Come comprendere l’accusa rivolta al presidente Laurent Gbagbo della Costa d’Avorio mossa dalla Corte penale internazionale?
Vi lascio questo piccolo passaggio tratto dal mio nuovo libro che raccoglie tutti gli articoli e gli editoriali che pubblico regolarmente e che sarà nelle librerie in francese e in inglese a partire dall’inizio del prossimo anno:
“Nell’impero romano, la parola “dittatore” indicava un magistrato sovrano nominato in condizioni critiche per riportare la pace.
Oggi, questa parola indica un capo che esercita un potere assoluto e arbitrario. In entrambi i casi, che si tratti dell’epoca dell’impero romano o dei giorni nostri, esiste una condizione comune, cioè che il “dittatore” ha un potere sovrano e in seguito che ha la libertà di esercitarlo.
Il vero dittatore ha un libretto di cariche, ha una visione che si può condividere o meno, ma ha comunque un’ideale di società ed è per ottenere quest’ideale che è certamente obbligato ad usare delle odiose scorciatoie.
Lo si è visto in Russia con Stalin, in Cina con Mao.
Ciò che s’intende con la parola “dittatore” in Africa non corrisponde mai a questi casi poiché beneficia di quest’appellativo solo nel momento in cui decide finalmente di smetterla di occuparsi delle lobbies occidentali e di occuparsi invece del suo popolo, nel momento in cui decide di mettere in discussione contratti iniqui di sfruttamento delle risorse minerarie del suo paese.
In Africa, i presidenti descritti come democratici e ben voluti dall’occidente sono quelli che si abbassano le mutande per quest’occidente, come ha detto l’ex presidente Lula ai capi di stato africani durante un summit dell’Unione Africana a Malabo, in Guinea equatoriale lo scorso luglio 2011.
Fino a quando un presidente africano si cala i pantaloni e lascia che l’occidente faccia ciò che vuole, può restare al potere anche 100 anni fino a quando non resterà immobilizzato dall’Alzheimer e passerà il potere a suo figlio, l’occidente continuerà ad applaudire a piene mani.
Al suo funerale, saranno presenti i capi di stato occidentali per aver ben servito gli interessi degli altri escludendo quelli del suo paese.
Questo qui, che sia arrivato al potere con un colpo di stato ben preparato e finanziato da Parigi o Londra, poco importa, è un “democratico”, la pletora di consiglieri occidentali che lo circonda per acclamarlo sarà lì fino a quando terrà i pantaloni abbassati.
E se per mala sorte lascerà il potere anzitempo, potrà sempre rifugiarsi in occidente, nella sua “Normandia Natale” dove farà il presidente di un’organizzazione fantasma. In ogni caso sarà sempre molto ben ringraziato per i servizi resi.
Al contrario, nel momento in cui mette in discussione gli accordi che legano il suo paese a un certo numero di soggetti che hanno a che fare con l’occidente, firma la sua dichiarazione di morte. Il sistema ha preparato per lui tutta una lista di opzioni che non gli lasciano alcuna via d’uscita onorevole: innanzitutto degli africani per combatterlo, e se non dovesse essere sufficiente c’è la Corte penale internazionale e il Tribunale penale internazionale per finire il lavoro, se non sono già entrate in azione le bombe della Nato per ucciderlo (…)”
Il seguito nel “Manuale di Geostrategia per l’Africa” in uscita a Febbraio 2012 – edito dall’istituto di studi geostrategici di Ginevra (Svizzera).
30/11/2011
Jean-Paul Pougala
Scrittore camerunese e analista geostrategico
www.pougala.org
Traduzione di Piervincenzo Canale
je suis très contente de trouver qu’il y a des africains qui combattent pour pour la survie de l’Afrique et pour la conscientisation des africains. il faut que nous osions dire ce que nous pensons et refuser cette forme de domination tout simplement dégradante et honteuse!