Qualsiasi impresa comporta dei rischi, qualunque sia la sua taglia e il suo settore d’attività. La domanda che mi pongo qui è di sapere perché le startup tecnologiche africane non sfondano. Per quali motivi non diventano dei Facebook, dei Cisco o SAP? Cosa bisogna fare affinché le giovani aziende tecnologiche africane diventino grandi e siano in grado di essere competitive sul mercato?
Discutendo con degli imprenditori tecnologici africani, quelli che vanno sempre di corsa e quelli che hanno buttato la spugna, e dopo una ricerca sulla stampa specializzata sulle startup africane, ho stabilito questa lista di 6 ostacoli da superare affinché le startups tecnologiche africane siano convenienti, sfondino e si mantengano sul mercato.
Ostacolo n°1 : Una formazione migliore per generare più idee innovatrici e più competenze
C’è un’enorme sfida che bisogna affrontare nell’ambito delle università e delle scuole africane che non riescono a formare dei diplomati desiderosi o in grado di commercializzare le loro idee innovatrici e i loro progetti di ricerca. I risultati delle tesi di dottorato si ritrovano spesso nelle bacheche polverose. Inoltre la mancanza finanziamenti per la ricerca costituisce l’ostacolo maggiore all’innovazione.
D’altronde, le basi del commercio delle imprese tecnologiche, sono le persone non le macchine o le merci. Per definizione, il personale dev’essere competente e qualificato nell’ambito delle scienze in generale, il punto debole dei nostri programmi scolastici. La penuria delle competenze comporta che molte imprese in fase di avvio non siano in grado di rispondere ai bisogni specifici dei loro clienti.
Ostacolo n°2 : I governi devono impegnarsi
Non c’è niente, nelle politiche governative africane, che faciliti la vita alle startup. Non abbiamo zone di sviluppo tecnologico dove la banda passante sia libera e si prenda la responsabilità delle startups.
Non traiamo benefici dalle politiche aggressive che permettono di capitalizzare sulle tendenze mondiali. Per esempio, negli Stati Uniti, le borse Fulbright foraggiano gli studenti più brillanti offrendo loro l’insegnamento superiore nelle migliori università del paese. Questi studenti lasciano raramente la zona dopo aver ottenuto il loro diploma e così la costa ovest degli Stati Uniti è popolata da individui brillanti.
Perché non abbiamo portato avanti delle politiche di recupero della nostra diaspora, in Europa per esempio, d’ingegneri africani già qualificati in elettronica e informatica offrendo loro la possibilità di usare le loro competenze per contribuire alla costruzione del nostro futuro?
Ostacolo n°3 : Promuovere il finanziamento d’inizio e di crescita
A partire dal primo scalino per la raccolta fondi per i capitali d’inizio, numerosi progetti tecnologici muoiono ancora prima di nascere. Le nostre startups sono frenate dalla mancanza di fondi di avviamento per il pilotaggio del processo di produzione e la raffinazione del loro prodotto.
Quelle che riescono a superare questa fase, si trovano in seguito a confrontarsi col problema di come finanziare la loro crescita. In Africa, le startups tecnologiche non sono finanziate. Queste imprese spesso spendono molti soldi e sono costruite su un modello che mira a costruire e ad aspettare che le persone arrivino. Molto spesso, ciò non basta.
Oggi in Africa, non esiste una comunità tecnologica che possa rassomigliare a quella che si trova a Palo Alto, dove i raccoglitori di fondi sperimentali e specializzati in tecnologie sanno come finanziare per tappe e gli imprenditori esperti sanno come scegliere i bravi raccoglitori di fondi.
Ostacolo n°4 : Superare le difficoltà sociali
Le PMI sono principalmente delle aziende unipersonali. Alcune PMI concepiscono i loro prodotti e servizi dalla loro stanza, dalla cucina o dal garage, e vendono nel vicinato. I prodotti sono principalmente di cattiva qualità a causa delle cattive condizioni di produzione e, in alcuni casi, con materiali qualitativamente scadenti.
Il risultato finale è che il consumatore finale, che sia il servizio governativo o il consumatore individuale, si ritrova con un prodotto inferiore allo standard.
Ostacolo n°5 : Forgiare uno spirito commerciale
Finanche quando ci si è avvantaggiati con una formazione universitaria, restiamo dei tecnici cioè tecnicamente competenti in cifre, contratti, produzione di prodotti o soluzioni, consulenze secondo il nostro ambito di formazione. L’insegnamento superiore aiuta a essere un tecnico ma non ad avviare un’azienda. L’imprenditorialità non è lo sforzo di una sola persona. Sapere come costruire un’impresa e motivare le persone per sostenere e aiutare nella sua impresa è la chiave della riuscita.
Le domande di marketing (branding, pubblicità e vendita) costituiscono ugualmente un enorme ostacolo per qualsiasi startup poiché non possono fare correttamente della pubblicità per i loro marchi e i loro prodotti in concorrenza con le marche già note. Ciò influenza direttamente le loro vendite e di conseguenza i loro introiti.
Ostacolo n°6 : Tenere i piedi a terra
Molti giovani imprenditori tecnologici credono nell’utopia che i loro fogli di calcolo Excel diranno loro che saranno miliardiari in un breve lasso di tempo.
I nemici più grandi degli imprenditori tecnologici africani sono spesso gli imprenditori stessi.
Molte startups tecnologiche dimenticano ciò che viene prima: l’idea dell’imprenditore tecnologico o il bisogno del cliente?
Alcuni fanno prova di arroganza e/o di ingenuità e dimenticano di concentrarsi sull’essenziale: chi è il cliente, come trovarlo e soprattutto come costruire in funzione dei suoi bisogni è la sfida più importante che devono affrontare gli imprenditori tecnologici.
Gestire male tutto ciò (o peggio capire la situazione ma non fare nulla perché si pensa di essere i migliori) porta molti imprenditori in un circolo vizioso di esperimenti e di paranoie: il mondo è contro di noi e i clienti sono stupidi.
Terminiamo con una nota positiva poiché, nonostante tutte queste difficoltà, alcuni imprenditori tecnologici africani riescono ad emergere; per esempio il congolese Vérone Mankou creatore di Elikia, primo smartphone africano e di Way-C, il primo tablet africano, o il camerunese creatore di CardioPad, il primo tablet medico africano o il nigeriano Saheed Adepoju, inventore d’Inye, il secondo tablet tattile africano.
Fonte: nextafrique.com