Tra ieri e l’altro ieri diversi osservatori, esponenti politici e giornalisti di Spagna e Norvegia sono stati espulsi dai Territori Occupati del Sahara Occidentale da parte delle autorità marocchine. Erano venuti ad informarsi sulla situazione dei diritti umani a due anni dalla distruzione violenta dell’accampamento di Gdeim Izik, e a pochi giorni dalla missione dell’inviato speciale dell’Onu Cristopher Ross.
All’alba dell’8 novembre 2010 l’Accampamento della dignità di Gdeim Izik, a una decina di km da El Aiun, la capitale del Sahara Occidentale occupato, veniva sgomberato e totalmente raso al suolo dall’esercito marocchino, e i suoi ventimila abitanti costretti a fuggire nel terrore.
Ignorato dai media, anche perché le truppe di occupazione ne hanno impedito l’accesso, l’Accampamento della dignità ha rappresentato la prima protesta di massa nel mondo arabo, due mesi prima dell’inizio della primavera tunisina a Sidi Bouzid. All’inizio di ottobre 2010 infatti dapprima alcune decine e poi centinaia e migliaia di sahrawi si sono riuniti in pieno deserto con le proprie tende per creare uno spazio organizzato di libertà. Chiedevano la fine della repressione poliziesca e della discriminazione sul lavoro e negli studi. In breve rivendicavano la propria dignità come più tardi i protagonisti delle altre primavere arabe.
A due anni di distanza, la popolazione sahrawi, benché sottoposta ad una più dura repressione, non ha smesso di reclamare la dignità, la libertà e quell’autodeterminazione più volte affermata dall’Onu ma mai attuata. Ogni giorno in una delle città occupate si svolgono manifestazioni di strada e atti simbolici di protesta.
Le “riforme” introdotte dal re Mohamed VI non hanno modificato la condizione dei sahrawi come del resto di larghi strati della popolazione marocchina. Lo affermano le associazioni di difesa dei diritti umani, e il movimento di protesta del “20 febbraio”, inascoltati dai governi europei che verso Mohammed VI mantengono la stessa politica usata con i Ben Ali, i Mubarak e i Gheddafi considerati elementi di “stabilità” nell’area, anche se macellai di professione.
Intanto il processo ai 24 sahrawi imputati per i fatti di Gdeim Izik, che si doveva aprire il 25 ottobre, è stato rinviato per la seconda volta sine die, e 23 sahrawi sono in carcere da 2 anni in detenzione arbitraria anche alla luce del leggi marocchine. Per questo motivo è in corso una campagna internazionale per la liberazione dei detenuti di Gdeim Izik e di tutti i prigionieri politici sahrawi.
Sabato prossimo, 10 novembre, si svolgerà alle ore 12 a Roma una manifestazione davanti all’Ambasciata del Marocco, in via Brenta 12/16. Diverse iniziative sono previste in altre capitali europee.
Fonte: comunicato stampa Associazione nazionale di solidarietà con il popolo sahrawi