Zimbabwe: lettera di un giovane

Riportiamo qui sotto la lettera scritta dal ventiseienne Lance Muteyo alla mailing list degli ecumenici italiani sulla situazione in Zimbabwe.

Mi chiamo Lance Muteyo, e sono nato il 22 di agosto 1982 ad Harare, la capitale dello Zimbabwe, nell’Africa meridionale. Sono un poeta e suono ben sette strumenti tradizionali del mio paese. Alcuni miei lavori (poesie e opere di teatro) sono pubblicate sul sito www.poetry.com. Sono autore del libro chiamato “African Prophecies” (Profezie africane). Ho vissuto in Italia per un anno e mezzo e ho partecipato alla Conferenza per la Pace Mondiale delle Chiese Battiste.


Sono uno dei coordinatori di un Programma per le adozioni a distanza che è sostenuto dall’associazione UCEBI, in collaborazione con la Convenzione delle Chiese Battiste dello Zimbabwe. Tantissime famiglie italiane sostengono all’incirca un migliaio di orfani, i cui genitori sono morti di AIDS. In più, qui in Zimbabwe si è verificata da poco una epidemia di colera che ha ucciso alcune centinaia di persone. la maggioranza della popolazione, incluso me, non ha accesso ad acqua potabile. Di conseguenza, è stata creata una associazione tra la Emmanuel Baptist Church di Harare, la mia chiesa, nella persona del Reverendo Chiromo e l’UCEBI. Questo progetto ha permesso la realizzazione di due pozzi, da cui hanno tratto beneficio circa 150.000 abitanti di due zone residenziali.

Lavoro anche come volontario in funzione di Direttore del Gruppo d’Arte dei Cristiani africani per la lotta all’AIDS (AChrA Network), un gruppo autonomo sotto il coordinamento della Emmanuel Baptist Church. Utilizziamo saperi di cultura locale per combattere questa pandemia. Perciò, cerchiamo di ricostruire il tessuto sociale tra i Cristiani e la comunità in generale per cercare di capire soluzioni casalinghe che sono facilmente accessibili ed economiche. Molti giovani stanno assassinando la loro cultura a causa delle forze livellatrici della globalizzazione e sfortunatamente la chiesa viene usata come uno strumento di erosione culturale per uccidere la cultura natia. Sì, questa è la mia trovata e la base per la rivelazione spirituale partita dal reverendo C. Chiromo, il mio pastore.

Sono un Cristiano e sono pienamente coinvolto nella vocazione sacerdotale. Ho trascorso la maggior parte del mio tempo libero nella recitazione di poesie e nella scrittura di opere teatrali.

 Sono uno dei maggiori scrittori della mia generazione in Zimbabwe e tutte le mie storie cercano di preservare le credenze africane o ciò che noi chiamiamo “ubuntu”. 

Possiedo una laurea in Sociologia ed Antropologia ottenuta presso l’Università dello Zimbabwe. Svolgo l’attività di terapeuta di famiglia, di psicologo, di “counsellor” e di professionista in ricerche di risorse umane.
 
 La situazione in Zimbabwe è per ora sotto controllo rispetto a due mesi fa. La situazione politica è migliorata ma quella economica è ferma, giacché circa il 90 % della popolazione non ha assolutamente forme di sostentamento. In Harare, il problema principale è l’approvvigionamento idrico e della sanità, ma ci stiamo attivando per sconfiggere il colera e migliorare l’igiene pubblica. Usando le parole di Martin Luther King, ciò che deve succedere succeda. La situazione è veramente dura, ma noi siamo più forti.

 Il futuro della popolazione ad Harare è luminoso e io ti darò ulteriori informazioni fra tre mesi.

 Il problema in Zimbabwe sono le sanzioni politiche provenienti dai governi Europei e dal governo Americano, ma noi tutti speriamo che le cose miglioreranno, come sembra stia succedendo. Noi diciamo, sfortunatamente quando due elefanti combattono a soffrirne di più le conseguenze è l’erba che calpestano, e in questo momento lo Zimbabwe è l’erba che viene calpestata.

 I bambini come gli adolescenti spesso vanno avanti per due o tre giorni senza mangiare niente di decente.

 Speriamo di unirci al di là delle differenze, c’è potere nella differenza. Dopo tutto siamo tutte persone con un sola anima che non è né ebrea, né musulmana né cristiana.

 Mazvita è la parola della lingua Shona, il mio dialetto, per dire “grazie“.

Speriamo di sentirci presto,

Lance Muteyo