I primi studi cinematografici in Africa sono iniziati nel 1934, ma la sua evoluzione è iniziata negli anni 70.
Ci sono due percorsi per la crescita di quest’industria: uno è il capitale privato che si assume i rischi economici, l’altro è lo Stato che investe e garantisce il finanziamento del settore.
L’Egitto è l’unico paese che ha dei capitali privati mentre altri paesi, come Nigeria, Marocco e Senegal, hanno investito nella produzione e nella creazione di una rete di sale espositive. In un terzo gruppo di paesi, Algeria, Tunisia e Mali, i governi hanno finanziato film educativi o di propaganda, ma non film commerciali.
Une delle figure più importanti della letteratura e del cinema africano è stato Ousmane Sembene, recentemente scomparso. Tutti i suoi film sono segnati da tre caratteristiche: negritudine, nazionalismo e socialismo.
Oggi ci sono autori come Souleymane Cissé e Cheick-Oumar Cissoko. Il loro cinema è metà documentario e metà fiction.
Si può vedere nel cinema africano un interesse all’insegnamento e all’educazione del pubblico.
Si occupano di politica (le classi sociali, il neocolonialismo, la dipendenza), d’etica e d’insegnamento (il ruolo delle donne nelle campagne, gli effetti della droga).
Maria Luisa Coello in redazione