Riflessioni dopo le testimonianze dei liberiani circa l’assassinio di Sankara dal documentario di Silvestro Montanaro
“Ombre africane” diffuso in RAI il 15 luglio 2009
di Bruno Jaffré
Le trascrizioni in francese degli estratti del documentario “Ombre africane” di Silvestro Montanaro diffuso in RAI il 15 luglio 2009 alle 23,55, sono state inizialmente ignorate sul web francese a parte qualche eccezione, sono state in seguito largamente riprese quando il sito di Jeune Afrique qualche giorno dopo ha dato l’informazione.
Ci è parso necessario ritornare su queste dichiarazioni e analizzarne il contenuto. Sono queste le riflessioni che vi proponiamo di seguito. Conviene essere prudenti ed abbiamo voluto riunire tutti gli elementi sin qui conosciuti sull’assassinio di Thomas Sankara per permettere ai nostri lettori di discernere meglio il falso dal vero ma anche per far guadagnare tempo a coloro che desiderano proseguire l’investigazione su questo caso.
/B. J./ /
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*Come è stato assassinato Sankara *
Le prime versioni dell’assassinio di Sankara sono state riportate essenzialmente da Sennen Andriamirado inizialmente negli articoli di Jeune Afrique di novembre 1987 ed in seguito nel suo libro dal titolo: «Si chiamava Sankara e a pag. 40 della pubblicazione di Valère Somé intitolata « Thomas Sankara, la speranza assassinata » pubblicata nel 1990 da l’Harmattan
Sennen sembra aver condotto un’inchiesta molto scrupolosa sullo svolgimento dei fatti. Presenta anche la descrizione con un piano del Consiglio dell’Intesa dove si svolgevano le riunioni del Consiglio Nazionale della Rivoluzione. Alcuni uomini armati giunsero sul luogo. Sankara aveva appena iniziato una riunione con i suoi collaboratori che avrebbero dovuto costituire una specie di grande segreteria di un nuovo Consiglio Nazionale della Rivoluzione. I soldati entrarono e spararono sui presenti. Le fonti di Sennen Andriamirando provengono essenzialmente da Alouna Traoré, presentato come l’unico sopravvissuto tra i collaboratori di Sankara che partecipavano alla riunione.
Valère Somé offre anche una versione dettagliata in « Comparazioni di numerose testimonianze ». Cita 3 membri del commando, il Caporale Maïga, guardia del corpo di Blaise Compaoré, Hyacinthe Kafando, e il caporale Nadié che per primo ha colpito Thomas Sankara con una raffica di spari. Sankara si sarebbe ritirato nel corridoio per uscirne poco dopo e lasciarsi finire. Ma Valère Somé aggiunge un dettaglio che oggi ha la sua importanza : « La testimonianza di un commando che si trovava al Consiglio dell’Intesa, stabilisce che Blaise Compaoré è arrivato solo. Dopo aver constatato il misfatto ha preso il telefono e ha chiamato il Comandante Lingani ».
Alouna Traoré è rimasto psicologicamente molto traumatizzato dall’accaduto. Ha accettato alcune interviste sulla stampa, (l’ultima nel marzo 2009), ma si rifiuta di ritornare su quegli avvenimenti. Lo si vede tuttavia alcuni secondi intervistato nel film di Didier Mauro e Thuy Tiên Ho uscito nel 2007 (Fratricide au Burkina. Thomas Sankara et la Françafrique), dove è stato ricostruito l’assassinio. Egli afferma che Sankara è uscito con le mani alzate dicendo ai suoi collaboratori: “è me che vogliono”. Lui, sino ad oggi, pare sia stato l’unico ad aver accettato di testimoniare. Altri racconti affermano che Sankara si è difeso ed avrebbe sparato sui militari. Quel giorno erano presenti numerosi militari e pochi, per non dire nessuno, hanno accettato sino ad oggi di testimoniare pubblicamente. Tutti i racconti affermano che Sankara è stato ucciso poco prima delle 17,00.
