Quelle che seguono sono le conclusioni della conferenza internazionale sulla violenza contro le donne.
“Servono standard internazionali di tutela e l’impegno politico dei singoli governi”, è scritto in una nota della Farnesina.
“Bisogna riconoscere e applicare standard internazionali di tutela nel campo dei diritti economici e sociali, oltre che dei diritti umani” e “ogni governo deve inserire nella propria agenda e normativa la promozione e la protezione dei diritti delle donne e delle bambine secondo un approccio non settoriale, ma trasversale, attribuendo priorità all’educazione per promuovere i diritti umani e l’eguaglianza di genere, specie tra le giovani generazioni”. E’ questo uno dei passaggi principali del documento finale della Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, svoltasi alla Farnesina nell’ambito della Presidenza italiana del G8, letto dal Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna.
Si apre una “nuova epoca di cooperazione internazionale e di una grande alleanza tra tutti i governi e la società civile, per affrontare la sfida comune di porre fine ad ogni forma di violenza contro le donne” e si ribadisce che “ogni atto di violenza contro le donne e le bambine è un crimine. E impedisce il godimento dei diritti e delle libertà fondamentali e l’autodeterminazione libera e scevra da condizionamenti e minacce”.
Le donne sono “agenti di pace” e il loro apporto è “fondamentale” per la diffusione di “un multiculturalismo che non ceda a costumi lesivi della dignità femminile e sia basato sulla tolleranza ed il rispetto reciproco”. Si sollecitano quindi iniziative ed interventi per l’affermazione dell’empowerment della donna quale “strumento essenziale di sviluppo e per la promozione della democrazia”.
Si rivolge inoltre un “appello” ai mezzi di comunicazione “affinché svolgano pienamente il loro ruolo centrale nel promuovere l’abbandono di stereotipi sociali degradanti e l’immagine della donna come protagonista ed artefice del progresso della comunità” e denuncino violenze e abusi “anche quando vengono perpetrati nell’ambito della famiglia”.