Rafah (Egitto), 30 gennaio 2011. I leader dell’opposizione e della resistenza in Eritrea hanno diffuso capillarmente presso le frange di popolazione che subiscono persecuzione per motivi religiosi, etnici o culturali informazioni riguardo alla situazione dei profughi nel Sinai del nord.
“Che nessuno di voi, per nessuna ragione,” riporta un messaggio da parte di un esponente del Partito Popolare Democratico, “si affidi ai trafficanti per raggiungere lo stato di Israele. Numerosi fratelli eritrei ed etiopi sono tenuti in catene dai trafficanti; molti sono stati assassinati, altri sono morti a causa delle torture e delle privazioni. I pochi che sono stati liberati, dopo aver pagato 10.000 dollari, si trovano in carcere e presto saranno consegnati ai governi dei loro paesi di origine. Non vi è alcuna speranza di ottenere asilo”.
Grazie all’intervento dei patrioti eritrei, il flusso migratorio verso Israele è sensibilmente diminuito. Il conflitto civile che è in corso in Egitto rende nel frattempo ancora più difficili le condizioni dei migranti africani prigionieri dei trafficanti.
Nonostante il silenzio dei media locali sulla situazione del Sinai, le notizie che pervengono dal governatorato sono preoccupanti. Le bande che fanno parte dei movimenti terroristici Fratellanza Musulmana, Al Qaeda e Hamas controllano le principali città della regione, da al-Arish a Rafah, da al-Gorah a Sheikh Zuweid.
Stratfor e Radio Hamas diffondono dichiarazioni in cui l’organizzazione palestinese e la Fratellanza Musulmana si vantano della propria alleanza e della propria identità politica, rivendicando il ruolo di promotori della rivolta in Egitto e nel Sinai del nord.
Hanno anche annunciato di aver assaltato le carceri presso la capitale e liberato i leader delle due organizzazioni che si trovavano in stato di detenzione.
In tutto il Sinai del nord la polizia ha ceduto le armi e molti agenti si sono tolti la divisa e sono passati dalla parte dei rivoltosi. E’ impensabile che, nello stato attuale della cose, si possano verificare operazioni di polizia mirate alla liberazione dei profughi africani, i quali – al contrario – sono a rischio di trasferimento nel mercato del lavoro nero (o della prostituzione, per quanto riguarda le giovani donne) e della vendita di organi umani.
Guerriglieri e trafficanti di Hamas pattugliavano ieri le vie di Rafah insieme a terroristi della Fratellanza Musulmana e di Al Qaeda, armati di moderni kalashnikov e lanciarazzi.
In Israele vi è molta preoccupazione per gli eventi in corso in Egitto, dove i manifestanti inneggiano a una “grande intifada” (propugnata dal premio Nobel Mohammed El Baradei), aggrediscono i residenti ebrei e hanno costretto i cittadini israeliani a rientrare precipitosamente in patria, per evitare aggressioni.
Anche presso la comunità cristiana vi è grande tensione e molti vedono l’attentato alla chiesa copta di Alessandria come il preludio a una rivoluzione integralista finalizzata alla conquista dello stato.