E’ stato necessario aspettare più di 14 anni perché un articolo, nel N° 158 del settimanale burkinabé Bendré del 19 novembre 2001, aggiungesse qualche precisazione. L’articolo fu ripreso nell’ottobre 2004 dallo stesso giornale. I componenti del commando che hanno assassinato Sankara erano sette, tutti militari burkinabé. Questo articolo è stato ripreso ancora l’11 ottobre 2007 con l’aggiunta di particolari minimi, con il titolo “Assassinio di Thomas Sankara. Cronaca di una tragedia organizzata” in un articolo firmato questa volta da Cheriff Sy, Direttore del settimanale Bendré. Questa versione certo è diversa da quella di Sennen Andiramirado ma non sull’ora.
Nel frattempo, l’Avvocato di Mme Sankara, Maitre Dieudonné N’Kounkou nel 2002 ha pubblicato un libro dal titolo: “Il caso Thomas Sankara, Il giudice ed il politico” su ciò che si definisce «il caso Sankara» e cioè su tutti i guai occorsi alla famiglia Sankara per ottenere verità e giustizia, inizialmente in Burkina e poi all’ONU. Maitre N’Kounkou rivela i nomi che si nascondono sotto quelle iniziali: Ouedraogo Arzoma Otis, Nabié N’Soni, Nacolma Wanpasba, Ouedraodo Nabonsmendé, Tondé, Kabré Moumouni et Hyacinthe Kafando, tutti militari sotto il comando di Gilbert Diendéré che dirigeva il commando di Po. Secondo le dichiarazioni, di quest’ultimo, i suoi uomini volevano soltanto arrestare Sankara. E’ stato lui stesso a render conto degli avvenimenti a Blaise Compaoré che, secondo la versione ufficiale del potere attuale, era malato. Gilbert Diendéré è stato elevato al rango di cavaliere dell’Ordine Nazionale della Legione d’onore francese nel maggio 2008 durante un suo soggiorno in Francia. Quale favore ha dunque reso alla Francia?
Nabié indicato come colui che sparò su Sankara, sarebbe morto in povertà, abbandonato a sé stesso nel suo villaggio. Il soldato Otis, sarebbe stato arrestato e ucciso durante un tentativo di fuga. Hyacinthe Kafando, Maresciallo particolarmente temuto quando faceva parte della guardia del corpo di Blaise Compaoré, si sarebbe ad un certo punto opposto a Gilbert Diendéré. D’altronde sparì per parecchi anni, senza che si sapesse dove fosse, tanto che si pensasse fosse morto. Ma nel 2007 è riapparso in Burkina senza rivelare niente di ciò che era accaduto. È stato eletto anche deputato all’Assemblea Nazionale nella lista del partito al potere il CDP. Oltre ad Alouna Traoré dunque, esistono altri testimoni dell’assassinio di Sankara che noi speriamo un giorno testimonieranno a loro volta. Bisogna anche dire che in Burkina, a distanza di più di 20 anni, il timore è ancora molto presente quando si tratta di rievocare alcuni argomenti proibiti.
In questo paese i giornalisti vengono regolarmente minacciati. In realtà questo ha lo scopo di intimidire la professione. In quanto ai militari che hanno assistito alla scena, non si affrettano minimamente a far dichiarazioni, sia che siano ancora nell’esercito o che ne siano stati esclusi. Bisogna dire che anche se si è assestata una certa libertà di stampa, di fatto numerose persone sono sparite dopo la “rettificazione” messa in atto dopo l’assassinio di Sankara e la maggior parte dei giornalisti si autocensurano.
Ecco dunque i fatti… certo bisogna essere prudenti e guardarsi da ogni verità definitiva. Ma per i burkinabé che hanno vissuto gli eventi a Ouagadougou, l’assassinio è avvenuto poco prima delle17,00.
