E’ possibile, a partire da quanto è successo a Rosarno più di un mese fa, riflettere insieme a chi lì vive e lavora, straniero o autoctono, su come costruire le condizioni di una serena convivenza che abbia come presupposto il principio costituzionale dell’uguaglianza, il rispetto della dignità e dei diritti di tutti?
Quanto è importante, per raggiungere questo obiettivo, non lasciare sole le tante Rosarno d’Italia, meta di grandi flussi migratori?
Può Rosarno, piccolo paese del sud che soffre la prepotenza della ‘ndrangheta e l’assenza dello stato, con un’ economia prevalentemente agricola e una forte presenza di lavoro bracciantile, offrire l’occasione di un confronto che tratti il tema dell’immigrazione con gli occhi dei protagonisti ma anche di chi se ne occupa nel sociale, negli organismi internazionali, nell’economia, nelle istituzioni?
Si può partire da quei terribili giorni per sollevare la questione dello sviluppo nel sud del Paese? Avviare un percorso di “risanamento” del mondo della produzione agricola, ricercando soluzioni che vedano gli interessi dei braccianti stagionali stranieri e quelli dei produttori, soprattutto dei tanti piccoli proprietari, al centro di una sperimentazione che consenta una rinascita di quell’area?
A questi interrogativi cercheremo di rispondere il primo marzo in un’assemblea pubblica che si terrà alle 15.30 all’Auditorium del liceo Piria di Rosarno.
Dopo l’introduzione di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci, interverranno
- Fausto Bertinotti, presidente della Fondazione Camera dei deputati;
- Tito Boeri, economista, docente all’Università Bocconi di Milano;
- Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati;
- Pap Kouma, scrittore di origine senegalese residente a Milano.
- Concluderà Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci.
- Presiederà il dibattito Giuseppe Fanti, presidente Arci Reggio Calabria;
- coordinerà Giuseppe Scandinaro, presidente del circolo Arci di Rosarno.