Libia: “lavoriamo a soluzione politica”-Frattini

“La Nato è alla prova della sua credibilità” in Libia. “Non si può correre il rischio di uccidere civili”. Lo ha detto il Ministro degli Esteri Franco Frattini, parlando ai giornalisti al suo arrivo al Consiglio Esteri a Lussemburgo. “Ogni giorno ci sono defezioni, ogni giorno ci sono risultati positivi per la protezione dei civili”, ha detto Frattini . “C’è una stampa internazionale che dovrebbe mettere in luce le atrocità di Gheddafi, a cominciare dagli stupri di massa e quindi mettere in evidenza la necessità di un intervento a protezione dei civili”, ha aggiunto il Ministro. “Ma c’è un punto molto chiaro: la Nato è alla prova della sua credibilità”, ha rimarcato il capo della Farnesina. ‘Non si può correre il rischio di uccidere civili, ma non si può neppure avere una carenza continua di informazione all’opinione pubblica che non contrasta la propaganda mediatica quotidiana di Gheddafi. Questo è qualcosa su cui la Nato deve riflettere”, ha sottolineato Frattini

Il Ministro ha aggiunto che per la partecipazione dell’Italia ai bombardamenti in Libia “c’è un limite molto chiaro: il limite di settembre, fissato dalla Nato, ma credo che al di là dei bombardamenti una soluzione si debba trovare molto prima di settembre. Dobbiamo lavorare molto duro per avere una soluzione politica”, ha detto Frattini, ricordando la conferenza prevista in Italia questa settimana che rappresenterà “una grande opportunità di discutere di pace”.

L’auspicio dell’Italia – ha ricordato Frattini – e’ che i fondi congelati a Gheddafi e agli uomini del suo clan, attraverso le sanzioni internazionali, dovrebbero essere usati come “garanzia” per consentire prestiti al Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt).

“Il Comitato sanzioni dell’Onu ha bisogno di più tempo per scongelare gli asset”, ha spiegato il Ministro. “L’Italia ritiene che si possano considerare gli asset come una garanzia, quindi non scongelarli, ma consentire dei prestiti”, ha spiegato il Ministro.

“La comunità internazionale sta cercando di convincere in tutti i modi Gheddafi a lasciare il potere, ma sfortunatamente finora Gheddafi non ha risposto a questo appello e continua a macchiarsi di crimini orrendi, come gli stupri di massa”, ha aggiunto.

Quanto al problema immigrazione, Frattini ha sottolineato che anche se l’Italia smettesse di partecipare ai bombardamenti in Libia, il flusso di immigrati libici verso le coste italiane non si fermerà.

“Noi siamo comunque in prima fila. L’Italia è il primo porto di destinazione di tutti quelli che se ne vanno dalla Libia, che vengono anzitutto da noi”, ha detto Frattini.

Ma chi arriva – è stato chiesto – sono immigrati o rifugiati?

“Ci sono molti rifugiati che vanno accolti, ma anche molti migranti economici. Bisogna fare una distinzione. Ci sono paesi tradizionalmente di provenienza dei rifugiati (come l’Eritrea o il Sudan). Ma se qualcuno viene da un paese del centro Africa dove non ci sono problemi è un migrante economico”, ha risposto Frattini.

A proposito delle missioni italiane all’estero, il Ministro ha detto che esse ‘’sono certamente utili e devono essere affrontate in un quadro di collaborazione internazionale: non ci sono né ritiri unilaterali ma neppure status quo a tempo indeterminato.

“Abbiamo già avviato una revisione graduale e concordata (di alcune missioni, ndr), nei Balcani ad esempio, e nel Libano”, ha ricordato Frattini. “Ma si tratta di iniziative che noi concordiamo con gli alleati, le Nazioni Unite e la Nato. Com’è noto, inoltre, il 6 di luglio è prevista una riunione del Consiglio supremo di Difesa che, evidentemente ha una voce in capitolo importante”, ha aggiunto Frattini.

 

Fonte: esteri.it

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