Arriviamo a Rosarno, sulla strada incrociamo gli africani. Stanno tornando dal lavoro, nella stessa città che li “ospita” nell’ex cartiera.
Dopo aver attraversato il paese arriviamo nello stabile dove “vivono”. Ci viene presentata una persona. Si chiama Kissi Kouadio e ci racconta tutto.
Lì, dove abitano, per quindici giorni non hanno avuto acqua. Adesso la prendono da un tubo. In quel posto non essiste neanche un rubinetto. Questo è soltanto il cortile esterno.
Entriamo nella “casa”. La prima cosa che vediamo è il bagno. È tutto buio, fa tanto freddo, tutt’intorno è sporco e c’è una puzza da morire. C’è lo scaldabagno ma non c’e elettricità…strano,no?
Continuiamo ad andare guardando dove mettiamo i piedi per non cadere mentre passiamo tra i cartoni che non sono altro che piccole camere.
A un certo punto Kissi Kouadio ci spiega che hanno dovuto cementare un buco nel pavimento perché le persone ci cadevano spesso. Stiamo parlando di una “casa”. A causa della mancanza di luce il cemento ci metteva molto tempo per asciugarsi.
Non si sa quanta gente abiti lì. All’improvviso mi sono accorta che potrebbe essere l’Africa invece che l’Europa. Invece no, è l’Europa che è più disumana.
Dopo essere stati con loro e avere ascoltato tutto quello che ci raccontavano, ci hanno chiesto un favore. Due giorni fa, quando due di loro ritornavano dal lavoro, una macchina li ha affiancati aprendo il fuoco. Apparentemente senza motivo.
Loro si trovavano in ospedale. Ci hanno chiesto di accompagnarli per visitare i loro amici e per portare loro dei vestiti.
In un primo momento, quando gli abbiamo detto che saremmo ritornati perché non c’era posto in macchina, non ci credevano, non avevano fiducia…come dargli torto.
Dopo questa esperienza ti domandi perché nel mondo sviluppato si fanno campagne per fermare la povertà e difendere i diritti umani in Africa e poi, alle porte meridionali d’Europa, troviamo questa barbarie.
Di Maria Luisa Coello