Congo: intervista alla candidata Carole Heinen

Intervista a cura di Rosalba Calabretta.

Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Carole Heinen…. candidata alle elezioni presidenziali di novembre in Congo.

Non solo l’ho conosciuta ma ho potuto “seguirla” per alcuni giorni durante il suo soggiorno a Parigi e questo mi ha dato ovviamente modo di poter dialogare con lei e vederla – come dire – all’opera.

Ammetto che l’entusiasmo con cui ero partita per Parigi sapendo che mi aspettava anche questo incontro è decisamente aumentato.

Ho visto una donna africana, una donna calma, dolce, fiera e determinata e consapevole del suo ruolo di “femme”, di quel ruolo che la cultura ancestrale africana ha sempre riconosciuto alla donna, quello di dare la vita e, quindi, di assumere una parte determinante anche in tutte le questioni “sociali”.

Una donna che ha quel “sorriso” che – come lei stessa mi ha detto – mostra la speranza e dimostra che “tutto è possibile”.

Voglio ricordare qui che l’ultima Regina del Congo la profetessa Kimpa Vita (una donna quindi, come tante altre Regine dell’Africa….) venne bruciata al rogo accusata di “eresia” dai frati cappuccini perché cercò di combattere fino all’ultimo l’invasione portoghese del Regno del Congo.

Si può dire che la mia “intervista” è anche il frutto di tutto il tempo passato con Carole e con Richard Lumumba in questi giorni.

Richard, nipote, per chi non lo sapesse, di Patrick Lumumba ha il ruolo di “Consigliere generale d’etica” all’interno del FNK (Fronte Nazionale Congolese) partito nel quale ha militato e milita appunto Carla e per il quale lei si presenterà alle elezioni.

L’FNK può definirsi l’erede del partito di Lumumba (che come noto è il Padre dell’indipendenza congolese che venne assassinato dalle forze ex-colonialiste del Belgio con la complicità di altri a soli 7 mesi dall’indipendenza stessa).

Per chi volesse saperne di più c’é il sito http://www.lumumbajr.com oppure la linea “diretta” con Carole Heinen http://www.livestream.com/Carole_Heinen

Domanda: Vorrei cominciare con una domanda “personale”. So che tu sei “meticcia” ma vorrei ci spiegassi meglio le tue origini, il tuo vissuto e, quindi, farci meglio capire da dove nasce il tuo amore per il Congo.

Carol: Mia madre era congolese e mio padre belga ma io sono cresciuta per lo più in Congo, lì ho fatto i miei studi e poi sono venuta in Europa per continuare a studiare. Sono rientrata in Congo per lavorare là e vi sono rimasta per tre anni ma ho lasciato il mio paese all’arrivo di Kabila al governo. L’ho fatto soprattutto per motivi di sicurezza pensando ai miei due bambini.

(Carole ha 38 anni, ha due figli ed è vedova: il marito è morto in un incidente con la moto. Oggi sta programmando – felice – il matrimonio con Richard).

Domanda: Carole so che tu hai a cuore e forse metti al primo posto del tuo programma la condizione della donna in Congo. Vuoi spiegarci meglio qual’è questa condizione…?

Carole: E’ una condizione drammatica. La donna in Congo è violentata, “bersagliata”.

La donna, insieme ai bambini, è la prima vittima della guerra e della repressione. Nella situazione oggi della politica congolese il problema della sicurezza della donna è al primo posto. Le cifre parlano chiaro: un milione di donne violentate, si è calcolato 40 stupri al giorno.

Eppure le donne in questa situazione continuano ad essere le “attrici” della sopravvivenza: sono loro che mantengono tutta la famiglia, sono loro che vanno al mercato a ricavare le risorse per il mantenimento della famiglia.

Sono la risorsa primaria insieme alle entrate che derivano dalle rimesse della diaspora congolese (per questo basti un dato: in un anno la diaspora invia 25 miliardi di dollari in Congo)

Domanda: Non conosco bene la situazione congolese, non so quanto il problema delle mutilazioni genitali femminili sia presente (come sai conosco ad es. il Mali dove è presente ancora per 80-90%…) ma ti chiedo lo stesso di dirci quanto e come incide nel mondo femminile congolese e comunque cosa pensi di queste pratiche ancora molto frequenti in Africa e non solo.

Carole: Penso che oggi è uno strumento per mantenere “schiave” le donne, mantenerle “sottomesse” dal punto di vista fisico e morale.

Con l’escissione si distrugge una parte “fondamentale” della donna, è una devalorizzazione della donna, una privazione della sua sessualità, è una sofferenza morale e fisica che a volte porta a conseguenze pesanti ed anche alla morte.

In Congo persiste in alcune tribù….

La soluzione sta nella presa di coscienza della donna, con l’educazione, l’educazione al cambiamento, alla possibilità del cambiamento. Non appartiene alla nostra cultura la mortificazione della donna.

Occorre ridare alla donna il posto che occupava nella cultura africana, la donna deve riprendere il suo posto, deve prendere le decisioni.

La scolarizzazione è certamente una tappa importante e per chi ha un’età al di là dell’età scolare penso ad un sistema di apprendistato per insegnare a leggere; una rete di volontariato per avvicinare tutte le donne. Le donne hanno spesso interiorizzato un “complesso di inferiorità” bisogna che ri-apprendano a responsabilizzarsi ad avere coscienza del loro ruolo di “madri” e quindi anche di “educatrici”.

