Ci sono dei paesi ricchi perché ci sono dei paesi poveri e ci sono dei paesi poveri perché ci sono dei paesi ricchi. E’ la famosa “teoria della dipendenza” in economia. Detta con altre parole, la ricchezza del mondo non cambia. E’ la stessa da anni. E’ come un’unica torta. Ci sono coloro che per ignoranza o mancanza di coraggio o finanche per ingenuità rinunciano alla loro parte. Altri, invece, con la violenza, con artifizi non solo consumano la loro fetta di torta ma attraverseranno il mondo per andare prendere e tornare, a casa loro, con la fetta degli altri.
Quindi non sarà semplice ottenere la propria fetta di torta per coloro che oggi non hanno niente. Quello che perderà la fetta di torta degli altri, che mangiava manchevolmente e illegalmente, moltiplicherà gli inganni per far credere alla vittima che avrà bisogno della sua parte di torta. E’ per creare quest’illusione ottica che delle iniziative truffaldine vedranno il giorno e si chiameranno: Aiuti allo sviluppo, Aiuti ai paesi poveri, Cooperazione allo sviluppo ecc… quando ciò non sarà più sufficiente, il predatore troverà altri artifizi con nomi ingannevoli: economia durevole, sviluppo sostenbile, la pace ecc. portati da ONG complici che faranno di tutto affinché i predatori non perdano un millimetro della fetta di torta della vittima che mangiano illegalmente.
In Africa la maggior parte dei dirigenti cadrà nella trappola che consiste nell’aspettare i consigli del predatore e finanche il suo aiuto mentre quest’ultimo si riprende la sua fetta di torta. Ciò che non capiscono è che il leone non darà mai all’antilope i mezzi affinché quest’ultima lo privi di una giornata di festa. Giammai la mangusta indicherà alla vipera la strada per scappare. Tocca alla preda facile moltiplicare gli artifizi per addormentare il predatore col fine di creare l’opportunità ideale per prendergli ciò che gli spetta. Tocca alla vittima sapersi fare coraggio per prendere la sua fetta di torta, ma per farlo è necessario che si unisca alle altre vittime ed è così che la debolezza individuale si trasforma nella forza del gruppo.
Hugo Chavez l’aveva capito che è impossibile giocare a compagno-compagno con delle persone che vogliono mantenere tutto il popolo nella miseria. Non perché sono dei lupi cattivi, ma perché il loro sviluppo si basa sul nostro sotto-sviluppo. La loro richezza ha le radici nella nostra povertà. La loro arroganza riposa sulla nostra umiliazione. Quindi non è possibile riprenderci la nostra fetta di torta senza entrare in conflitto, senza far vacillare lo status quo. E’ ciò che Chavez aveva capito ed è scolpito ormai nel cuore di molti venezuelani, di molti sudamericani, ma anche di molti africani che aspettano una simile lucidità e un simile coraggio da parte dei loro dirigenti.
Con la scomparsa del presidente venezuelano, non si ha ragione nell’affermare che sono i migliori che se ne vanno prima? Con i suoi viaggi in 27 paesi africani, Chavez ha battuto tutti i capi di stato africani per il numero di paesi africani visitati. Arrivederci Chavez l’africano.
Ecco l’ultima lettera scritta da Hugo Chavez dal suo letto di morte ai capi di stato africani. Leggete e apprezzate la profondità dell’uomo:
[LETTERA INTEGRALE DI HUGO CHAVEZ AI PRESIDENTI AFRICANI]
Hugo Chavez, presidente del Venezuela ha inviato una lettera ai presidenti africani in occasione del III summit Africa-America latina e Caraibi che ha avuto luogo in Guinea Equatoriale.
Caracas, 22 febbraio 2013.
Fratelli e sorelle,
Ricevete il mio più caloroso saluto bolivariano, unitario e solidale, con tutta la mia gioia e tutta la mia speranza per lo svolgimento di questo III Summit tanto atteso dei Capi di Stato e di Governo dell’America del Sud e dell’Africa.
Mi rincresce veramente, dal più profondo del mio essere il non poter essere presente fisicamente tra voi e ribadirvi, con un sincero abbraccio, il mio irrevocabile impegno a favore dell’unità dei nostri Popoli. Sono presente, tuttavia, nella persona del Cancelliere della Repubblica Bolivariana del Venezuela, il compagno Elias Jaua Milano, al quale ho chiesto di trasmettervi l’espressione del mio amore per questi continenti che sono più che fratelli, uniti da solidi legami storici e destinati ad avanzare insieme verso la loro redenzione piena e assoluta.
Lo dico dal più profondo della mia coscienza: l’America del Sud e l’Africa sono lo stesso popolo. Si riesce a capire la profondità della realtà sociale e politica del nostro continente nelle viscere dell’immenso territorio africano dove, ne sono sicuro, è nata l’umanità. Da lì provengono i codici e gli elementi che compongono il sincretismo culturale, musicale e religioso della nostra America, creando un’unità non solo razziale tra i nostri popoli ma anche spirituale.
