Roma, 16 marzo 2011 – Se per milioni di africani l’acqua pulita è ancora un miraggio, non possiamo lavarcene le mani. È questo il messaggio lanciato da AMREF in vista della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, per ricordare che nell’Africa Subsahariana l’accesso ad acqua pulita è un diritto umano fondamentale tuttora negato a più del 40% della popolazione. «Senz’acqua non c’è salute né sviluppo – spiega Tommy Simmons, direttore generale di AMREF Italia – I danni all’agricoltura sono incalcolabili, il bestiame muore, le lezioni a scuola non si possono svolgere regolarmente e saltano anche gli equilibri familiari, perché le donne sono costrette ad assentarsi per ore alla ricerca di acqua, lasciando incustoditi i figli».
La mancanza di acqua pulita e di servizi igienici adeguati costa ogni anno all’Africa Subsahariana il 5% del suo Pil ed è legata, direttamente o indirettamente, all’80% delle malattie. Nella regione più della metà dei posti letto ospedalieri sono occupati da pazienti affetti da malattie diarroiche, causate dall’utilizzo di acqua contaminata e dall’assenza di servizi igienici, con conseguenze fatali soprattutto per i bambini. Quelli con meno di cinque anni nati in un periodo di siccità hanno tra il 36 e il 50% di probabilità di essere malnutriti, mentre l’accesso ad acqua pulita riduce i tassi di mortalità infantile di oltre il 20%. Per questo AMREF da più di cinquant’anni promuove la costruzione di pozzi, cisterne, acquedotti e la protezione delle sorgenti, con la partecipazione attiva delle comunità locali e la costituzione di comitati tecnici incaricati di seguirne la realizzazione e la successiva manutenzione. Qualsiasi altro approccio che prescinda dal coinvolgimento delle comunità nella costruzione e poi nel controllo e nella gestione delle fonti d’acqua, infatti, è destinato al fallimento.
«Portare acqua in Africa significa allargare la base della partecipazione e puntare sulla formazione di comitati di gestione e di tecnici all’interno delle stesse comunità beneficiarie dei progetti – precisa a questo proposito Mario Raffaelli, presidente di AMREF Italia – Solo così i pozzi sono vissuti come beni di cui la comunità è responsabile e durano nel tempo. Il successo degli interventi, però, passa anche attraverso il rafforzamento del ruolo delle donne nei processi decisionali che riguardano lo sviluppo della comunità. Sono le donne africane, infatti, a pagare il prezzo più alto della mancanza di acqua ed è soltanto attraverso il potenziamento del loro ruolo sociale che il diritto all’acqua può diventare qualcosa di più di una dichiarazione di intenti».
AMREF Italia, in particolare, ha attivato dei progetti idrici in Kenya e Tanzania. In Kenya, un Paese afflitto da carenza idrica cronica, l’intervento consiste nella costruzione di pozzi nei distretti costieri di Malindi e Kilifi e in quelli di Kajiado, Kitui e Makueni, terre aride o semi-aride le cui fonti d’acqua principali – fiumi, dighe e pozzi aperti – sono contaminate, quindi inutilizzabili. Dal 1998 a oggi AMREF ha costruito nel Paese più di 2.600 pozzi e 85 sistemi di raccolta dell’acqua piovana, di cui hanno beneficiato circa 1,5 milioni di persone.
In Tanzania, che occupa la 148esima posizione su un totale di 169 Paesi nella classifica relativa all’Indice di Sviluppo Umano elaborata dall’UNDP, AMREF dieci anni fa ha avviato un progetto nel distretto di Mkuranga, a sud di Dar es Salaam, grazie al quale sono stati costruiti 132 pozzi di superficie, 45 pozzi di profondità e 25 sistemi di raccolta dell’acqua piovana. Tra il 2000 e il 2006 il numero delle famiglie del distretto con accesso ad acqua pulita è balzato dal 25% fino a oltre l’85%. Sono stati inoltre addestrati almeno tre tecnici per ogni villaggio per assicurare il mantenimento delle fonti idriche. L’obiettivo è di garantire l’accesso ad acqua pulita ad almeno 125mila persone entro la fine di quest’anno.
