Quando si verificano terremoti politici, economici e sociali, sono principalmente le donne che finiscono per occuparsi dei giovani, degli anziani e degli infermi.
Oggi in Zimbabwe l’instabilità politica e la violenza ha reso le donne e le ragazze più vulnerabili. Le bande armate e i veterani di guerra le hanno preso di mira forzandole a partecipare a riunioni politiche e a veglie notturne.
In questi centri politici le giovani donne sono più vulnerabili ed è più probabile che vengano violentate e che subiscano altre violenze semplicemente per il fatto di essere donne.
Quando scoppiò la violenza nei villaggi rurali dopo le elezioni del 29 marzo scorso, la maggior parte degli uomini che facevano parte dell’opposizione politica si trasferirono nei centri urbani lasciando le donne sole a casa a prendersi cura della famiglia. Molte non avevano più neanche la casa perché era stata distrutta. Così intere famiglie erano costrette a cercare rifugio nelle città.
Secondo l’Associzione dei Medici per i Diritti Umani dello Zimbabwe (ZADHR), sono proprio le donne a sopportare le conseguenze delle violenze politiche. La stessa associazione fa sapere che un terzo dei pazienti visitati come vittime delle violenze motivate politicamente sono donne, tra queste anche donne incinte.
A causa delle difficoltà economiche delle famiglie, gruppi di donne sono scesi in piazza contro il governo. Centinaia di loro, alcune di queste addirittura con i loro bebé, sono state arrestate dalla polizia e rinchiuse in cella.
Per sostenere economicamente la propria famiglia, la maggior parte delle donne ha comprato beni dai paesi vicini per rivenderli nel proprio paese. Una decisione dettata dall’andamento dell’inflazione che ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei beni di largo consumo oltre la portata del consumatore medio. Per ritorsione il governo ha distrutto i magazzini di queste donne durante l’operazione Murambtsvina.
La distribuzione delle terre e la conseguente Operation Murambatsvina hanno distorto gli equilibri delle famiglie. Centinaia sono state costrette a trasferirsi in diverse zone e le famiglie sono state costrette a separarsi. Nella separazione, sono le madri che sono rimaste con i bambini.
Le donne non possono permettersi di portare i figli negli ospedali a causa delle tasse troppo alte. L’assistenza sanitaria, un tempo gratuita, è adesso fuori dalla portata di molti. All’ospedale Parirenyatwa, uno dei più grandi di Harare, la capitale dello Zimbabwe, per essere visitati con ricetta del medico curante il paziente deve pagare 5 milioni di dollari dello Zimbabwe (circa 107 euro), mentre un malato che arriva in ospedale senza prescrizione medica deve pagare 680 milioni di dollari (circa 14.000 euro).
In Zimbabwe l’aspettativa media di vita per le donne, che sono la colonna vertebrale della famiglia, è di 34 anni – una delle più basse del mondo. L’aspettativa di vita dopo la nascita che era aumentata a 60 anni nel 1980 e a 66 nel 1997, nel 2003 è piombata a 35 anni.
Le donne sono anche a rischio HIV/Aids. Si stima che le persone che vivono con questa malattia siano circa 1,8 milioni (UNAIDS, 2007), 3000 persone muoiono ogni settimana (Ministry of Health and Child Welfare, 2005).
La maggior parte degli studenti lascia le università e altre istituzioni educative al terziario perché i genitori non possono permettersi né tasse universitarie vergognose, né spese per vivere. Sfortunatamente per le studentesse, il principio dell’educazione per tutti non è stato rispettato.
La situazione ha costretto le bambine a restare a casa per dare una mano alla gestione della famiglia. Le poche studentesse lasciate negli istituti di educazione superiore potrebbero essere costrette a prostituirsi per pagare le tasse.
Dei 3,1 milioni di cittadini dello Zimbabwe che hanno lasciato il paese, le donne sono la parte più importante e ringraziano le donne emigrate che inviano soldi in Zimbabwe per mantenere le famiglie.
Di Rhodah Mashavave
Foto di: babasteve