Riceviamo e riportiamo il comunicato stampa di Amref che accoglie con soddisfazione “l’approvazione del documento, che intende regolare e contenere la migrazione di medici e infermieri qualificati africani verso i Paesi del Nord del mondo”.
AMREF Italia esprime grande soddisfazione per l’approvazione all’unanimità, da parte dell’Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), del Code of Practice on the International Recruitment of Health Personnel, il nuovo codice internazionale per il reclutamento di personale sanitario che punta a regolare e contenere la migrazione di medici e infermieri qualificati africani verso i Paesi del Nord del mondo, attraverso meccanismi che rafforzano al tempo stesso i sistemi sanitari di provenienza di questi professionisti.
«Il nuovo codice – sottolinea Giulia De Ponte, responsabile advocacy di AMREF Italia – è uno strumento indispensabile per rispondere alla crisi del personale sanitario africano. In un continente in cui complessivamente ci sono molti meno medici rispetto alla sola Italia, si verifica contemporaneamente una vera e propria emorragia di personale sanitario, che decide spesso di emigrare nei Paesi ricchi del Nord attratto dalla prospettiva di migliori condizioni di vita e di lavoro. Questa “fuga dei cervelli” comporta un costo altissimo per il continente dal punto di vista economico e ancora di più in termini di negazione del diritto alla salute per centinaia di migliaia di cittadini africani».
L’Africa deve sostenere il peso del 24 per cento delle malattie globali, ma ha solo il 3 per cento del personale sanitario mondiale, pagato con meno dell’un per cento del budget globale per la salute, e ogni anno perde ventimila tra medici e infermieri specializzati che decidono di emigrare.
Il nuovo Codice, pur riconoscendo il diritto individuale di migrare alla ricerca di migliori condizioni di vita, offre una serie di principi che ciascun Paese può adottare per mitigare gli effetti negativi della migrazione di personale sanitario sui sistemi sanitari dei Paesi di provenienza.
«Come per ogni accordo internazionale – aggiunge De Ponte – ora la sfida sta nell’effettiva applicazione del nuovo Codice, che richiederà il monitoraggio attento non solo da parte dell’OMS e di tutti gli stati membri, ma anche della società civile. Nonostante il Codice sia uno strumento di natura volontaria, contiene elementi procedurali che permetteranno di monitorarne l’applicazione. Il nostro Paese, ad esempio, dovrà fornire rapporti periodici all’Assemblea dell’OMS sulle misure adottate».
Il nuovo Codice ha anche una portata innovativa in materia di raccolta di dati sulla migrazione di personale sanitario e punta a creare dati empirici affidabili, ad oggi inesistenti, su cui basare l’azione internazionale.
Ogni Paese membro, inclusa l’Italia, sarà infatti chiamato a dotarsi di un database e a condividere informazioni su questo fenomeno ogni tre anni. Anche se non vincolante, dunque, l’adozione del Codice, con i suoi meccanismi procedurali, rappresenta un consistente passo avanti verso il riconoscimento della responsabilità che tutti gli Stati condividono di rafforzare i sistemi sanitari nei paesi impoveriti e di dare attuazione al diritto alla salute.