*Il complotto esterno *
Numerosi scritti peraltro mettono in causa, la Francia, la Costa d’Avorio e la Libia nell’organizzazione di un complotto internazionale e qui, su questo punto, non ci torneremo sopra. Si potrà far riferimento al capitolo intitolato “Il complotto esterno” nella biografia di Thomas Sankara. Tuttavia aggiungiamo la dichiarazione pubblica di un giornalista francese del Figaro, contattato da Guy Penne perché scrivesse un articolo ostile alla rivoluzione, il quale dice che si è trattato della più grave manipolazione alla quale si sia mai trovato dinanzi. Lo stesso Guy Penne, allora senatore dei francesi all’estero, dopo essere stato per molto tempo il Responsabile degli Affari africani all’Eliseo quando Mitterrand era presidente, l’aveva messo in contatto con i servizi segreti che gli fornirono allora dei dossier contro il Burkina Faso. Una pratica che secondo il giornalista non si faceva mai.
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*La partecipazione liberiana all’assassinio*
La partecipazione dei liberiani a questo assassinio è evocata già da diversi anni. I primi ad averlo fatto sono stati alcuni ricercatori che lavoravano sulla Liberia. Uno fra loro, Stephen Ellis, si è inizialmente espresso alle emissioni di RFI (Radio France International). Abbiamo potuto contattarlo subito dopo, (si possono vedere i commenti che seguono nell’articolo di Rémi Rivière “Il senatore Johnson conferma: Blaise Compaoré ha assassinato Thomas Sankara). Stephen Ellis cita parecchie fonti per evocare la partecipazione dei liberiani nell’assassinio di Sankara, i servizi segreti nigeriani, un giornalista nigeriano di nome M. Nkem Agetua che nel 1992 ha pubblicato a Lagos il libro: «Operazione Liberty, la Storia del General Maggiore Joshua Nimyel Dogonyaro », quest’ultimo era un generale dell’Ecomog; Samuel Varney un altro uomo di Taylor ed infine Prince Johnson, che ha non poco fatto parlare di se specialmente nel 2008.
Il 4 ottobre 2004, il generale di John Tarnue, si lancia per la prima volta in rivelazioni pubbliche durante una deposizione davanti il Tribunale Speciale della Sierra Leone, la stessa in cui è giudicato attualmente Charles Taylor. Egli spiega che Taylor è venuto a chiedere aiuto in Burkina e che durante la seconda riunione con Sankara e Blaise Compaoré, Sankara ha accettato di aiutarli. Ma poco dopo Compaoré avrebbe chiesto a Taylor di aiutarlo con i suoi uomini tra cui Prince Johnson e Varney, a sopprimere Sankara, quello che Charles Taylor avrebbe accettato di fare. Un articolo di Rémi Rivière ritorna sulle dichiarazioni e le trascrizioni della deposizione di Tarnue.
La notizia non fu molto rilanciata dai Media contrariamente a ciò che accade dopo l’estate del 2008, quando Prince Johnson si è espresso dapprima davanti alla Commissione Verità e Riconciliazione della Liberia e in seguito davanti ai giornalisti di RFI. Egli dichiara infatti ad un giornalista della radio nell’ottobre 2008: « /La sola possibilità per la nostra formazione di restare in Burkina e poi andare in Libia era di accettare la richiesta di Blaise, cioè quella di sbarazzarci di Thomas Sankara che era contrario alla nostra presenza in Burkina/ ». In altre parole, uccidere Sankara era l’unico modo per ottenere il sostegno della Libia. Le sue dichiarazioni confermano quindi anche il sostegno di Houphouet Boigny della Costa d’Avorio. Così contrariamente a ciò che ha affermato Tarnue, Sankara non avrebbe dunque sostenuto Taylor quando questi venne a chiedere sostegno. In un reportage del mensile burkinabé “Le Libérateur” uscito nell’ottobre 2008, afferma anche che i liberiani sarebbero stati incarcerati e torturati in Burkina. Le “rivelazioni” di Prince Johnson pongono molte questioni che affermano delle verità.
