Oggi in Italia, i cittadini stranieri legalmente residenti risentono di una forte necessità di soddisfare le esigenze economico-finanziarie coperte solo parzialmente o non coperte dal sistema bancario italiano, da cui più del 40% di questa popolazione è esclusa. Purtroppo, come dimostrato da autorevoli studiosi americani, la esclusione finanziaria determina automaticamente la esclusione sociale.
Questa crescente clientela, che spesso subisce le condizioni sociali sfavorevoli, richiede servizi bancari e finanziari classici (conto corrente, carta di credito, mutui, finanziamenti ….) e soprattutto servizi di money transfer e finanziamento di investimenti nel paese di origine.
Secondo i dati della World Bank al 2008, le rimesse ufficialmente registrate verso i PVS erano pari ad almeno 338 miliardi di dollari fornendo supporto ad oltre 700 milioni familiari nei paesi di origine: cifra che risulta più volte superiore all’APS (Aiuto Pubblico allo Sviluppo) e agli investimenti esteri diretti. (In Italia, nel 2007, le rimesse erano stimate a più di 6 miliardi di euro con una spedizione pro capite di euro 2056,00: fonti. Ufficio Italiano Cambi).
In termini macroeconomici, le rimesse degli stranieri costituiscono uno dei fattori che possono portare alla crescita delle economie più arretrate, in quanto il denaro viene inviato direttamente alle famiglie che vivono in uno stato di bisogno. Aumentando il potere d’acquisto di queste famiglie e lasciando a loro decidere le modalità di impiego di queste somme si ottiene una forma di intervento sicuramente più efficace e più utile rispetto ai tradizionali aiuti umanitari. Inoltre, su larga scala, l’afflusso delle rimesse rafforza la bilancia nazionale dei pagamenti e riduce la percentuale di debito da esportare.
Gli studi in questo settore, sviluppati – dalla Management Consulting Group Scarl, società promotrice della Banca Etica della Diaspora Africana – per un periodo di 3 anni, hanno permesso di trarre le conclusioni secondo cui le società finanziarie che oggi fanno d’intermediazione per questo segmento di mercato agiscono soltanto in qualità di feroci estrattori di reddito degli immigrati, prive di ogni logica di strategia e di responsabilità sociale d’impresa. Basta guardare le commissioni e i relativi tassi di cambi che vengono loro applicate. Inoltre, la diaspora imprenditrice è costantemente confrontata alla questione del credito e alla non concessione dei prestiti e fiducia per attività da intraprendere sia in Italia e/o Europa che nei vari paesi di origine.
Una via strategica di massima importanza è senza ombra di dubbi quella di elaborare meccanismi per dotare gli africani in Italia di modalità e strumenti di azione efficaci e mirati per poter realizzare interventi di tipo socio-imprenditoriali, ma anche socio-comunitari nei paesi africani.
Si tratta di operare affinché i migranti africani possano disporre di propri meccanismi di sostegno finanziario a progetto imprenditoriali verso l’Africa e della possibilità di fornire garanzie al mondo finanziario italiano e internazionale. A questo proposito, il complesso e ambizioso obiettivo di costituire una Banca Etica della Diaspora Africana, cioè volta a costruire meccanismi e strumenti per favorire l’integrazione finanziaria della popolazione africana in Italia e/o Europa e promuovere e/o facilitare il ritorno produttivo al proprio paese di origine, costituisce un progetto di assoluto rilievo.
L’idea nasce nel lontano 1997 e si concretizza nel 2006 quando Francis Nzepa, Medico chirurgo, specializzato in gastroenterologia, allora studente MBA alla Scuola di Direzione Aziendale Bocconi, ottenne il sostegno di alcuni compagni MBA, professionisti italiani e africani.
La costituenda UNICONTINENTAL BANK ha come obbiettivi sia quello di aumentare la bancarizzazione degli africani, dunque l’accesso ai servizi finanziari, e di ridurre i costi e formalizzare il canale di invio delle rimesse; sia di canalizzare le rimesse in investimenti produttivi e generatori di reddito, soprattutto di coloro i quali intendano rientrare personalmente per avviare una propria attività.
La banca si propone come “banca degli investimenti” della diaspora africana con un carattere ETICO sia rispetto all’apertura per la concessione dei finanziamenti a forme di garanzia dettate da VINCOLI SOCIALI e non solo da “eleggibilità economica”, sia rispetto alla possibilità, attraverso una Fondazione a cui verranno destinati il 10% degli utili che potrà sostenere progetti di carattere sociale, in particolare di tipo sanitario.
Anche se non potrà né dovrà sostituirsi ai donors tradizionali e diventare il motore della cooperazione tra Italia e Africa, la UNICONTINENTAL BANK è un primo importante passo verso una capacità in parte autonoma della diaspora di autofinanziarsi i propri progetti.
In conclusione, si può affermare che la capacità di invio di rimesse da parte degli stranieri è strettamente collegata al rapporto fra essi e i canali ufficiali per l’invio del denaro. Un accesso facilitato ai servizi bancari e finanziari consente di potenziare le virtualità insite in questo ingente movimento di capitale con effetti ben visibili di creazione di nuove imprese nel sud del mondo dando così un senso realistico e concreto al concetto di co-sviluppo “come esercizio di partenariato tra colui che dà e colui che riceve, e la necessità che i beneficiari locali si approprino delle politiche di sviluppo, se si vuole che questi siano efficaci. Questo significa dare più importanza alle dinamiche di processo che ai risultati immediati”.
Rémy Guemne Chassem, Economista