Sei cose in cui credeva Nelson Mandela e di cui molte persone non vogliono parlare
Nel desiderio di celebrare la vita di Nelson Mandela — una figura iconica che ha vinto il brutale regime dell’apartheid sudafricano — è forte la tentazione di omologare i punti di vista in qualcosa in cui ognuno può identificarsi. Tuttavia, questa non è una rappresentazione corretta dell’uomo.
Mandela è stato un attivista politico ed un agitatore. Non ha evitato le controversie e non ha cercato — né ottenuto — un’unanime approvazione. Prima e dopo la sua liberazione dal carcere, ha sostenuto apertamente una piattaforma progressista e provocatoria. Di recente un commentatore ha detto, dopo l’annuncio della morte del combattente per la libertà: “Mandela non sarà mai, e dico mai, il vostro menestrello. Nei prossimi giorni ci proverete, e ci riproverete a fare di lui qualcosa che non era, e fallirete. Proverete a lisciarlo, a insabbiarlo, a togliergli il suo Malcolm X. Proverete a distogliere dalla vista la sua rabbia.”
Mentre il mondo ricorda Mandela, qui ci sono alcune delle cose in cui credeva e su cui molti sorvoleranno.
1. Mandela maledisse la guerra in Iraq e l’imperialismo americano. Mandela definì Bush “un presidente che non ha lungimiranza, che non pensa correttamente,” e lo accusò di “voler far piombare il mondo in un olocausto” andando in guerra in Iraq. “Tutto ciò che (il sig. Bush) vuole è il petrolio iracheno,” disse. Mandela ipotizzò finanche che l’allora Segretario Generale Kofi Annan fosse stato scalzato nel processo [decisionale, NdT] perché nero. “Non lo fecero mai quando i segretari-generali erano bianchi,” disse. Vide la guerra in Iraq come uno dei problemi più grandi dell’imperialismo americano nel mondo. “Se c’è un paese che ha commesso atrocità inenarrabili nel mondo, si tratta degli Stati Uniti d’America. A loro non importa,” ha detto.
2. Mandela definì la libertà dalla povertà come un “fondamentale diritto umano.” Mandela considerava la povertà come uno dei grandi mali del mondo, e parlò contro la disuguaglianza ovunque. “La povertà di massa e l’oscena disuguaglianza sono terribili flagelli dei nostri tempi — tempi in cui il mondo vanta incredibili progressi nella scienza, nella tecnologia, nell’industria e nell’accumulazione della ricchezza — che devono essere classificati insieme alla schiavitù e all’apartheid come mali sociali,” disse. Considerava la fine della povertà come un dovere umano di base: “Superare la povertà non è un gesto di carità. E’ un atto di giustizia. Vuol dire proteggere un diritto umano fondamentale, il diritto alla dignità e ad una vita decente,” diceva. “Fino a quando esisterà la povertà, non ci sarà vera libertà.”
3. Mandela criticò la “Guerra al terrorismo” e l’etichettatura degli individui come terroristi senza processo. Sulla lista statunitense dei terroristi fino al 2008 egli stesso, Mandela era un sincero critico della guerra al terrorismo del presidente George W. Bush. Mise in guardia contro l’etichettatura veloce dei terroristi senza processo. Sebbene chiese che Osama bin Laden fosse processato, Mandela sottolineò che “l’etichettatura di Osama bin Laden come terrorista responsabile per quegli atti prima di essere stato processato e condannato potrebbe essere visto come un indebolimento di alcuni principi di base dello stato di diritto.”
4. Mandela denunciò il razzismo in America. In un viaggio a New York nel 1990, Mandela fece il punto durante una visita ad Harlem ed elogiò le lotte degli afroamericani contro “le ingiustizie della discriminazione razzista e della disuguaglianza economica.” Ricordò ad una grandra folla nel Yankee Stadium che il razzismo non è un fenomeno esclusivamente sudafricano. “Mentre ci avviciniamo all’ultimo decennio del 20mo secolo, è intollerabile, inaccettabile, che il cancro del razzismo stia ancora divorando il tessuto delle società in diverse parti del nostro pianeta,” disse. “Tutti noi, neri e bianchi, non dovremmo risparmiarci nella lotta contro tutte le forme e manifestazioni di razzismo, ovunque e ogni volta che [quest’ultimo] solleva la sua brutta testa.”
5. Mandela abbracciò alcuni dei più importanti nemici politici dell’America. Mandela suscitò sorpresa e rabbia in comunità americane per aver rifiutato di denunciare il dittatore cubano Fidel Castro o il colonnello libico Muammar Gheddafi, che avevano sostenuto Mandela contro l’apartheid sudafricano. “Uno degli errori che il mondo occidentale fa è quello di pensare che i suoi nemici dovrebbero essere i nostri nemici,” spiegò ad un’audience di una TV americana. “Noi abbiamo la nostra battaglia.” Aggiunse che quei leader “avevano messo a nostra disposizione le risorse per vincere la lotta.” Inoltre definì il controverso leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina Yasser Arafat “un compagno in armi.”
6. Mandela fu un instancabile sostenitore dei sindacati. Mandela visitò le organizzazioni dei lavoratori dell’auto di Detroit durante il viaggio negli Usa ed immediatamente sostenne una parentela con loro. “Sorelle e fratelli, amici e compagni, l’uomo che sta parlando non è uno straniero qui,” disse. “L’uomo che sta parlando è un membro dell’UAW. Sono la vostra carne e il vostro sangue.”
Fonte: thinkprogress.org