Sotto le sabbie del deserto, sulle coste della Libia, è rimasta sepolta per lunghi secoli una delle più ricche città romane del Mediterraneo: Leptis Magna. Grazie al lavoro compiuto dagli archeologi italiani però, il centro è tornato alla luce.
Sabrata
Così come sono tornate alla luce le bellezze di Sabrata, un’altra città della Libia nord-occidentale fondata dai Fenici e poi conquistata dai Romani. Dal 1968, infatti, l’Università di Macerata, grazie all’impegno di Antonino Di Vita – nel 1962 Adviser del governo libico per le antichità della Tripolitania e poi, fino al 2011, professore di Unimc e fondatore del “Centro di ricerca e documentazione sull’archeologia dell’Africa settentrionale” – ha svolto scavi, ricerche e restauri monumentali in Libia, soprattutto nelle città di Leptis Magna e Sabratha. Tutto in stretta collaborazione con il governo libico e con il ministero degli Affari esteri.
45 anni di attività archeologica
Proprio per celebrare i suoi 45 anni di attività archeologica in Libia, l’Ateneo ha organizzato nei prossimi giorni, una mostra e una giornata di studi. L’attività di ricerca dell’Ateneo marchigiano ha consentito la ricostruzione di alcuni tra i più importanti monumenti dell’intera Africa settentrionale a cominciare dal grandioso Mausoleo B di Sabratha che con i suoi 23 metri di altezza costituisce uno dei massimi esempi dell’architettura “barocca” tardo-ellenistica. Il Mausoleo è stato scavato e rialzato fin dalle fondamenta dopo un lunghissimo lavoro di recupero dei blocchi crollati e dispersi su una vasta superficie.
Sidret el-Balik e Leptis Magna
Una scoperta italiana è anche l’area sacro-funeraria di Sidret el-Balik, che con i suoi 180 mq di pareti affrescate, crollate nel terremoto del 365 d.C. e rialzate con un paziente lavoro di anni – con scene di città, animali e cavalieri – costituisce il più grande complesso pittorico dell’Africa tardo-romana.
Senza dimenticare il monumentale arco quadrifronte innalzato a Leptis Magna in onore dell’imperatore Settimio Severo e della sua famiglia (originari della città) e che finalmente, dopo lunghe e complesse opere di anastilosi e restauro, è stato portato a termine ed accoglie, così come nell’antichità, i visitatori all’ingresso della città. Molti, infine, sono poi stati gli studi dedicati a rendere noti alcuni tra i più importanti edifici delle città di Tripolitania (ovvero Oea, Sabratha e Leptis Magna) scavati dagli italiani prima della guerra, e tra essi i templi e gli edifici del Foro vecchio, l’arco di Traiano, l’anfiteatro e il circo di Leptis Magna, l’anfiteatro e le tombe dipinte di Sabratha. Alle tombe dipinte di Sabratha, patrimonio straordinario da tutelare e conservare, sono dedicati i più recenti interventi di restauro e valorizzazione tuttora in corso.
Fonte: esteri.it