Gentiloni: “I Paesi del no sono poco lungimiranti”
Il ministro: i flussi migratori cambiano, sbagliato opporsi al piano Juncker
di Alberto Simoni
«Tutta questa resistenza al piano Immigrazione della Commissione europea mi sembra poco lungimirante». Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è sempre stato prudente, evitando trionfalismi anche quando – a metà maggio – l’Italia avrebbe potuto rivendicare come un successo l’aver trasformato il dossier immigrazione in qualcosa di europeo e condiviso. I numeri in fondo, 24 mila «ricollocamenti» in Europa in due anni a fronte di 57 mila ingressi in Italia nel solo 2015, invitano al realismo: non sarà certo il piano della Commissione a risolvere come con un colpo di «bacchetta magica» ogni guaio. Ma avverte Gentiloni, «un rinvio sarebbe soprattutto un segnale di impotenza dell’Unione Europea».
Signor ministro, si era partiti alla grande fra accordi e intese più o meno vincolanti sull’ospitalità dei profughi; sui finanziamenti, sulle fotosegnalazioni, sulla redistribuzione. Poi fra distinguo e sfumature diventate sempre più marcate, il piano si è annacquato. Come finirà?
«Credo che il negoziato sia aperto, i Paesi membri dialogano, i rapporti di forza non sono peggiorati rispetto all’inizio, i contrari alla proposta della Commissione, che noi abbiamo sempre sostenuto, sono sempre i soliti. Io mi auguro solo che l’esecutivo Ue non faccia passi indietro sul suo piano».
Che sensazioni ha?
«Negli incontri che ho avuto negli ultimi dieci giorni con i vertici Ue, con il Commissario per l’immigrazione Avramopoulos e il vicepresidente Timmermans oltreché Federica Mogherini, ho avuto conferme che terranno fermo il piano, ovvero la proposta di redistribuzione di una parte dei richiedenti asilo tra i diversi Paesi».
Ha lamentato che servirebbero però più soldi per i Paesi maggiormente coinvolti.
«Servono più risorse per chi come noi o la Grecia è in prima linea nell’accoglienza. Sessanta milioni di euro non è un impegno sufficiente, sono davvero pochi per la prima superpotenza economica del mondo».
La bozza del vertice Ue contiene il rimpatrio dei migranti, quelli che arrivano per motivazioni economiche, sia pur mascherato dietro un linguaggio più formale. È una soluzione?
«Non c’è una singola misura che risolve la questione. Neanche i rimpatri».
Perché?
«Anzitutto i procedimenti di espulsione sono individuali, poi bisogna avere come controparte dei governi stabili»
Un po’ macchinoso come meccanismo…
«Sa cosa? Sento soluzioni fantasiose quando si parla di migranti: facciamo campi in Libia, respingiamoli in mare, mettiamoli tutti su un’isola. Gente che soffia sul fuoco e dipinge la situazione attuale come se un’orda di terroristi ci avesse invaso e portato epidemie; questo tipo di agitazione non aiuta e non si addice a chi ha responsabilità istituzionali. Verso chi fugge da guerre e dittature devono valere i principi elementari di umanità. Il che non vuol dire, ovviamente, trasformare le nostre piazze in centri di accoglienza».
Mettiamo in fila ministro allora queste misure utili ad affrontare il fenomeno migratorio alla radice.
«Stiamo lavorando con le agenzie Onu per trattenere i migranti nei Paesi in cui transitano; bisogna stringere accordi con i governi per impedire che vi siano partenze. E in questo senso abbiamo vecchie e nuove intese con Tunisia, Egitto, Turchia e Gambia; bisogna affrontare il nodo dei conflitti in corso come Libia, Siria, Eritrea. ma bisogna dire la verità: con l’immigrazione faremo i conti per anni. Non scompare per miracolo, va gestita e regolarizzata. La vera soluzione, l’unica, è una gestione globale, complessiva. Allora la proposta della Commissione non è la bacchetta magica, ma è una prima risposta».
Sui trasferimenti obbligatori non rischia di saltare tutto?
«Prenda la situazione nel Nord-Est dell’Europa»
Non ci sono mica sbarchi lì…
«No, ma i flussi mutano. Oggi la Grecia è più coinvolta dell’Italia ad esempio. E chi è in grado di prevedere che con la crisi in atto – ad esempio in Ucraina – non ci si troverà dinanzi, e mi auguro ovviamente di no, in futuro a un’emergenza? E allora che faranno quei Paesi che oggi sono contrari alle quote obbligatorie? Chiederanno una ripartizione? Rimanere pregiudizialmente ostili alla bozza della Commissione Ue è segno di mancanza di lungimiranza»
Intanto la polizia francese sbarra l’ingresso agli immigrati al confine di Ventimiglia. Ma non c’è il Trattato di Schengen?
«Le regole valgono per tutti, anche Schengen. Basta con lo scaricabarile».
Fonte: esteri.it