L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede alla comunità internazionale di esercitare maggiore pressione sul governo del Burundi affinché riprenda il colloqui di pace mediati dall’Unione Africana (AU) in Tanzania.
Il boicottaggio del dialogo con i movimenti di opposizione peggiora la crisi del paese. Il dialogo avviato autonomamente dal governo del Burundi è invece una farsa. Già da tempo nel paese non è possibile esprimersi liberamente senza dover temere l’arresto o peggio, l’assassinio. Il governo del Burundi ha annullato l’incontro con i movimenti di opposizione previsto per oggi ad Arusha (Tanzania) senza indicare una nuova possibile data. Le parti avrebbero dovuto cercare una soluzione politica alla crisi che da aprile 2015 ha già causato 400 vittime nel paese africano.
Il boicottaggio dei colloqui di pace rappresenta un grave contraccolpo per il lavoro di mediazione fatto dall’Unione Africana. I governi africani e il Consiglio di sicurezza devono far capire al governo del Burundi che non vi è alcuna alternativa ai colloqui di pace tenuti all’estero. Il governo burundese preferirebbe infatti dialoghi tenuti nel proprio paese ma è illusorio pensare che questi possano essere reali se le opposizioni non possono esprimersi liberamente, si sentono minacciate e hanno paura di rappresaglie.
La catastrofica situazione dei diritti umani in Burundi evidenzia l’impossibilità di un dialogo libero nel paese. Da tempo chi critica il regime subisce persecuzioni sistematiche e viene isolato. Negli ultimi due anni più di 100 giornalisti sono fuggiti dal Burundi. Da aprile 2015 ad oggi 13 importanti organizzazioni per i diritti umani sono state chiuse dalle orze dell’ordine e molti dei collaboratori delle organizzazioni sono dovuti fuggire all’estero.
Fonte: comunicato stampa