Autore: redazione

Un racconto di periferia dai toni magico-realistici. Karim e la sorella Coralie vivono con la madre in una cité che domina Marsiglia Ogni mattina osservano da lontano l’edificio della prigione dove è rinchiuso il padre e ascoltano la radio che manda messaggi ai detenuti.

Il Ruanda è un paese in transizione. Solo quindici anni fa la popolazione è stata coinvolta in una terrificante guerra civile. Molti media sono stati impegnati per lungo tempo a raccontare gli eventi della storia recente.

Quindici anni dopo il genocidio in Ruanda, molti bambini rimasti orfani sono diventati maibobo (ragazzi di strada) e vivono tutt’oggi ai margini della società.

Dopo la fine dell’apartheid permane in Sudafrica il problema della povertà e del disagio sociale.

Il progetto iniziale era una docufiction, e per la parte di documentario il regista ha avuto un’idea. Ancor prima di partire per lo Zambia ha chiesto a tre giovani registi zambiani di proporre il soggetto di un cortometraggio.

Forse Edwin avrebbe voluto realizzare un lungometraggio e avrebbe preferito girare sul Kilimanjaro, ma il budget limitato l’ha obbligato a restare a Nairobi.

In una città abbandonata nel sud della Francia, dove le fabbriche hanno chiuso, alcuni rimangono a viverci ed a lavorare per riparare i vecchi machinaria.

Il Burkina Faso, nei villaggi tradizionali, il rispetto della legge “Yatilain” è qualcosa di primordiale e costituisce il fulcro sul quale si basa interamente l’esistenza dell’uomo.

Tutta l’audience televisiva del mondo è in attesa dei Mondiali in Sudafrica. Mentre l’eccitazione dei sudafricani aumenta e l’ora fatidica si avvicina, molte sono le domande che sorgono sui retroscena e il significato di questo grande avvenimento mediatico in un paese ancora attraversato da profonde contraddizioni.

Il piccolo Bandian, asso del pallone, sogna un vero pallone di cuoio. Nel suo villaggio sperduto nella brousse, i giovani seguono e sognano le partite di calcio attraverso la radio.