Nella giornata di lunedì 25 luglio 2011 Fondazione Progetto Arca ha accolto 12 rifugiati provenienti dalla Libia. Con loro inizia un complesso percorso di prima accoglienza mirato all’integrazione.
Emergenza Nord Africa. Se ne sente discutere molto di questi tempi, specialmente da quando la Libia è insanguinata a causa di una interminabile guerra civile. Dietro alla parola emergenza, a volte abusata dai mass media, rischia però di rimanere nascosta la sofferenza reale delle vittime di questa situazione: di chi, civile o combattente, perde tragicamente la vita, di chi sprofonda nell’indigenza e nella povertà e di chi, pur non volendolo, è costretto a fuggire alla ricerca di un luogo lontano dalla violenza e dalla paura.
Nei 12 uomini accolti lunedì 25 luglio da Fondazione Progetto Arca, su richiesta del Comune di Milano e in accordo con Prefettura e Protezione Civile, la sofferenza era palpabile, insieme ad un disorientamento che non sarà facile cancellare. Sono in maggioranza ivoriani e maliani (ma c’è anche un cittadino del Benin) e parlano francese (tranne 2, che necessiteranno di un interprete che conosca il loro dialetto). Sono tutti molto giovani: il più grande ha solo 30 anni.
Ad Eliana Iacovazzi, responsabile del servizio di accoglienza di Progetto Arca, bastano poche parole per descrivere la gravità della loro situazione: “Sono scappati pochi mesi fa dalla Libia a causa della guerra, perchè accusati dalla popolazione libica di essere dei mercenari. Pur non avendo avuto alcuna intenzione di abbandonare l’Africa hanno dovuto lasciare il paese dove alcuni di loro vivevano e lavoravano da diverso tempo. Si trovano disorientati, sono stati spostati di struttura in struttura senza ricevere l’adeguato orientamento, e in Europa non hanno contatti, nè amici”.
Il progetto pensato per loro ha le caratteristiche della prima accoglienza: Progetto Arca seguirà costantemente i 12 ragazzi sul piano dell’accompagnamento educativo e di quello assistenziale, occupandosi sia dei bisogni primari che di quelli relativi all’integrazione, l’obiettivo ambizioso che si spera di raggiungere nell’arco di alcuni mesi: “L’intento è quello di renderli, per quanto possibile, in grado di camminare con le proprie gambe in una terra completamente straniera, con meccanismi a loro del tutto sconosciuti”.
Dal fare la spesa all’aprire un conto corrente, dall’andare dal dottore alle procedure per la richiesta d’asilo: tutto rappresenterà per queste persone sfortunate, accolte in appartamenti destinati a Progetto Arca da ALER o in affitto da privati, una sfida nuova e difficile. “Cercheremo di conoscerli, capire le loro potenzialità e il loro grado di autonomia, lentamente aiutarli nell’inserimento nella società, che passerà, per prima cosa, dall’insegnamento della lingua italiana e poi per l’accompagnamento nella ricerca del lavoro”, spiega Laura Nurzia, Vicepresidente della Fondazione.
Sarà la vicinanza e il supporto degli operatori di Progetto Arca la prima certezza di questi ragazzi, insieme a quella di aver finalmente trovato un luogo dove la loro vita non è più in pericolo.
Fonte: progettoarca.org