Alle 10 di questa mattina, 14 novembre, la comunità cattolica nigeriana di Verona ha affollato la chiesa di San Tommaso. Tutti vestiti di nero e con volti rattristati. Si capiva all’istante che non si trattava di una festa ma di un segno di solidarietà nei confronti di un migrante. Si chiamava Ogbefun Edwin Jackson, 40 anni e non ce l’ha fatta più a combattere.
“Siamo qui perché crediamo nella resurrezione, perché Jackson credeva nella resurrezione”, questa è stata l’apertura del funerale officiato da padre Charles, un nigeriano e da padre Michele Morando, un italiano.
“Personalmente non conoscevo molto di Jackson, ma da testimonianze di membri della comunità – ha detto padre Charles – Jackson era una testimonianza della resurrezione attraverso la sofferenza…”
Il nigeriano quarantenne originario di Eka Alisimie, Agbor, Delta State aveva la sua famiglia nel suo paese natale.
Era tutto a posto eccezion fatta per le crisi economiche. Secondo alcune persone della comunità che lo conoscevano, Jackson si era ammalato di cancro poco dopo essere arrivato dalla Nigeria, cinque anni fa.
Ha affrontato il dolore e contemporaneamente frequentava molte delle attività della chiesa fino a quando, ultimamente, la malattia si era fatta più aggressiva nei suoi confronti. Ha lasciato il campo di battaglia il 25 ottobre 2009.
Anche se la persona deceduta era nigeriana, numerosi membri della comunità ghanese erano ugualmente presenti in chiesa e poi al cimitero di Verona.
L’atmosfera è stata piena di pianti e di dolore mentre la comunità dava il suo addio al suo caduto. Quelli in piedi sono stati incoraggiati a sopravvivere.
Ewanfoh Obehi Peter