Di Stefano: «Ora Ice più forte con le imprese nel nuovo Cda» (Il Sole 24 Ore)
Il nuovo Cda Ice nasce dall’ esigenza di ascolto delle istanze di un tessuto economico italiano sempre più proiettato verso l’internazionalizzazione. Spezzando lo schema della spartizione politica, e volenterosi di avviare un nuovo corso votato al gioco di squadra e al perseguimento di obiettivi ambiziosi, abbiamo deciso di coinvolgere in questo percorso le maggiori associazioni datoriali del Paese». Il sottosegretario M5S agli Esteri con delega al commercio estero, Manlio Di Stefano, saluta così le nomine all’agenzia guidata dal presidente Carlo Maria Ferro approvate ieri dal Consiglio dei ministri: nel Cda entrano Barbara Beltrame, vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione, Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, Daniele Vaccarino, numero uno di Cna, e Josè Rallo, amministratrice delegata di Donnafugata».
È l’addio del M5S al pregiudizio anti-impresa?
«Il M5S non ha mai avuto pregiudizi verso chi, con il proprio lavoro, contribuisce a rendere prospero il nostro Paese. Siamo i primi a voler coinvolgere le migliori sensibilità del mondo dell’impresa su temi come il sostegno all’export di beni e servizi, l’approdo delle nostre Pmi su mercati internazionali dalle dinamiche più varie, le epocali transizioni digitali e ambientali in corso su scala globale. Se, come crediamo, vinceremo questa scommessa, il made in Italy potrà affermarsi sempre di più come protagonista indiscusso nelle dinamiche, purtroppo sempre più complesse, del commercio mondiale».
Come è nata la scelta del Cda Ice?
«Deriva da un confronto costruttivo e franco con il mondo associativo. Un confronto sulla sostanza, non sulla forma. L’agenzia opera con la missione primaria di fornire sostegno alle realtà italiane volenterose di affacciarsi fuori dai confini nazionali e riteniamo che per realizzare questo obiettivo lavorare fianco a fianco con i fruitori stessi dei servizi Ice sia di gran lunga la soluzione più idonea. Non è quindi una questione di nomi, ma di visioni di futuro e progettualità da modellare insieme all’industria, all’artigianato, al commercio, ai comparti agricolo e agroalimentare con tutte le loro peculiarità».
L’ Ice è uno dei maggiori esecutori del Patto per l’export che il ministro Luigi Di Maio ha firmato l’8 giugno con i rappresentanti delle imprese in risposta alla crisi Covid.
«Con la sua sede centrale in Italia e i suoi uffici in tutto il mondo, da quest’anno sempre più integrati nella rete diplomatico-consolare e nella struttura del ministero degli Affari esteri, l’Ice svolge un ruolo centrale. In un momento di crisi è ancora più importante che le attività strategiche svolte da Ice, come la realizzazione del piano globale di comunicazione per il mando del made in Italy, al momento in fase di assegnazione, e la messa a terra degli ingenti fondi del piano straordinario per l’internazionalizzazione delle nostre imprese nel 2020-21, mirino a un coinvolgimento sempre più diretto dell’utenza anche in fase gestionale. Il nuovo Cda dovrà mirare a questo».
Che cosa vi aspettate?
«Un Ice sempre più al passo con le tendenze del commercio mondiale e in grado di parlare il linguaggio delle imprese, in particolare delle Pmi. L’agenzia sta assumendo nuove professionalità che permetteranno di presidiare in maniera più strutturata tutti i settori del nostro tessuto economico, inclusi quelli meno iconici e tradizionali, forse parzialmente tralasciati in passato. È forte, tra l’altro, l’attenzione verso l’attrazione di investitori esteri, l’espansione internazionale delle imprese innovative, la promozione del made in Italy mediante modelli che coinvolgono piattaforme digitali e comparto audiovisivo. Oltre a perseguire questa nuova vocazione, l’Ice resterà forte nel presidio del settore fieristico, e i suoi uffici nel mondo continueranno ad essere la casa degli esportatori e investitori italiani».
Quali sono i mercati che oggi ritenete più promettenti?
«Stando ai dati Istat relativi ai primi otto mesi del 2020, seppur in un contesto di calo generalizzato delle esportazioni riconducibile alla pandemia, registriamo risultati confortanti per l’export italiano in Giappone, Cina, Asean (di cui l’Italia è divenuta partner di sviluppo poche settimane fa), America settentrionale, oltre a una sostanziale tenuta del commercio intra-europeo. Immaginiamo quindi di continuare a presidiare queste aree con la massima attenzione, senza per questo trascurare mercati emergenti storicamente molto dinamici ma più in difficoltà in questa specifica fase».
Fonte: esteri.it