Afrique pillage a huis clos, Africa saccheggio a… di afrikanews
Intervista all’autore di “Afrique, pillage à huis clos”, Xavier Harel.
“Afrique, pillage à huis clos” è un libro di Xavier Harel in cui l’autore spiega quali e quante risorse vengono raggirate nei paesi africani a vantaggio ora dei governanti africani, ora di società fantasma, ora di fondi speculativi, ora di altri. In breve, a vantaggio di tutti tranne che della maggioranza dei popoli africani.
“Come fanno pochi iniziati a rastrellare il petrolio africano”, si legge nel sottotitolo. Chi sono questi iniziati?
Coloro che producono il petrolio e poi quelli che lo commercializzano.
Cominciamo da coloro che lo producono
Ah ci sono tutte le grandi società petrolifere: Total, BP, Exxon, che, per ottenere dei permessi petroliferi, non esitano ad avventurarsi in territori proibiti dalla legge. La seconda parte riguarda la commercializzazione del petrolio e lì è più facile raggirare somme colossali. E’ molto evidente nel caso del Congo-Brazzaville in cui il regime al potere ha creato delle società fantasma, alcune delle quali registrate in paradisi fiscali, per incassare delle commissioni fenomenali sulle consegne di petrolio vendute dalla società di stato, la società nazionale del petrolio del Congo, una società pubblica, alle società fantasma a prezzi molto al di sotto dei prezzi di mercato. Le società private rivenderanno poi il petrolio a prezzi di mercato e le commissioni saranno intascate dai privati.
Ci sono altri sistemi per raggirare i profitti del petrolio?
Oh i sistemi sono molto numerosi. Pensiamo subito ai prefinanziamenti petroliferi. BNP Paribas è stata portata in tribunale da un fondo che si chiama Kensington. Il tribunale ha giudicato ricevibile la denuncia e, al momento, è in corso un’inchiesta [giudiziaria]. Il principio è il seguente: BNP Paribas accorda dei prefinanziamenti alla SNPC, la società congolese che commercializza il petrolio congolese, per delle consegne future di petrolio. Visto che BNP Paribas è una banca seria, presta solamente la metà o i 2/3 del valore. Per esempio BNP Paribas presta alla SNPC 50 milioni di dollari per una valore della consegna di $100 milioni. BNP Paribas diventa proprietaria delle transazioni per assicurarsi di essere ben rimborsata. Le consegne arriveranno qualche mese dopo e saranno vendute per un centinaio di milioni di dollari. Quindi BNP rientra nel suo prestito, nelle spese, negli interessi, nelle commissioni, ecc. E poi il resto, un relitto di una decina di milioni di dollari ed è in quel momento che si può raggirare una parte dei soldi. E’ questo il centro della denuncia depositata da questo fondo che si chiama Kensington [vedi definizione di “Vulture fund“] che accusa BNP Paribas di aver redistribuito questo relitto non al Tesoro congolese ma a dei personaggi pubblici congolesi.
E in Angola lei dice che sarebbero stati raggirati più di 4 mld di dollari tra il 97 e il 2002, secondo lo stesso FMI. Qual’è il sistema per raggirare una cifra del genere?
Nel caso dell’Angola è l’FMI che ha scoperto che tra il 1997 e il 2002, l’Angola non riusciva a spiegare un buco del 10% del PIL angolano. Sono delle somme colossali che sono scomparse e l’Angola si è opposto alla pubblicazione di quest’inchiesta. E’ stata, infine, un’ONG americana, Human rights watch, che si è procurata i documenti e che li ha resi pubblici.
Quindi la differenza tra l’Angola e gli altri paesi è che non si sa come vengono girate queste somme di denaro.
No. In effetti esiste quello che viene definito “il triangolo delle Bermuda del petrolio angolano” tra la Banca centrale angolana, la Sonangol, la società pubblica incaricata di commercializzare il petrolio, e il budget dello Stato. E’ questo il triangolo delle Bermuda perché c’è tanto denaro che evapora passando da un ente all’altro.
18 mesi fa il primo ministro del Congo-Brazzaville ha detto pubblicamente che il suo paese nascondeva una parte dei profitti del petrolio per sfuggire ai fondi. Non è un buon motivo?
E’ ovviamente la scusa trovata dai congolesi. Bisogna sapere che il Congo è seguito da alcuni fondi che hanno acquistato per una manciata di dollari una parte del debito congolese e cercano di farsi rimborsare il valore nominale di quel debito, cioè un valore equivalente a 10, 15 volte di più di quanto l’hanno pagato. Ciò spiega perché le autorità congolesi hanno messo in atto un certo numero di operazioni assai acrobatiche per evitare il sequestro delle consegne petrolifere. Ciò che le autorità congolesi non spiegano è perché alcune società fantasma chiedono delle somme colossali sulle transazioni petrolifere. Se queste società fantasma hanno per missione di impedire i sequestri, non si capisce perché chiedono delle commissioni di 1, 2, 3, 4, 5 milioni di dollari per ogni carico di petrolio.