Riceviamo e pubblichiamo un resoconto di prima mano sui casi di Coronavirus in Ghana scritto da un’italiana che ha collaborato con una ONG, il VIS, fino a quando è dovuta rientrare in Italia a causa della pandemia.
12 Marzo 2020: vengono confermati i primi due casi Covid-19 in Ghana.
I test sono stati eseguiti presso il “Noguchi Memorial Institute for Medical Research”, Università di Accra, e si trattava di due persone tornate nel paese dalla Norvegia e dalla Turchia. I salesiani del Don Bosco Technical Institute di Ashaiman, a 26 chilometri dalla capitale ghanese, commentano la notizia sorseggiando thè verde, chiedendomi come sta la mia famiglia residente in Emilia-Romagna, in piena zona rossa. Si chiedono cosa succederebbe se anche da loro il virus si diffondesse in quei termini: leggo nei loro occhi una tacita rassegnazione.
Il presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, reagisce prontamente: il 22 Marzo chiude i confini territoriali: io mi trovavo proprio sull’ultimo volo partito dall’aereoporto di Accra. Pochi giorni dopo si dichiara l’inizio del lockdown, il quale però durerà meno di un mese. Infatti, con oltre il 20% della popolazione al di sotto della soglia di povertà, la quarantena significa condannare alla fame una parte significativa della popolazione.
Nonostante il fatto che il Ghana sia una delle democrazie più consolidate in Africa e uno dei paesi del continente che è cresciuto economicamente di più negli ultimi anni, presenta ancora problemi strutturali, comuni anche in altri stati subsahariani.
Circa l’88% della popolazione si guadagna da vivere nel cosiddetto settore informale, i suoi ospedali pubblici registrano appena un letto ogni 1.000 abitanti e la nazione ha un medico autorizzato ogni 10.000 persone. Infine, il Ghana deve affrontare un problema considerevole di lavoro minorile e persino di schiavitù, che potrebbe essere aggravato dalle conseguenze del coronavirus.
Diverse fonti indicano che circa 50.000 bambini lavorano da soli nel Lago Volta (il più grande bacino idrico del mondo con circa 8.500 chilometri quadrati), una delle aree più dinamiche del Paese. Tale fenomeno è purtroppo cresciuto anche in correlazione con la chiusura temporanea delle scuole.
La maggior parte dei bambini ghanesi, infatti, con l’interruzione dell’attività scolastica, sono stati mandati dai genitori a fare l’elemosina per le strade o a svolgere altre mansioni, senza che nessuno si occupi più della loro educazione. Anche a lezioni riprese, alcuni genitori non saranno più in grado di mandare i propri figli a scuola, aumentando quindi le percentuali di sfruttamento minorile.
Il picco della curva epidemiologica è stato registrato intorno a giugno, ma a fine settembre si è pensato che il Ghana fosse sull’orlo di una seconda ondata: i casi di Covid-19 erano infatti aumentati a 1.519. L’analisi dei dati mostra che la regione del Grande Accra, dove è presente anche l’aeroporto internazionale, da sola rappresenta il 75% dei nuovi casi, mentre Ashanti, Bono, le regioni orientali e occidentali rappresentano solamente il 16% dei casi attivi. Questo perché molte delle aree rurali e quelle più interne al paese sono isolate e difficilmente raggiungibili.
Grazie a questi dati l’Ong con cui collaboravo, il VIS, è riuscita a dare seguito al Progetto Stop Tratta nelle aree rurali della Brong-Ahafo region, precisamente nella capitale Sunyani, dove non erano presenti casi Covid. Ho assistito in videocall, da remoto, all’inaugurazione di due Mentorship Farms: fattorie didattiche finalizzate a promuovere l’insegnamento di nuove tecniche di agricoltura organica.
Il direttore generale del Ghana Health Service (GHS), il dottor Patrick Kuma-Aboagye, ha dissipato l’idea che le manifestazioni politiche in vista delle elezioni presidenziali del 7 dicembre prossimo siano la principale ragione dell’aumento del numero di casi nel paese. Si sono infatti tenute numerose manifestazioni in tutto il paese: ad esempio nella regione del Volta, vista principalmente come la roccaforte dell’opposizione con l’NDC (National Democratic Congress), è stato schierato l’esercito ghanese. I sostenitori della campagna smentiscono queste voci, adducendo l’abbassamento della curva epidemiologica avvenuta ad ottobre.
Rimane la constatazione però che, secondo gli ultimi dati riportati al 31 ottobre 2020, il Ghana ha il secondo maggior numero di casi di coronavirus tra le regioni dell’Africa occidentale e centrale, con il sesto numero più alto tra le regioni africane dell’OMS, dietro Kenya, Algeria, Nigeria, Etiopia e Sud Africa.
Nonostante ciò, il governo del Ghana ha continuato ad allentare le restrizioni da COVID-19, rimuovendo le limitazioni sul numero di partecipanti ai seminari e conferenze, e revocando il divieto di attività calcistiche in tutto il paese. Il Presidente Akufo-Addo, nella sua diciannovesima trasmissione nazionale COVID-19 di novembre, ha esortato i ghanesi a mantenere i protocolli di prevenzione, confermando che l’anno accademico per gli studenti inizierà a gennaio 2021.
Eventi internazionali come il Global Handwashing Day sono stati confermati ed il Ministero della Salute e il Servizio Sanitario del Ghana tengono alta la guardia, ad esempio continuando la campagna per immunizzare i bambini contro la poliomelite, con il sostegno dell’UNICEF e degli altri partner internazionali.
Vittoria Paterno