Come previsto dal programma di rafforzamento del partenariato per la pace siglato con l’Unione Africana (UA), una delegazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, guidata dall’ambasciatore francese Jean-Maurice Ripert, si trova da qualche giorno in Africa.
Addis Abeba, Kigali, Kinshasa, la città di Goma, nel Nord Kivu e la capitale della Liberia, Monrovia, sono state le tappe del gruppo dell’Onu.
Il 18 maggio scorso la delegazione ha solcato il suolo congolese attraverso la città di Goma per rendersi conto degli sforzi in corso finalizzati alla pacificazione di questa parte della Repubblica Democratica del Congo e per toccare con mano il dramma umanitario vissuto in queste zone che hanno subito diversi conflitti, per lo più dovuti al fatto che i ribelli Hutus ruandesi delle FDLR attaccano ogni giorno le popolazioni civili.
A Kinshasa i colloqui hanno riguardato sostanzialmente gli sforzi di pace in RDC e ovviamente anche nella regione dei grandi laghi.
Le discussioni hanno riguardato anche la missione di pace dell’Onu nel Congo, la MONUC. Su questo punto, i colloqui sono stati diretti verso il rafforzamento delle capacità della MONUC, conformemente alla Risoluzione 1856 del Consiglio di sicurezza che ha rafforzato il suo mandato per quanto riguarda la protezione delle popolazioni civili e il disarmo dei gruppi armati stranieri e nazionali. A questo proposito, la missione del Consiglio di sicurezza ha fornito rassicurazioni sul fatto che l’invio di altri 3000 caschi blu sarà effettivo a partire dal prossimo luglio.
La delegaziona ha altresì sottolineato come la pace, la stabilità e la sicurezza nella RD Congo sia prima di tutto un compito del Governo congolese oltre che degli stessi congolesi. La comunità internazionale, ha aggiunto la delegazione, non farà altro che appoggiare gli sforzi fatti in questo senso.
Così, nel corso dell’incontro di un’ora con il presidente Joseph Kabila, la delegazione del Consiglio di sicurezza ha insistito sull’importanza dell’impegno del governo a porre fine agli abusi delle FARDC, ha detto Jean-Maurice Ripert. Lo stesso ha chiesto, inoltre, di “riformare le forze armate congolesi e la polizia nazionale per un migliore comportamento etico al fine di far cessare le violenze fatte alle donne, trovare i criminali e metterli in prigione”.
Questa raccomandazione conferma per l’ennesima volta la tesi in base alla quale nelle zone di conflitto anche l’esercito congolese commette degli abusi contro i civili tra cui stupri, saccheggi, esecuzioni sommarie.
Sono necessari quindi dei segnali forti sul piano politico al fine di accelerare la riforma dell’esercito, della polizia e dei servizi speciali. I partner esterni non saranno altro che un aiuto. La stessa determinazione deve manifestarsi nel buon governo con l’obiettivo di riprendere il controllo delle risorse economiche o minerarie, che suscitano tanti interessi e desideri.