Il Mediterraneo non è una semplice «espressione geografica», ma una regione intrisa di storia e identità comuni.
L’85,6% degli italiani è convinto che esista una cultura mediterranea condivisa, sebbene non omogenea, a fronte del 14,4% che invece ritiene che i Paesi che si affacciano sul bacino siano segnati da differenze troppo profonde.
La pluralità di culture e civiltà presenti nell’area ha favorito nel tempo lo sviluppo di uno spirito di convivenza basato sulla tolleranza (secondo il 45,1% della popolazione), ha incoraggiato il confronto e il dialogo tra i popoli (27,7%), e solo il 27,2% degli italiani ritiene che nella regione prevalgono invece chiusura e conflittualità.
È quanto emerge dalla ricerca del Censis «Il Mediterraneo visto dagli italiani», che fa il punto su opinioni, atteggiamenti e aspettative degli italiani sulla regione mediterranea, presentata oggi a Palermo da Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, e realizzata per conto della Fondazione Roma Mediterraneo in occasione della conferenza internazionale «Mediterraneo: Porta d’Oriente».
In Italia è diffusa un’immagine positiva del Mediterraneo che rimanda principalmente alla bellezza dei suoi paesaggi e al clima piacevole (34,6%), o alla grande storia alle spalle, come culla di civiltà (31,3%).
Per il 17,4% degli italiani è la convivenza di diverse culture a connotarne da sempre la natura. Per il 7,6% del campione si tratta invece di un’area caratterizzata da una profonda frattura fra la sponda nord avanzata economicamente, ma indebolita dall’invecchiamento demografico e la sponda sud più arretrata economicamente, ma in forte crescita demografica.
Infine, solo il 3,2% del campione percepisce il Mediterraneo come un’area tormentata da tensioni religiose, preda di conflitti e fondamentalismi.
La storia e i miti del passato (dai fenici agli egiziani, da Omero a Virgilio) sono gli aspetti della cultura mediterranea maggiormente apprezzati dagli italiani (40,6%).
Ma il Mediterraneo evoca nell’immaginario collettivo anche elementi molto concreti e presenti nella vita quotidiana, come la cucina tipica della dieta mediterranea (38,6%), il clima mite (31,8%), il paesaggio caratterizzato da una flora distintiva, come la vite e l’ulivo (28%).
L’architettura poi è considerata un elemento tipico della cultura mediterranea dal 17,9% degli italiani, seguita dalle altre espressioni artistiche della letteratura e della musica (14,4%).
Le città che meglio identificano l’idea di Mediterraneo sono Napoli (secondo il 37,3% delle opinioni raccolte) e Palermo (32,1%), seguite da Barcellona (21,8%) e Roma (18,2%), Venezia (12,8%) e Atene (10,2%). Poi Istanbul (9,6%), Genova (8,6%), Marsiglia (8,4%), Il Cairo (6,6%) e Gerusalemme (3,4%).
Il calore umano e lo spirito di accoglienza sono tratti caratteristici dei popoli del Mediterraneo per il 62,3% degli italiani (prevalentemente al Sud: 68,9%).
Seguono alla pari la sensibilità artistica e culturale (25,5%) e le qualità personali di intraprendenza e tenacia (25,4%). Ma essere mediterranei, nell’opinione degli italiani, può voler dire anche una bassa propensione al rispetto delle leggi (22,6%, dato che sale al 26,2% nel Nord- Est). A seguire, viene indicata dal 18,2% del campione la furbizia, come attitudine un po’ spregiudicata e truffaldina, poi la propensione a prendere la vita come viene (15,4%), lo scarso rispetto per l’ambiente (14,9%), un atteggiamento pigro e negligente (14,5%), la litigiosità (7,2%).
Gli italiani traggono la maggioranza delle informazioni sui Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale da giornali, televisione e Internet (50,9%). Ma è molto diffusa anche la lettura di libri o la visione di film di autori originari della regione (40,6%). La conoscenza passa anche per i viaggi turistici o di lavoro (32,7%), tramite l’insegnamento ricevuto a scuola (24,9%) o i racconti di immigrati che provengono da quei Paesi (14,6%, e nel Nord-Est l’area con la più alta concentrazione di immigrati in Italia il dato sale al 22%).
L’indagine del Censis rivela anche una forte disposizione degli italiani ad avvicinarsi alle altre culture. Un italiano su tre (il 33,5%) dichiara di aver frequentato nell’ultimo anno persone provenienti dal Nord Africa o dal Medio Oriente, un italiano su quattro (26,5%) ha acquistato prodotti di artigianato fabbricati in quell’area, il 26,3% ha mangiato (a casa o fuori casa) piatti tipici della cucina nordafricana e mediorientale (dal cous cous al kebab), il 23,8% ha letto libri scritti da autori mediterranei (si pensi al successo di scrittori come Ben Jelloun, Oz, Yehoshua, Grossman, Pamuk).
Questa attrazione culturale porta anche alla visita di mostre sull’arte del Mediterraneo (21,6%). Il 16,4% degli italiani ha approfondito la conoscenza della religione islamica (con punte del 28,6% tra i più giovani e del 36,7% tra i più istruiti), il 15,6% dichiara di aver finanziato associazioni di volontariato operanti nella regione, il 12,8% ha visitato luoghi di culto di altre religioni. Un italiano su dieci ha poi visitato un Paese della regione e l’8% ha acquistato musica proveniente da quei luoghi. Sono una minoranza, infine, gli italiani che hanno frequentato corsi attinenti alla cultura araba (1,8%).
Per favorire lo sviluppo dei Paesi della riva sud, occupano il primo posto, in ordine di rilevanza, le potenzialità del turismo, ritenuto decisivo dal 34% degli italiani e importante dal 60,5%.
Il Mediterraneo deve poi puntare a recuperare l’antica funzione di mare in cui si snodano i traffici marittimi mondiali, leva che viene ritenuta importante (57,8%) o addirittura decisiva (25,7%) per il futuro. L’essere un mercato di consumo per i prodotti europei rappresenta poi un’altra variabile percepita come importante (66,5%) o decisiva (15,3%).
La gran parte degli italiani (69%) considera positiva la prospettiva di una maggiore integrazione tra i Paesi della sponda nord e quelli della sponda sud, perché può portare benefici commerciali anche all’Italia. Solo il 14,1% ritiene che una maggiore integrazione possa rappresentare un rischio per la nostra economia, data l’instabilità dei Paesi nordafricani e mediorientali. Secondo il 16,9% dei rispondenti, invece, l’integrazione è impossibile a causa di differenze culturali insuperabili tra il Nord europeo e la sponda sudorientale.
Per intensificare i rapporti tra l’Italia e i Paesi del Mediterraneo, sono tre le principali direttrici da seguire, secondo l’opinione degli italiani. Innanzitutto, gestire in modo efficace i flussi migratori: il 41,1% degli intervistati (e il dato sale al 46,1% nel Nord-Est) ritiene necessario siglare accordi istituzionali finalizzati a un maggiore controllo degli sbarchi di immigrati.
Secondo, incrementare i traffici commerciali e l’export in questi Paesi (33,5%), rispondendo così alla necessità di guardare a nuovi mercati, dopo la crisi, per favorire la ripresa del nostro export, presidiando di più e meglio quelle aree finora rimaste ai margini nel processo di riposizionamento delle imprese del made in Italy.
Terzo, secondo il 29,7% dei rispondenti, attenuare i divari socio-economici, anche fornendo aiuti diretti ai Paesi che presentano un maggiore ritardo sotto il profilo dello sviluppo sociale ed economico.