D’altra parte una ricercatrice americana, Carina Ray, ha pubblicato nel gennaio 2008 un articolo in inglese dal titolo « Chi ha ucciso davvero Sankara ». Lei cita numerosi Forum tra cui : The Liberian Democratic Future’s (LDF) on-line newsmagazine, The Perspective, ou The Liberian Mandingo Association of New York’s website, che confermano la versione dell’assassinio di Sankara in cambio dell’aiuto del Burkina e della Libia a Taylor e ai suoi uomini per prendere il potere in Liberia. Ma Carina Ray cita anche un’altra versione che afferma il contrario quella di Eboe Hutchful, Direttore esecutivo dell’ONG African Security Dialogue and Research. di base ad Accra. Secondo gli informatori ghanesi di Hutchful, Taylor non sarebbe stato inviato in Burkina dopo il suo soggiorno in Ghana ma bensì alla frontiera ivoriana. Dalla Costa d’Avorio sarebbero stati i libici che l’avrebbero presentato a Compaoré e non l’inverso. E ancora Hutchful suggerisce che Sankara sarebbe stato ucciso prima che le autorità del Ghana liberassero Taylor.
Numerosi altri articoli d’analisi sulle rivelazioni di Prince Johnson del 2008 si trovano nella rubrica presente su questo sito. Molte sono dunque le testimonianze a riguardo e occorre quindi prendere ciò che è stato detto molto seriamente, pur mantenendo una certa distanza. Ma soprattutto occorre riprendere le investigazioni tenendo conto delle versioni contraddittorie sin qui emerse.
*(Integrazione apportata il 31 agosto 2009*: Davanti al Tribunale Speciale della Sierra Leone dove è giudicato, Charles Taylor ha dichiarato il 25 agosto 2009 di non avere partecipato all’assassinio perché era ancora detenuto in Ghana, affermando che gli archivi di questo paese potrebbero attestarlo. Detto ciò noi abbiamo da una parte la versione di Charles Taylor e un articolo di una ricercatrice americana che cita un componente della società civile che rilascia notizie dei suoi informatori. Dall’altra parte disponiamo di testimonianze di numerosi liberiani che affermano al contrario che Taylor ha partecipato all’assassinio di Sankara. Anche noi abbiamo cercato di verificare queste informazioni. Secondo le nostre fonti Taylor era a Ouagadougou prima del 15 ottobre ma sotto altro nome).
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*A proposito del documentario della RAI diffuso a luglio 2009, confusioni. *
Fatti questi richiami, esaminiamo un poco più nel dettaglio queste nuove testimonianze: Momo Jiba ed Allen affermano che è stato personalmente Blaise Compaoré a sparare quella sera a Sankara! Innanzi tutto notiamo che secondo Diendéré, Blaise Compaoré si è recato sul luogo verso le 18,00. Questo rimetterebbe in discussione tutto quello che sappiamo sin qui sull’assassinio. E se si accertasse la menzogna, questo avrebbe come conseguenza di gettare il sospetto sul resto delle loro dichiarazioni. Altro dettaglio, una testimonianza cita un altro Diendéré ma il cui nome è Dominique. Quest’ultimo è stato effettivamente nominato molto recentemente capo dell’esercito burkinabé. Ma nell’ottobre 1987 era a capo di un’unità del genio militare. In realtà, come abbiamo detto sopra, è Gilbert Diendéré ad essere implicato. Attualmente è Consigliere agli Affari militari della Presidenza. Egli ha riconosciuto, per ciò che riguarda il passato, che furono i suoi uomini ad assassinare Sankara, ma secondo lui avrebbero dovuto solo arrestarlo e dovettero ucciderlo perché si sarebbe difeso. Per ciò che riguarda l’ortografia, troviamo a seconda del caso, Diendéré, Guenguéré e talvolta Djendéré, ma si tratta sempre dello stesso nome.