Allo stesso modo, gli imperi del passato, colpevoli del confinamento e dell’uccisione di milioni di figlie e di figli della madre Africa con lo scopo di alimentare un sistema di sfruttamento schiavista nelle loro colonie seminarono nella Nostra America il sangue africano guerriero e combattivo che bruciava del fuoco che produce il desiderio di libertà. Questa semina ha germogliato e la nostra terra ha dato alla luce uomini tanto grandi come Toussaint Louverture, Alexandre Pétion, José Léonardo Chirino, Pedro Camejo insieme a tanti altri, e per risultato, più di 200 anni fa, l’inizio del processo indipendentista, unionista, anti-imperialista e ricostruttore in America Latina e caraibica.
In seguito, nel XX secolo, vinsero le lotte dell’Africa per la libertà, le sue indipendenze, con le sue nuove minacce neo-coloniali, Patrice Lumumba, Amilcar Cabral per citarne solo alcuni. Quelli che, in passato ci hanno conquistato, acciecati dalla sete di potere, non capirono che il colonialismo barbaro che ci imponevano sarebbe diventato l’elemento fondante delle nostre prime indipendenze. Così, l’America Latina e i Caraibi condividono con l’Africa un passato di oppressione e di schiavitù. Oggi più che mai, siamo figli dei nostri liberatori e dei loro nobili gesti, noi possiamo dire, noi dobbiamo dire con forza e convinzione che ci unisce un presente di lotte indispensabili per la libertà e l’indipendenza definitiva delle nostre nazioni.
Non mi fermerò dal ridirlo, noi siamo lo stesso popolo, noi abbiamo l’obbligo di incontrarci al di là dei discorsi formali in una stessa volontà di unità e così uniti [dobbiamo] dare vita all’equazione che dovrà essere applicata nella costruzione delle condizioni che ci permetteranno di fare uscire i nostri popoli dal labirinto nel quale il colonialismo li ha gettati e, successivamente, il capitalismo neo-liberista del XX secolo.
Per questo, voglio evocare la memoria di due grandi combattenti per la cooperazione sud-sud come lo sono stati gli ex presidenti del Brasile e della Tanzania, Luis Ignacio « Lula » da Silva et Julius Nyerere i cui apporti e i cui sforzi hanno permesso, nel loro tempo, la posa in opera di un magnifico forum per la cooperazione solidale e complementare come lo è l’ASA (1).
Tuttavia, i tempi che viviamo ci costringono a consacrare le nostre più profonde e urgenti riflessioni allo sforzo necessario per trasformare l’ASA in un vero strumento generatore di sovranità e di sviluppo sociale, economico, politico e ambientale.
E’ sui nostri continenti che si trovano le risorse naturali, politiche e storiche sufficienti, necessarie, per salvare il pianeta dal caos dove è stato condotto. Facciamo in modo che il sacrificio indipendentista dei nostri antenati che ci offre il giorno d’oggi serva a unire le nostre capacità per trasformare le nostre nazioni in un autentico polo di potere che, per dirla col padre Liberatore Simon Bolivar, sia più grande per la sua libertà e la sua gloria che per la sua estensione e le sue ricchezze.
Le parole di quest’immenso generale uruguiano José Gervasio Artigas risuonano sempre nella mia anima e nella mia coscienza: « Non ci possiamo aspettare niente che non venga da noi stessi ». Questo pensiero così profondo contiene una grande verità che dobbiamo fare nostra, ne sono assolutamente convinto.
La nostra cooperazione sud-sud dev’essere un legame di lavoro autentico e permanente che deve svoltare tutte le sue strategie e i suoi piani di sviluppo sostenibili verso il sud, sostenibili verso il sud, verso i nostri popoli.
Sebbene in nessuna maniera neghiamo le nostre relazioni sovrane con le potenze occidentali, dobbiamo ricordarci che non sono loro la sorgente della soluzione totale e definitiva per l’insieme dei problemi dei nostri paesi. Lungi dall’esserlo, alcune di loro mettono in pratica una politica neo-coloniale che minaccia la stabilità che abbiamo cominciato a rafforzare sui nostri continenti.
Fratelli e sorelle, vorrei ricordare per questo III Summit dei Capi di Stato e di Governo dell’ASA, lo spirito di fratellanza, d’unione e di volontà che ha diretto lo svolgimento di questo II meraviglioso Summit nell’isola di Margarita, in Venezuela, che ci permette di adottare unanimemente gli impegni della Dichiarazione di Nueva Esparta. Mi auguro con tanta fede e speranza che possiamo recuperare a Malabo l’impulso e lo sforzo di questo momento straordinario per il nostro processo di unità, il Summit 2009, che ha mostrato tanto per la sua frequenza massiccia quanto per la quantità e il contenuto degli accordi che sono stati raggiunti.
