Corte Penale Internazionale: La difesa di Laurent Gbagbo spera in un processo ad Abidjan, l’accusa intravede una strategia per ritardare il processo!
La questione della ricevibilità era al centro ieri [martedì 19 febbraio 2013] della prima giornata d’udienza molto tecnica di conferma o meno dei capi d’imputazione sollevati dinanzi la Corte penale internazionale (CPI) contro Laurent Gbagbo riapparso con un evidente aumento di peso.
Nelle sue intenzioni, la difesa dell’ex presidente ivoriano affidata alla voce del maestro Jacob, ha chiaramente giudicato irricevibili i capi d’imputazione per il fatto che la Costa d’Avorio sta portando avanti dei processi sul suo territorio per fatti risalenti al periodo della crisi post-elettorale. « La pratica è irricevibile poiché la Costa d’Avorio, che celebra dei processi (Blé Goudé e Simone Gbagbo, ndlr), non può essere considerato né incapace né manchevole di volontà ». Una posizione che lascerebbe intendere, secondo l’avvocato che avanza dei dubbi circa il fatto che la corte sarebbe « cieca rispetto alle manipolazioni politiche degli stati », una volontà manifesta di vedere Laurent Gbagbo giudicato in Costa d’Avorio.
L’avvocato sarà esonerato dalla parte civile per « devianza » rispetto ai requisiti per la ricevibilità delle dichiarazioni preliminari, il sig. Altit, capo fila della difesa di Laurent Gbagbo, interverrà per permettere di ristabilire il patrocinio di Jacob che aveva cominciato ad accusare la Francia, l’Onu e la Costa d’Avorio. « Tutte le domande che la difesa ha fatto per ottenere dai 3 protagonisti (Francia, Onu, Costa d’Avorio) gli elementi necessari, si sono scontrati con un silenzio o con delle risposte dilatorie. Ciò ha un impatto notorio sul seguito del processo. E’ sembrato così necessario rinviare l’udienza.» ha indicato il sig. Jacob che ha rimesso in causa continuamente la credibilità e la ricevibilità del documento Contenente le Accuse (Dcc).
L’accusa, che si basa sulla ricevibilità di quest’ultimo [documento] depositato 30 giorni fa conformemente alla legge, ha dal canto suo sottolineato che « dimostrerà chiaramente che è perfettamente ammissibile davanti alla corte ». Secondo l’ipotesi di un sostituto procuratore canadese, c’è nella strategia della difesa la volontà evidente di ritardare il processo ovviamente con una serie di opposizioni « all’ultimo minuto » prima che uno dei suoi colleghi non gli blocchi il cammino per rispondere, tecnicamente, punto su punto, agli argomenti della difesa.
Ricordiamoci che l’udienza di conferma o meno dei capi d’imputazione dovrebbe durare otto giorni, al termini dei quali si deciderà se si celebrerà o meno il processo a Laurent Gbagbo all’Aia essenzialmente per crimini contro l’umanità.
Amy
Fonte: koaci.com
Perche’ la classe politica e la stampa italiana non hanno il coraggio, come non l’ebbero nel 2002, di condannare una ribellione armata organizzata contro il Presidente Gbagbo legittimamente eletto nel 2000 dal popolo ivoriano? Soffrono del complesso di inferiorità oppure sono forse succubi della politica e dell’informazione stabilita dai cugini d’oltralpe ?
Faccio un esempio: in una trasmissione radiofonica Bruno Vespa si è permesso di affermare che a volte l’intervento della forza militare dell’ONU è auspicabile per spodestare i dittatori come è avvenuto in Costa d’Avorio… Ho scritto al sig. Vespa sia al suo indirizzo Rai che a quello di RTL, per un confronto, ma egli non ha risposto, probabilmente perché, come la stramaggioranza dei giornalisti italiani, ha riportato notizie veicolate dai media francesi, ossia definendo Gbagbo un dittatore senza nemmeno conoscere l’uomo e le sue lotte per la democrazia e contro l’ingerenza delle potenze occidentali nelle scelte e decisioni degli Stati africani.
Da libero cittadino, non esito a dire che furono le multinazionali francesi ad organizzare il 19 settembre 2002 il golpe contro Gbagbo che, anche se fallito, contribuì ad innescare quella ribellione armata successivamente legittimata dal governo francese di Chirac, nel gennaio 2003 durante gli accordi di Linas-Marcoussis a Parigi.
Si ricorda che il tentativo di colpo di Stato ai danni di Laurent Gbagbo, presidente della Costa d’Avorio, avvenne nel momento in cui egli aveva aperto il mercato del paese ad investimenti di società cinesi, statunitensi, giapponesi e brasiliane nel settore dei lavori pubblici e delle concessioni per l’estrazione del petrolio.
Per un lungo periodo, nei mercati sopra citati, avevano operato solo e soltanto gruppi economici francesi. In quel famigerato 19 settembre, uno sparuto gruppo di militari, con armi e mezzi più sofisticati e potenti di quelli dell’esercito regolare ivoriano, tentò di prendere possesso di tutti i punti strategici di controllo del potere.
La Francia non mollerà mai il suo predominio economico sulla Costa d’Avorio perché questa nazione, oltre alle sue risorse naturali quali greggio, gas naturale, diamanti, oro, manganese, minerali di ferro, cobalto, bauxite, rame, energia idroelettrica, è ricca anche di risorse agricole come caffè, banane, noci di cocco, mais, riso, zucchero, cotone, gomma, legname, ananas e olio di palma ed è anche il primo produttore di cacao al mondo…