La libertà e l’emancipazione della donna avviene anche attraverso il lavoro. Penso qui alle donne vedove ed alle donne violate: il lavoro per riscattarsi e riconquistarsi e partecipare alla ricostruzione della società. Io mi presento alle elezioni proprio perchè sono convinta che la donna deve riacquisire il suo posto nella società, voglio far capire alle donne che “tutto è possibile”.

Certo oggi in Congo c’è anche un problema di sicurezza e questo lo si deve risolvere anche con strumenti “repressivi”. Occorre ricostruire l’Armata (le forze armate di sicurezza….) che non “esistono” più per difendere il territorio.

Domanda: Ho visto che la parola d’ordine del Fronte Nazionale Congolese per la Campagna presidenziale ma anche per la grande manifestazione che si terrà a Parigi il prossimo 19 marzo è “Kabila Degage” sulla scia forse di altri recenti eventi in Africa. Vorrei che ci spiegassi comunque perché, ovvero cosa non va nel governo di Kabila e nel Congo attuale.

Carole: Il governo di Kabila è un “non governo”, non esiste in realtà o meglio c’è il totale abbandono degli interessi nazionali, degli interessi del Paese a vantaggio del proprio interesse personale.

Come sapete ultimamente è stata introdotta una riforma costituzionale che non è corretta da molti punti di vista: per un vizio di forma; il popolo non è stato informato; e tutto questo è stato fatto prima delle elezioni e non a caso.

Il rischio è che in questo modo si vuole ridividere il Congo.

Non c’è nè governo e né opposizione ma lui non rappresenta il popolo congolese. La corruzione è la norma.

Non ci sono forze armate che possano difendere il territorio. Il Congo finisce per subire le pressioni dei paesi intorno.

E’ peggio della Francafrica…

Manca totalmente l’informazione su quanto succede e sulla situazione. Un esempio per tutti: il genocidio in Ruanda con più di 6 milioni di morti e le persone non sanno nulla…..Kabila ha venduto il Paese ed io voglio affrontarlo…..

Domanda: Quello che non va in Congo dunque sembra abbastanza chiaro ma in concreto qual’è il programma del governo di Carole Heinen….?

Carole: Il Paese va molto male; noi subiamo una sorta di balcanizzazione del Congo.

Il mio programma tengo a precisare è un programma “partecipato”: le Università e gli studenti hanno partecipato e partecipano alla sua formulazione. Tutti gli studenti delle Università anche quelle della Costa d’Avorio ad es. e questo è panafricanismo partecipato al programma del mio governo.

I punti programmatici sono presto detti: al primo posto garantire il “nutrimento” a tutti. Noi lo abbiamo, l’agricoltura è nata “da noi”. Una politica agricola dunque al primo posto sicuramente. La pace e la sicurezza interna; il lavoro; l’educazione e la sanità che devono essere gratuiti; gli orfani devono essere a totale carico della Nazione Congo.

Tutto questo richiede fonti finanziarie certo. Noi auspichiamo investimenti stranieri ma questi devono essere “alla pari”, le società che investono nel Paese devono essere controllate. I contratti esistenti devono essere rivisitati: spesso sono mal ripartiti in favore dei paesi ricchi.

Domanda: come vedi a tal proposito gli investimenti della Cina in Africa e Congo?

Carole: La Cina rischia di distruggere l’economia mondiale, i cinesi stessi sono vittime del loro sistema. La Cina ha invaso i mercati internazionali ma la sicurezza, l’igiene etc…. sappiamo che lascia a desiderare… . Quando parlo di investimenti in Congo dunque parlo di severo controllo degli obblighi di legge, dei risultati, del rispetto delle regole del lavoro e dei contratti.

Il Congo non deve essere il contenitore della “spazzatura” dell’Umanità. Occorre dunque controllare gli investimenti delle multinazionali.

Queste peraltro utilizzano sempre loro tecnici specialisti ma dobbiamo ricordare che anche da noi esistono giovani estremamente competenti e vanno “utilizzati” questi, prioritariamente.

Un bisogno urgente è far si che la popolazione congolese sia fiera di quello che è!

Ed in particolare voglio rivolgermi alle donne. Dobbiamo sensibilizzare le “Maman”: sono loro che educano i figli, sono loro che devono suscitare la fierezza e non più subire, non più accettare.

Le donne congolesi sono pronte a fare una rivoluzione, sono loro che hanno subito e subiscono la guerra, le violenze (sono state calcolate in 1.264.000 le donne violentate) e la povertà, sono le prime vittime, anche della prostituzione vista come degradazione totale della donna e subita dalla donna (diversa è la “prostituzione culturale” quando fa parte della cultura….) e ancora una volta anche qui è importante il ruolo educativo della donna/mamma.

Ma non solo, le Donne devono scendere per strada e sostenere con determinazione “Basta alla violenza”.

In Tunisia, in Egitto le donne sono state e sono protagoniste delle rivoluzioni ancora in corso, anche le donne congolesi devono partecipare e parteciperanno al cambiamento della società.

Mi presento candidata alle elezioni presidenziali perché sono convinta che la donna deve riacquisire il suo posto nella società africana e voglio far capire alle donne che “tutto è possibile”!!

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.