mettere a verbale: «In questo passaggio cruciale l’Unione Europea rimanga unita, o rischia di perderne in credibilità. Oltre che la faccia».

Fin qui la parte di prospettiva: ma cosa bisogna aspettarsi dall’appuntamento di oggi? Arriverà veramente la svolta tanto auspicata per la questione libica? «Non ci facciamo illusioni – confessa ancora Di Maio – la Conferenza non è il punto di arrivo, ma solo un passo, giusto e necessario, lungo un percorso complesso e che richiederà ancora tempo. Molto resta ancora da fare». Di sicuro, premette il titolare della Farnesina «la Conferenza di Berlino cade ad uno snodo fondamentale della crisi libica, a breve distanza dalla proclamazione del cessate il fuoco sul terreno: si tratta di uno sviluppo importante, tempestivo e che va nella direzione da noi auspicata. Il documento della Conferenza – che recepisce indicazioni e priorità italiane – indica una via realistica e credibile, perché basata sul dialogo, per riportare pace e sicurezza in Libia».

IL CASO GREGORETTI

Domani, di ritorno dalla Germania, Di Maio avrà subito a che fare con il caso Gregoretti: con il voto in giunta per le autorizzazioni su Matteo Salvini. Intanto, nel mirino della maggioranza Pd-M5S e finita la presidente Elisabetta Casellati, accusata di imparzialità nell’applicare i regolamenti di Palazzo Madama. «Già, ma sulla Casellati che dire? Ha tolto – accusa il ministro – la maschera di figura istituzionale super partes che aveva per indossare quella di supporter di Salvini. Il suo voto per me è stato uno schiaffo alla correttezza e alla grammatica istituzionale».

Un attacco diretto, per una vicenda, che spiana la propaganda di Salvini contro i 5 Stelle: lo salvarono per la Diciotti. non lo faranno per la Gregoretti. Ecco. ma questo “prima e dopo” alla fine non rischia di essere veramente sfiancante per il M5S? Non servirebbe in maniera chiara posizione i pentastellati in un campo ben definito che sia il centrosinistra o in futuro il centrodestra? «Per noi l’importante è che ci facciano approvare le nostre proposte, non con chi stiamo al governo», si smarca di nuovo il capo politico dei 5Stelle, soprattutto da quella parte del suo partito che vorrebbe una parola chiara e definitiva su un Movimento che sia riformista. Di questo, dice dalla Calabria, se ne parlerà agli stati generali di marzo. Quando si cambieranno «le regole interne e i valori di riferimento». Di Maio prima di riattaccare fa due ammissioni importanti. La prima è sotto gli occhi di tutti: «Il Movimento sta vivendo una fase delicata». Da qui una conseguenza che lascia spazio a scenari futuri: «Il capo politico da solo non può farcela».

Fonte: esteri.it

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