Vitarte propone tra gli eventi collaterali, l’esposizione d’arte contemporanea africana “L’Africa nei loro occhi” che presenta, undici artisti per sei paesi dell’area subsahariana:
- Cheri Cherin, Pierre Bodo, Amani Bodo, Jean Paul Nsimba Mika (Repubblica democratica del Congo);
- George Lilanga da Nyama (Tanzania);
- Almighty God (Ghana);
- Bruce Onobrakpeya, Prince Twins Seven Seven, (Nigeria);
- Kivuthi Mbuno (Kenya);
- Ester Mahlangu e Churchill Madikida (Sud Africa).
Un’attenta selezione curatoriale di dipinti, sculture e video porteranno il grande pubblico, che affollerà gli spazi del Ex Convento dei Carmelitani Scalzi per la settima edizione di Vitarte, in un’atmosfera tipicamente “africana”.
L’associazione Culturale Kyo presenterà la propria collezione d’arte contemporanea africana, che verrà integrata per l’occasione da altre opere prestate da artisti, collezionisti, gallerie europee e africane.
Antonella Pisilli nel testo critico che accompagna la mostra scrive: “Quando si parla di arte africana si tende generalmente ad uniformarla in un unicum modo di fare arte disattendendo la vastità e diversità di stili e tecniche artistiche specifiche per ogni Paese, la mostra “L’Africa nei loro occhi” illustra universi culturali africani visti ed elaborati dal vissuto dell’artista africano alle prese con la contemporaneità e la globalizzazione.
Il Ghana, la Repubblica Democratica del Congo e gli altri Stati africani coinvolti nel progetto animano un confronto interculturale mantenendo radici comuni e condividendo gli stessi problemi che li affliggono. Il genius loci del puro artista africano attraversa il continente in modo trasversale, la scelta ricade scrupolosamente sugli artisti che non hanno avuto contaminazioni occidentali e che guardano il loro paese con l’autenticità dell’occhio africano puro.
La vastità del continente nero abbraccia diverse culture, tradizioni e linguaggi artistici diversi tra loro, un confronto interculturale che delinea un’unica identità artistica attenta alla società ed ai bisogni delle popolazioni martoriate da fame guerre e carestie.
Nonostante i grandi successi internazionali e l’acquisizione di fama e ricchezza artisti come Cheri Cherin, Pierre Bodo, Almighty God, Bruce Onobrakpeya, hanno preferito rimanere a vivere nella loro terra dimostrando un profondo attaccamento alle proprie radici culturali e identitarie.”