Caro direttore,
la pandemia colpisce gravemente i giovani di tutto il mondo, categoria tra le più vulnerabili se si considerano le conseguenze economiche e sociali a lungo termine della crisi. Il virus sta provocando gravi conseguenze sul lavoro dei giovani riducendo le prospettive d’occupazione, mentre Covid-19 sta avendo impatto anche sull’istruzione e la formazione, con vasti ritardi nei processi di apprendimento. I Paesi a basso reddito tendono a essere particolarmente colpiti, poiché in essi le lacune tecnologiche minano la possibilità di un corretto apprendimento a distanza.
La situazione è ancora più difficile per i giovani nella cosiddetta regione Mena (Middle East&North Africa), in cui quasi la metà della popolazione ha meno di 25 anni. Già prima della pandemia, un quarto di questi giovani era disoccupato, il tasso più alto rispetto a qualsiasi altra parte del pianeta. E stiamo parlando di Paesi segnati da conflitti e instabilità. Se consideriamo la Libia, ad esempio, la disoccupazione giovanile è al 50%, il peggior tasso nella regione Mena e il secondo più alto a livello mondiale. E questo spiega già tanto.
In tutto il mondo, ma in particolare nella regione Mena, i giovani hanno un accesso limitato alla politica, alle istituzioni e al processo decisionale. I recenti movimenti di protesta, da Algeri a Khartoum, da Beirut a Baghdad, sono stati guidati principalmente da giovani che chiedevano istituzioni più eque, più trasparenti, inclusive e rappresentative. Covid-19 ha accelerato l’emergere delle fragilità dell’area. Possiamo dire che ora “Il re è nudo”, in quanto la pandemia sta mostrando il meglio ma anche il peggio dei nostri sistemi.
L’Unione Europea, per esempio, ha dato prova di grande resilienza del proprio modello sociale, in particolare per l’assistenza sanitaria, dimostrando anche una in parte inaspettata determinazione a far fronte alle conseguenze sociali ed economiche di lungo periodo derivanti dalla crisi. Pensiamo alle tante misure intraprese, alla Next Generation Ue, un programma emblematico già dal nome.
Ma questo purtroppo non basta. Su entrambe le sponde del Mediterraneo, la crisi evidenzia tante carenze strutturali delle nostre società: crescenti disuguaglianze, degrado della mobilità sociale, distribuzione ineguale delle opportunità, “internalizzazione” o “precarizzazione” dei sistemi economici.
Corruzione e clientelismo, oltre a meccanismi da Rentier State, (quando gli Stati traggono reddito dall’alienazione delle ricchezze nazionali) rischiano di rafforzarsi con il virus, colpendo direttamente i giovani della sponda meridionale del Mediterraneo.
Ma siamo consapevoli che, ovunque nel mondo, sono proprio le nuove generazioni quelle che con determinazione, coraggio ed energia cercano di contrastare questa situazione? E’ grazie ai giovani infatti che un tema come il cambiamento climatico è diventato centrale nelle agende internazionali.
Dobbiamo perciò continuare a sostenere le richieste dei giovani della regione mediterranea e mediorientale per riforme inclusive. Questo è un passo cruciale per sviluppare insieme una “agenda positiva” inclusiva, nello spirito dei Roma Med-Dialogues, che avranno il loro svolgimento, si spera, anche nel 2020, a fine d’anno, nella nostra capitale.
L’attuale crisi dovrebbe essere vista come un’opportunità per i governi del Mediterraneo allargato di innovare e realizzare riforme sociali ed economiche, coinvolgendo i giovani e assicurando che il loro ruolo nelle società sia rafforzato. L’Italia e la Ue possono dare un adeguato sostegno alla sponda Sud attraverso iniziative di cooperazione ad hoc, sia a livello bilaterale che multilaterale. Il programma di governance Ocse-Mena, un partenariato strategico, è un esempio concreto di come si possa lavorare assieme per migliorare la governance di certi Paesi, responsabilizzare i giovani e mantenere lo slancio dei processi di riforma nella regione mediterranea meridionale. Con il contributo della Scuola nazionale della Pubblica Amministrazione, l’Italia ospita a Caserta il Centro per la formazione dei programmi di governance dell’Ocse, che svolge un ruolo chiave nell’agevolare gli scambi e il capacity building, nell’ambito del Programma Ocse-Mena, sostenuto dalla Cooperazione italiana. Un esempio è il progetto attivo in Libano sull’open government e la digitalizzazione, temi particolarmente importanti per le giovani generazioni.
Mettere i giovani al centro delle nostre società deve essere dunque un’assoluta priorità. L’integrazione delle nuove generazioni nell’economia come in tutti gli ambiti della vita politica è fondamentale se vogliamo davvero garantire una ripresa completa e sostenibile dalla crisi derivata da Covid-19.
Fonte: esteri.it