Dal Venezuela, rinnoviamo oggi il nostro più fermo impegno nello sforzo del Segretariato Permanente della Tavola Presidenziale Strategica dell’ASA con i suoi principali compiti e funzioni per accellerare il ritmo nel consolidamento delle nostre istituzioni e ottenere così un’efficacia più grande nel nostro lavoro comune.
Rimpiango con molto dolore e pena che tutto il nostro lavoro iniziato formalmente dal 2006 sia stato interrotto dalle forze imperialiste che pretendono ancora di dominare il mondo. Non è un caso, lo dico e lo assumo in pieno, che dal Summit di Margarita, il continente africano sia stato vittima di molteplici interventi e di molteplici attacchi della maggior parte delle potenze occidentali.
I numerosi bombardamenti e invasioni imperiali impedendo qualsiasi possibilità di soluzione politica e pacifica ai conflitti interni che hanno avuto inizio in diverse nazioni d’Africa, hanno avuto come obiettivo principale di frenare il processo di consolidamento dell’unità dei popoli africani e, di conseguenza, di minare il progredire dell’unione di quegli stati con i popoli latino americani e caraibici.
La strategia neo-coloniale è stata, sin dall’inizio del XIX, di dividere le nazioni più vulnerabili del mondo per sottometterle a dei rapporti di dipendenza schiavista. E’ per questo che il Venezuela si è opposto, radicalmente e sin dall’inizio, all’intervento militare straniero in Libia ed è per lo stesso motivo che il Venezuela reitera oggi il suo rifiuto più assoluto a qualsiasi attività d’ingerenza della NATO.
Di fronte alla minaccia extra-regionale per impedire l’avanzata e l’approfondimento della nostra cooperazione sud-sud, lo dico con Bolivar nella Lettera dalla Giamaica del 1815: « Unione, unione, unione, questo dev’essere il nostro più importante obiettivo. » Il Nostro Governo rinnova, in questo III Summit dell’ ASA in questa repubblica sorella di Guinea Equatoriale, la sua assoluta disposizione ad avanzare nel lavoro necessario per consolidare la nostra cooperazione nei settori che ho personalmente proposto durante il nostro ultimo incontro, nella bella isola di Margarita. Energia, Educazione, Agricoltura, Finanze e Comunicazione continuano ad essere le nostre priorità e per queste noi ribadiamo delle iniziative concrete come Petrosur, l’Università dei Popoli del Sud o la Banca del sud, per citare solo alcuni esempi. Nel settore della comunicazione, proponiamo, dal Venezuela, che questo sforzo che siamo riusciti a mettere in piedi insieme a diversi paesi dell’America del Sud, TeleSur, che si coordini con l’Africa in modo che possa compiere a queste latitudini la propria funzione: legare i popoli del mondo tra loro e apportare loro la verità e la realtà dei nostri paesi.
Infine, voglio rinnovare a tutti il mio desiderio che i risultati proiettati durante questo III Summit ASA ci permettano di trasformare questo forum in uno strumento utile per conquistare la nostra indipendenza definitiva piazzandoci all’altezza delle esigenze dell’epoca e, come direbbe il Liberatore, la maggiore felicità possibile per i nostri popoli. Sono convinto, semplicemente e ostinatamente, che riusciremo a condurre bene questa causa che i nostri liberatori e martiri ci hanno tramandato da secoli. Noi milioni di donne e uomini presentati in sacrificio per la loro piena e assoluta libertà. Con il padre infinito, il nostro Liberatore Simone Bolivar, si dice una cosa in più: « Dobbiamo aspettare molto tempo, il suo ventre immenso contiene più di una speranza che i fatti passati e i prodigi futuri debbano essere superiori agli anziani ».
Marciamo quindi verso la nostra unione e la definitiva indipendenza. Parafrasando Bolivar, ora dico: « Formiamo una patria, un continente, un solo popolo, ad ogni costo e tutto il resto sarà sopportabile. »
Viva l’union sud americana e africana !
Viva l ’ASA !
Fino alla vittoria sempre !
Noi vivremo e vinceremo !
Hugo Chavez Frias
Fonti:
http://www.xamle.net/index.php/component/k2/item/29-lettre-integrale-de-hugo-chavez-aux-presidents-africains-nous-ne-pouvons-rien-attendre-si-ce-n-est-de-nous-meme
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Lettre intégrale de Hugo Chavez aux présidents africains : « Nous ne pouvons rien attendre si ce n’e
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Lettre intégrale de Hugo Chavez aux présidents africains : « Nous ne pouvons rien attendre si ce n’e
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Hugo Chavez, président du Vénézuela a envoyé une lettre aux présidents africains lors du 3ème sommet Afrique-Amérique latine et Caraïbes qui s’est ten…
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