I NUMERI DELL’ACQUA
L’acqua nel mondo
- 884 milioni di persone, pari a circa un sesto della popolazione mondiale, non hanno accesso ad acqua pulita (WHO/UNICEF);
- tra le persone senza accesso ad acqua pulita, otto su 10 vivono in aree rurali (WHO/UNICEF);
- il fabbisogno minimo giornaliero di acqua pulita per bere, cucinare e lavarsi è pari a 20-50 litri per persona (WWAP);
- nei Paesi in via di sviluppo ogni persona in media consuma 10 litri di acqua al giorno per bere, cucinare e lavarsi (WSSCC);
- in Europa ogni persona consuma in media 200 litri di acqua al giorno per bere, cucinare e lavarsi (HDR);
- in Nord America ogni persona consuma in media 400 litri di acqua al giorno per bere, cucinare e lavarsi (HDR);
- 2,6 miliardi di persone, pari a circa due quinti della popolazione mondiale, non hanno accesso ad adeguate misure igieniche (WHO/UNICEF);
- ogni anno 1,4 milioni di bambini, uno ogni 20 secondi, muoiono per la diarrea causata da acqua contaminata e dall’assenza di misure igieniche adeguate (WHO/WaterAid);
- la diarrea è la principale causa di malattia e di morte, e l’88% dei decessi per diarrea sono legati alla mancanza di servizi igienici e di acqua pulita per bere e lavarsi (JMP);
- ogni anno si perdono 443 milioni di giorni di scuola per malattie legate all’utilizzo di acqua contaminata;
- per ogni dollaro investito in infrastrutture idriche e igieniche, se ne ricavano otto in aumento di produttività (UNDP).
L’acqua in Africa
- Nell’Africa Subsahariana più del 40% della popolazione non ha accesso ad acqua pulita (UNICEF);
- il 37% delle persone che nel mondo non hanno accesso ad acqua pulita vive in Africa Subsahariana (JMP);
- nell’Africa rurale in media ogni famiglia spende il 26% del proprio tempo per andare a prendere acqua, un compito che tocca quasi sempre alle donne (WaterAid);
- in media il peso dell’acqua che ogni donna africana trasporta ogni giorno è pari a 20 chili (HDR);
- al ritmo di progresso attuale l’Obiettivo del Millennio che punta a dimezzare entro il 2015 il numero delle persone senza accesso ad adeguate misure igieniche nell’Africa Subsahariana sarà raggiunto solo tra 200 anni (WHO/UNICEF);
- negli ultimi 10 anni gli aiuti per la salute e la lotta all’Hiv/Aids nell’Africa Subsahariana sono cresciuti di quasi il 500%, mentre l’incremento di quelli destinati alle infrastrutture idriche e alle misure igieniche è stato pari soltanto al 79% (OECD);
- nell’Africa Subsahariana le cure per la diarrea assorbono il 12% del budget sanitario e ogni giorno più della metà dei posti letto ospedalieri sono occupati da pazienti affetti da malattie di origine fecale (WSSCC).
L’acqua nella storia
- La Corea del Sud ha fatto investimenti enormi in progetti idrici e misure igieniche negli anni Sessanta, quando il suo reddito pro capite era pari a quello del Ghana. Nel corso di quel decennio la mortalità tra i bambini sotto i cinque anni si è più che dimezzata, anche se il numero del personale medico è rimasto sostanzialmente invariato (WaterAid);
- in Gran Bretagna l’espansione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie nel penultimo decennio del XIX secolo ha contribuito all’incremento di 15 anni dell’aspettativa di vita nei quattro decenni successivi (HDR, 2006).
Fonte: comunicato stampa Amref
Foto: jon gos,lydurs, hypertornado, Water, Sanitation, and Hygiene Photos,