Poco oltre Allen dichiara: /”Yahya Jammeh, l’attuale Presidente del Gambia, Blaise Compaoré, Thomas Sankara, Domingo Guengeré, e… Foday Sankoh, e poi l’uomo del Ciad di cui non ricordo più il nome… in ogni caso si sono incontrati tutti in una località libica ed erano tutti amici. Infatti, furono loro ad organizzare la rivoluzione in Burkina Faso e a fare di Sankara il loro Presidente”. /Quest’affermazione ci sembra errata. Sankara non ha quasi mai lasciato il suo paese prima della rivoluzione del 1983 se non per viaggi ufficiali in quanto Primo Ministro. E’ esatto invece che Sankara intrattenesse allora buoni rapporti con Gheddafi che ha fatto pervenire effettivamente delle armi a Blaise Compaoré, trincerato con il commando a Po, in vista della presa di potere. Ma questi rapporti si sono ampiamente deteriorati durante la rivoluzione che sappiamo esser stata organizzata, fino a prova contraria, dai burkinabè ma effettivamente con armi arrivate dalla Libia e che avevano transitato dal Ghana.. Secondo ciò che sappiamo, confermato dalle dichiarazioni di Johnson nel 2008, è solamente dopo l’assassinio di Sankara che Blaise Compaoré ha messo Taylor in contatto con i libici e che i suoi uomini sono partiti per andare ad allenarsi laggiù.
*Implicazione della CIA? *
Queste testimonianze confermano di nuovo l’ipotesi della partecipazione della Francia e della Libia nell’assassinio di Sankara. Ma la novità riguarda la messa in causa della CIA, innanzi tutto per sostenere Charles Taylor, ma anche nell’assassinio di Sankara. Il bimensile Afrique Education aveva già affermato la partecipazione della CIA nell’assassinio di Sankara in una serie di articoli contro Blaise Compaoré pubblicati all’inizio del 2007, ma l’articolo non soddisfaceva completamente, mancava di riferimenti o di testimoni precisi.
Coincidenza? Charles Taylor ha raccontato la sua evasione e, cosa particolarmente interessate, nello stesso periodo in cui veniva diffuso il film della RAI. Secondo una comunicazione dell’AFP del 15 luglio: /”Io la chiamo una liberazione perché non sono evaso”, ha dichiarato Charles Taylor che da martedì depone al processo per crimini di guerra e contro l’umanità al Tribunale Speciale della Sierra Leone (TSSL). Taylor era detenuto dal 1985 nella prigione della contea di Plymouth in attesa di essere estradato in Liberia da cui era fuggito dopo essere stato accusato nel 1983 di avere deviato 900.000$ in quanto agente del governo del presidente liberiano Samuel Doe. L’imputato ha dichiarato che il 15 settembre 1985 un custode ha fatto irruzione nella sua cella nel braccio di massima sicurezza e l’ha condotto in un’ala meno sorvegliata. “Altri due detenuti si trovavano là”, ha proseguito Taylor. “Si sono avvicinati alla finestra, hanno preso un lenzuolo e l’hanno legato alle sbarre. Siamo usciti all’esterno. Un’automobile ci stava aspettando, non ho pagato niente. Non conoscevo le persone che mi hanno recuperato” ha assicurato l’imputato./
Non può essere più chiaro. Notare che in un’altra comunicazione dell’AFP del 22 dicembre 2008, si può leggere: /«Un parlamentare americano in visita a Monrovia ha ammesso lunedì davanti alla stampa liberiana, che gli Stati Uniti avevano preso parte alla destabilizzazione della Liberia, prima e durante la serie di guerre civili, ed hanno avuto torto a farlo… ». «Gli americani hanno aiutato a rovesciare William Tolbert (assassinato nel 1980 durante il colpo di stato di Samuel Doe) perché non faceva ciò che volevano», aveva dichiarato Simpson comparendo davanti alla Commissione Verità e Riconciliazione (TRC, della Liberia). «Samuel Doe e Charles Taylor hanno subito la stessa sorte perché si sono rifiutati di prendere ordini da Washington » ha aggiunto l’ex ministro./
Infatti, se è stato sostenuto dagli americani per prendere il potere, Charles Taylor è diventato in seguito la bestia nera degli americani che all’inizio del 2000 hanno moltiplicato le dichiarazioni ostili nei suoi confronti.
