Comunicato stampa – In occasione delle odierne consultazioni sulla Somalia, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si è appellata al Consiglio di Sicurezza dell’ONU affinché tenga particolarmente in considerazione la disperata situazione delle vittime della guerra civile che necessitano di una tutela migliore ed efficace. Il perdurare degli scontri armati in particolare nella regione di Mogadiscio spinge migliaia di persone a fuggire. Da luglio 2010 a oggi 109.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e a fuggire dalla violenza. Molti cercano rifugio nei paesi vicini dove sono però spesso respinti nonostante l’obbligo di accoglienza fissato dalla Convenzione di Ginevra. In considerazione della terribile situazione dei diritti umani in Somalia, la Comunità internazionale dovrebbe aumentare gli aiuti ai paesi vicini affinché possano effettivamente accogliere i profughi somali.
Il 3 gennaio 2011 il Ministero degli interni dello Yemen ha annunciato che espellerà diverse centinaia di Somali entrati illegalmente nel paese. Dal luglio 2010 l’Arabia Saudita ha rimpatriato almeno 4.100 profughi somali e in novembre 2010 il Kenia si è rifiutato di accogliere un gruppo di 8.000 profughi della guerra civile nonostante l’intervento dell’Alto Commissariato per i Profughi delle Nazioni Unite. Secondo l’APM, è ora che il Consiglio di Sicurezza intervenga chiedendo il rispetto della Convenzione di Ginevra.
Nel 2010 lo Yemen ha registrato l’arrivo di circa 16.000 nuovi profughi somali. Ufficialmente il paese ha finora accolto 170.000 Somali. Ancora più persone hanno cercato rifugio in Kenia dove i campi profughi attorno a Dadaab ospitano circa 300.000 persone nonostante i campi fossero inizialmente pensati per poterne accogliere circa 90.000. Tra i profughi nei campi in Kenia ci sono oltre 100.000 bambini in età scolastica. Ogni settimana altre 1.500 persone raggiungono i campi profughi. Essi fuggono da una guerra che solo nel 2010 ha fatto 2.200 morti tra civili.
Secondo l’APM l’esodo dalla Somalia si intensificherà ulteriormente nei prossimi mesi. Lo stato africano infatti è minacciato dalla carestia a causa delle scarse piogge autunnali che fanno temere enormi perdite agricole. La mancata produzione di beni alimentari renderebbe ancora più problematica la già difficile situazione della popolazione civile.
Fonte: associazione popoli minacciati