Milano, 29 gennaio 2011: manifestazione per i profughi africani del Sinai
Tutti gli amici dei diritti umani sono invitati a partecipare al presidio di sabato 29 gennaio 2011 a Milano, presso la Rappresentanza a Milano della Commissione europea, corso Magenta angolo via Caradosso, dalle 10 del mattino.
Sabato 29 gennaio 2011, a partire dalle 10 del mattino, manifestazione pacifica per chiedere alle istituzioni dell’Unione europea, alle Nazioni Unite e ai governi democratici di interrompere il “silenzio assordante” riguardo ai profughi africani nelle mani dei predoni del nord del Sinai.
E riguardo ai profughi africani che si trovano in Israele aspettando di essere rimpatriati verso i paesi da cui sono fuggiti, dove li aspettano il carcere, la tortura e spesso la morte.
E riguardo ai profughi africani che – a centinaia – languiscono nelle terribili prigioni egiziane, condannati a un anno di detenzione per “immigrazione clandestina”, a maltrattamenti quotidiani e quindi alla tragica deportazione.
E riguardo ai profughi africani che, fuggendo la persecuzione e le più drammatiche crisi umanitarie, vorrebbero raggiungere l’Italia, ma non lo possono fare a causa delle leggi razziali approvate nel nostro paese e del patto scellerato con il dittatore Gheddafi.
E riguardo ai profughi africani che credono che la Convenzione di Ginevra e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani facciano parte della cultura dell’Unione europea, ma si accorgono, quando è ormai tardi, che sono “solo parole”.
Il presidio di sabato mattina chiederà giustizia, civiltà, solidarietà, rispetto dei diritti umani.
Numerosi gruppi antirazzisti, attivisti e cittadini solidali del capoluogo lombardo aderiscono all’iniziativa promossa dal Comitato Rifugiati Eritrei della Lombardia, dal Gruppo EveryOne e dal Gruppo Facebook “Per la liberazione dei prigionieri nel Sinai”.
Nonostante i numerosi appelli rivolti dalla società civile al governo egiziano, alle Nazioni Unite e alle istituzioni dell’Unione europea, non si è ancora giunti alla liberazione dei profughi africani prigionieri dei trafficanti a Rafah ed El Gorah, nel nord del Sinai.
I profughi sono di nazionalità eritrea, somala, etiopica e sudanese.
Molti di loro sono stati liberati per finire nelle carceri militari egiziane, in attesa di deportazione, o in Israele, dove hanno chiesto protezione umanitaria, consapevoli tuttavia di rischiare – anche lì – la deportazione, senza neanche avere la possibilità di incontrare il rappresentante locale dell’Alto Commissario Onu per i Rifugiati, a cui chiedere il rispetto della Convenzione di Ginevra.
Quando si sono affidati ai trafficanti, i profughi hanno pagato 2.000 dollari, ma nel deserto sono stati consegnati ad altre bande di predoni, che hanno preteso altri 8000 dollari.
Nei campi di prigionia i migranti, tutti giovani, con donne anche incinte e bambini, sono stati imprigionati in container metallici interrati, incatenati mani e piedi. Hanno subito torture con ferri roventi e batterie collegate a cavi elettrici, coltelli e frammenti acuminati di vetro.
Le donne hanno subito stupri violenti, anche di gruppo. Hanno ricevuto cibo scarsissimo e acqua sporca. Otto di loro sono stati uccisi, 4 trasferiti in una clinica clandestina per l’espianto dei reni. Cento profughi sono stati trasferiti in un campo di detenzione sconosciuto. Alcuni di loro si trovano attualmente nelle carceri egiziane, di altri si sono perse le tracce.
L’Agenzia Habeshia e il Gruppo EveryOne hanno fornito alle autorità competenti l’identità dei sequestratori e il luogo preciso della detenzione, grazie alle informazioni ottenute dagli ostaggi attraverso i cellulari.
A fronte di questa gravissima violazione dei diritti umani invitiamo tutti gli amici dei diritti umani a intervenire al presidio, così come alla fiaccolata di Roma del 1° febbraio, per chiedere:
- le opportune azioni per il rilascio immediato di tutti gli ostaggi;
- la messa in atto immediata di un piano di reinsediamento umanitario dei profughi liberati, che garantisca accoglienza nell’Unione europea e sostegno umanitario per il recupero psicofisico di tutte le vittime delle torture e degli abusi subiti in questi mesi di detenzione;
- l’inizio di un programma coordinato di lotta al traffico di esseri umani nei paesi coinvolti da questa tragico fenomeno, che preveda fra gli obiettivi principali l’identificazione, la cattura e l’avvio di procedimenti giudiziari contro i trafficanti, secondo le leggi egiziane e internazionali.
Nella consapevolezza che non si tratta di un episodio isolato ma che le vittime di questi traffici coinvolgono migliaia di profughi ogni anno e che le reti dei traffici criminali sono alimentati da inique politiche sull’immigrazione messe in atto dai governi a livello locale, regionale ed internazionale chiediamo:
- misure, azioni e politiche di accompagnamento e sostegno di tutto il lungo processo migratorio, dal Paese di origine a quello di arrivo;
- politiche di accoglienza, assistenza e integrazione nei Paesi di arrivo che garantiscano il rispetto dei diritti umani, il pieno e completo sviluppo della persona umana e dei suoi famigliari e la realizzazione di uno standard di vita dignitoso;
- il rispetto dei diritti umani universali nei Paesi di origine dei migranti che garantiscano uno standard di vita dignitoso anche attraverso politiche di cooperazione internazionali efficienti.
Promuovono la manifestazione l’Comitato Rifugiati Eritrei della Lombardia, il Gruppo EveryOne e il Gruppo Facebook “Per la liberazione dei prigionieri nel Sinai”.