A questo proposito, non siamo dunque tanto stupiti dalle dichiarazioni della ex moglie di Charles Taylor che lascia intendere che quest’ultimo è ben lontano dall’aver detto tutto e che può tirare ancora in causa numerose personalità. Al contrario, non possiamo che essere preoccupati delle ricorrenti dichiarazioni del Tribunale Speciale della Sierra Leone che attualmente giudica Charles Taylor, e che regolarmente suona il campanello d’allarme a proposito dello stato di finanziamento insufficiente, ciò che potrebbe impedire che il processo sia condotto sino alla fine.
Altra novità, Momo ed Allen citano l’attuale presidente del Ciad Idriss Déby, uno dei degni rappresentanti della Françafrique arrivato al potere nel dicembre 1990 mentre Charles Taylor iniziò l’attacco nel 1989, ma anche Yaya Jammeh. Costui all’epoca aveva poco più che 20 anni, è nato nel 1965 ed è diventato presidente nel 1994. Ci piacerebbe dunque sentirli su queste questioni.
*La comunità internazionale deve implicarsi nella ricerca della verità. *
La nuova uscita dei testimoni liberiani conferma, l’abbiamo detto, l’implicazione della Francia ma aggiunge soprattutto, e cosa più importante di queste nuove testimonianze, un’ipotesi abbastanza credibile sulla partecipazione della CIA nell’assassinio di Sankara. Ma queste testimonianze aggiungono anche un pò di confusione su ciò che è stato detto precedentemente. Numerose domande sono state poste e le conferme sono necessarie. Conviene dunque rimanere ancora molto aperti a tutte le possibilità.
Ecco perché è più necessario che mai aprire un’inchiesta internazionale indipendente. E non possiamo che rimpiangere il capovolgimento del Comitato dei Diritti dell’Uomo dell’ONU nel caso Sankara, che ha esentato le autorità burkinabé dalla necessità di aprire un’inchiesta. Ancora per quanto tempo la comunità internazionale lascerà che accuse di questa gravità colpiscano Presidenti in carica senza reagire?
Thomas Sankara, la cui fama e popolarità non smettono di crescere in Africa, ha lasciato un forte segno nel continente. Molti lo citano come IL riferimento della storia recente del continente, ben oltre i soli rivoluzionari. Non si costruisce un avvenire senza conoscere la sua storia. I giornalisti, i ricercatori, gli storici, gli uomini politici, le organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo, i partiti politici, devono prendere in mano la questione ed impegnarsi nella ricerca della verità. In quanto ai paesi occidentali implicati, la Francia e gli Stati Uniti, se tutto ciò dovesse essere confermato, l’unico modo per dimostrare la loro volontà di intrattenere rapporti con l’Africa sotto una nuova visione sarebbe quello di accettare di aprire i propri archivi. Mr. Sarkozy, la smetta di legiferare sulla storia e lasci lavorare gli storici donando loro i mezzi per lavorare. Mr. Obama si interessa all’Africa più di chiunque altro presidente americano? Che faccia dunque il gesto di aprire gli archivi della CIA su queste questioni. Sarebbe quello il segno di maggiore cambiamento. La sua popolarità è tra le più alte fra la gioventù africana ma non è immutabile, ben al contrario. Con queste testimonianze che si sono ampiamente e velocemente diffuse, lui è in qualche maniera chiamato in causa … Anche in Francia i ricercatori hanno iniziato a chiedere l’apertura di alcuni archivi… La Francia vuole cambiare le sue relazioni con l’Africa. Noi ne dubitiamo fortemente ma non chiediamo di meglio che prenderla in parola. A quando l’apertura degli archivi sull’assassinio di Sankara e degli altri patrioti africani assassinati?
*Bruno Jaffré*
/14 agosto 2009 terminato nel novembre 2009/
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Fonte: Sankara2007italia mailing list