Costa d’Avorio: arriva Mbeki mentre sale la tensione

Abuja (Nigeria) – L’ex presidente sudafricano Thabo Mbeki ha provato ieri a intevenire nella crescente crisi politica ivoriana dopo che entrambi i candidati delle contestate elezioni hanno dichiarato di essere presidenti, facendo temere che il paese possa nuovamente essere diviso in due.

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A Bouake, roccaforte settentrionale dell’opposizione, diverse centinaia di persone hanno marciato domenica pomeriggio lungo una delle vie principali chiedendo le dimissioni del presidente de facto Laurent Gbagbo. Anche gli abitanti dei villaggi, armati di machete, hanno creato per protesta un proprio checkpoint lungo una delle principali strade della regione.

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“È importante evitare la violenza, non ritornare alla guerra – per trovare una soluzione pacifica”, ha dichiarato ieri Mbeki, inviato dall’Unione Africana (UA), dopo il suo arrivo ad Abidjan per tentare una mediazione per conto dell’UA, secondo quanto riportato dall’Associated Press.

La comunità internazionale ha riconosciuto Alassane Ouattara come vincitore del ballottaggio presidenziale tenutosi una settimana fa nel paese, il maggior produttore mondiale di cacao.

Ciò non ha comunque impedito a Gbagbo di sfidare le richieste di farsi da parte. Sabato, avvolto nella bandiera ivoriana, ha prestato giuramento al palazzo presidenziale per un altro mandato. Qualche ora dopo Ouattara ha prestato giuramento in un altro luogo, circondato dal contingente Onu.

Chi è realmente a capo di questa nazione dell’Africa Occidentale, divisa dalla guerra civile del 2002-2003 in un Nord controllato dai ribelli e un Sud controllato dal governo? Nonostante l’appoggio internazionale di cui gode Ouattara, Gbagbo ha in mano molti elementi chiave del potere, inclusi l’esercito e i media governativi.

L’appoggio ai due rivali segue anche linee geografiche, con Gbagbo che controlla il Sud e Ouattara il Nord: ciò ha portato all’ipotesi che ogni presidente possa governare sulla propria metà del paese, in una ri-divisione de facto del territorio lungo i confini stabiliti durante la guerra.

Il paese ufficialmente si è riunificato con un accordo di pace nel 2007. I risultati modificati diffusi venerdì, che davano Gbagbo nuovamente vincitore delle elezioni, non includevano mezzo milione di voti delle roccaforti di Ouattara nel Nord. Il consiglio costituzionale ha detto che ciò è stato a causa di comprovate intimidazioni nei confronti di votanti pro-Gbagbo.

La mossa ha fatto infuriare i residenti delle zone i cui voti sono stati scartati, alcuni dei quali domenica hanno bloccato per protesta una delle strade principali con tronchi di alberi e rocce.

“Non siamo più considerati ivoriani”, ha detto Ali Coulibaly, 48 anni, mentre altre persone si sdraiano sulla strada vicina per impedire alle macchine di passare vicino al villaggio settentrionale di Djebonoua.

L’identità nazionale resta al centro della frattura tra il Sud controllato dai sostenitori del governo e il Nord: da tempo gli abitanti del Nord si lamentano di essere trattati come stranieri nel proprio paese dagli abitanti del Sud.

Il problema di chi sarebbe stato ammesso a votare ha avuto bisogno di anni per essere affrontato, mentre i funzionari cercavano di distinguere tra gli Ivoriani di origine straniera e gli stranieri veri e propri.

Persino a Ouattara, nato al Nord, era stato impedito di partecipare alle precedenti elezioni, dopo essere stato accusato di non essere ivoriano ma di origini burkinabé.

“Il rischio di violenze tra i sostenitori delle due fazioni, così come la repressione da parte delle forze di sicurezza ivoriane contro sostenitori, veri o presunti, di Ouattara, è molto alto” ha dichiarato Corinne Dufka, ricercatrice senior per l’Africa Occidentale a Human Rights Watch.

Sono stati denunciati incidenti mortali da quando la crisi si è acuita giovedì scorso, sebbene non abbiano potuto essere confermati da fonti indipendenti.

Giovedì scorso, subito dopo l’annuncio da parte della commissione della vittoria di Ouattara, il paese era stato blindato, con un decreto letto alla Tv di stato che dichiarava chiuse le frontiere aeree e terrestri della nazione. Nel Nord del paese, però, i confini sono rimasti aperti e gli abitanti non hanno osservato il coprifuoco imposto a livello nazionale.

Gbagbo ha dichiarato di essere il vincitore legittimo del ballottaggio, citando la costituzione ivoriana che dà al consiglio costituzionale del paese (che lo ha dichiarato vincitore) l’autorità suprema sulla disputa.

Ouattara, però, fa riferimento all’accordo di pace del 2007, che stabilisce che le Nazioni Unite devono certificare i risultati elettorali. L’Onu sostiene che il voto era legittimo e che Ouattara ha vinto le elezioni.

Il mandato quinquennale di Gbagbo è scaduto nel 2005, e la prima elezione del paese in un decennio è stata rimandata svariate volte. Prima (Gbagbo) sosteneva che il paese era troppo instabile e non poteva essere garantita la sicurezza. Poi ha addotto problemi tecnici come la composizione del registro dei votanti.

Le elezioni hanno avuto luogo in ottobre, seguite dal ballottaggio di domenica scorsa. La commissione elettorale ha annunciato giovedì che Ouattara aveva vinto. Venerdì però i nuovi risultati annunciati alla tv di stato da un sostenitore di Gbagbo, capo del consiglio costituzionale, indicavano che il presidente in carica era stato rieletto.

Fonte: This day (Nigeria) – 6 dicembre 2010

Foto: Wikipedia, dvnews.org

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