Nigeria: FERMATE GLI SCONTRI!

Forse non ci si può aspettare niente di buono per la regione del delta del Niger dove il più grande esercito presente in Africa sta combattendo contro un piccolo gruppo di dissidenti.

Le vittime civili di questi conflitti stanno attirando l’attenzione di tutto il mondo.

Il gruppo armato chiamato MEND, Movimento per l’emancipazione dell popolazioni del delta del Niger (Movement for the Emancipation of Niger Delta people), è nato solo pochi anni fa, tuttavia, come era loro intenzione, sono riusciti a dimezzare la produzione di petrolio del paese africano più ricco di oro nero, la Nigeria.

Con i continui rapimenti di molti lavoratori stranieri del settore petrolifero, hanno trasformato la Nigeria nell’Afghanistan dell’Africa e sono diventati molto famosi nei media mondiali.

Certamente l’esercito della Nigeria è conosciuto in tutto il mondo per la sua intolleranza. Proprio per questo molti ancora si chiedono come sia stato possibile che un gruppo di ribelli sia riuscito a nascere sotto il naso di un esercito con una simile reputazione. Lo stesso esercito che, anche se malvolentieri, il 29 maggio 1999 lasciava il potere al governo civile.

Adesso si trovano nuovamente in una fase calante e stanno cercando di eliminare qualsiasi ostacolo si trovi sul loro cammino.

Durante una mostra d’arte organizzata presso l’ambasciata italiana di Abuja la scorsa settimana, il premio Nobel Wole Soyinka ha deciso di esprimere la sua rabbia, come ha scritto il quotidiano nigeriano This Day, uno dei più importanti del paese:

“Queste atrocità devono essere fermate immediatamente. Guardate Odi. E’ una vergogna e uno schiaffo per tutta la Nigeria. Questa specie di attacco massiccio viene usato in modo indiscriminato. Ci sono più vittime tra i civili che tra i militari. E’ qualcosa che va contro qualsiasi coscienza, è inaccettabile. Alcuni di questi prima o poi sfileranno di fronte al tribunale internazionale per crimini contro l’umanità e perciò è meglio che siano fermati subito prima che i crimini raggiungano per gravità quelli del sudanese Bashir”.

In un altro articolo apparso sul Daily Sun il 25 maggio si riprende il commento di Femi Eseku sugli ultimi sviluppi della situazione nel delta del Niger: “Questo mese, maggio 2009, sarà probabilmente ricordato da molti nigeriani come il periodo più catastrofico nella storia del nostro paese. Questo mese è stato il periodo di tempo in cui il governo della Nigeria guidato dal presidente Umar Musa Yar’Adua e attraverso le azioni della Joint Military Task Force(s) (JTF), che comprende l’esercito, la marina e l’aviazione, ha deciso di bombardare ed annientare una parte della popolazione del delta del Niger, a causa di pochi ribelli armati le cui agitazioni sono sincere. Si è permesso che la situazione degenerasse in un caos dove non vige alcuna legge e sono stati sabotati i progetti sia dei veri che dei supposti combattenti per la libertà. Inoltre, questo mese sarà ricordato come quello in cui il governo, nonostante le proteste dei nigeriani sotto l’egida del movimento sindacale, ha ignorato la richiesta di non deregolamentare i settori economici meno solidi”.

Le attuali crisi stanno sicuramente comportando un calo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali, come è stato negli anni passati, da quando il gruppo armato ha sorpreso le multinazionali del petrolio che operano nel delta del Niger. Tuttavia, a causa della crisi economica globale, certamente non è un buon periodo per continuare a fare “business as usual”, cioè continuare a fare affari come sempre, nel momento in cui vengono colpiti i villaggi dei nigeriani insieme alle terre che Dio ha dato loro.

Non molti conservatori appoggiano il governo federale con i suoi continui abusi o quando permette che le multinazionali del petrolio abusino degli equilibri ecologici e dei diritti delle popolazioni locali del delta del Niger. Tuttavia, come spesso dicono molti nigeriani, combattere il fuoco con il fuoco non dovrebbe essere l’unica opzione.  Questo rischia di offrire opportunità ai miscredenti che vogliono sabotare il sincero processo di pace per obiettivi personali e portare il paese in un inimmaginabile baratro di tradimenti e corruzioni che è stato la causa del problema.

“Usare tutte le strade compreso il coinvolgimento della comunità internazionale per una soluzione pacifica dovrebbe essere la strategia da incoraggiare nel Delta del Niger”, mi ha detto un nigeriano. Sottolineando ulteriormente il suo punto di vista, lo stesso ha detto: “A meno che il MEND non abbia giocato eccessivamente sulla fiducia, dovrebbe aver capito che non sconfiggerà mai le forze militari nigeriane neanche con un miracolo. E se i disordini dovessero moltiplicarsi e sfuggire a qualsiasi controllo, la Nigeria diventerà per loro un posto troppo piccolo per nascondersi. Non sono sicuro che ci sia un paese vicino disposto a farli entrare senza prendere in considerazione il peso delle forze armate nigeriane che graverebbe su quello stato e che sposterebbe il conflitto al confine con quello stato. Mettiamo fine a ogni violenza e cerchiamo altri strumenti per risolvere i nostri problemi.”

Dopo tutto la giustizia non può essere negata. Come pubblicato dal sito web Niger Delta News Headlines, 16 organizzazioni straniere della società civile stanno portando il presidente Umaru Yar’Adua e la joint task force (JTF) di fronte alla Corte penale internazionale con l’accusa di aver violato i diritti umani nel delta del Niger.

Queste organizzazioni sono: Trans Africa Forum, Centre for Civil Society, Environmental Justice Project of the University of KwaZulu-Natal,  Sweet Crude, Communities for a Better Environment, the Borneo Project, the Justice in Nigeria Now and the Center for Third World Organizing.

Altre organizzazioni sono: Global Exchange, Rainforest Action Network, Asian Pacific Environmental Network, Crude Accountability, Oil Change International, Counter Corp, Foreign Policy in Focus and Sustainable Energy and Economy Network.

Secondo questi gruppi i militari hanno bombardato da terra, dal mare e dal cielo le comunità di Oporoza, Kurutie, Kunukunuma, Kokodiagbene, Okerenkoko, Azama, Benikurukuru e Ubefan nella Gbaramatu Local Government Area, con la scusa di attaccare i ribelli.

Difendendo l’operato della JTF, il portavoce Col. Rabe Abubaka ha detto: “E’ appropriato considerare che in tutte le ricerche svolte nelle comunità dalla JTF fino a questo momento, sono state trovate grandi quantità di armi e munizioni, così come di ostaggi rapiti dai ribelli.  Con i successi registrati finora, la Task Force vuole smentire l’accusa in base alla quale le forze militari starebbero colpendo alcuni individui o alcuni gruppi etnici. Abbiamo condotto le operazioni nel modo più professionale e le operazioni di sicurezza sono concentrate solamente nelle aree dove sono presenti i ribelli e i loro rifugi dove vengono trattenute le persone rapite. Non è un’operazione casuale. Stiamo sollecitando la cooperazione del pubblico, soprattutto di coloro colpiti da questa epurazione, di fornirci informazioni  che porteranno all’arresto dei miscredenti che terrorizzano le persone innocenti delle comunità”.

 

Ewanfoh Obehi Peter

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