Dopo un messaggio via Facebook intitolato “ultime dalla tratta in Liguria“, abbiamo chiesto maggiori informazioni a Isoke Aikpitanyi.
Una donna nigeriana ha deciso di tornare nel suo paese dopo aver trovato in Italia lo stesso sfruttamento da cui scappava.
Segue intervista ad Isoke Aikpitanyi.
Oggi su FB hai scritto “Ultime del mondo della tratta In Liguria è nato Lorenzo, benevenuto. Cresce la nostra famiglia multiculturale. Joan (ma non è il suo nome) ha scelto di tornare a casa; grazie a Gianni, a Cattivi
Ragazzi e all’OIM, il suo desiderio si concretizzerà nei prossimi giorni; cercheremo di sostenerla con interventi di microcredito”.
In concreto come cercherete di aiutare Joan e come si realizzerà questo microcredito?
Le parole nascondono la realtà…sono costretta a definire microcredito la nostra semplice decisione di dare una mano a distanza ad una ragazza ed alla sua famiglia che vivono in Nigeria; lei lascio la Nigeria per migliorare la sua vita e quella della famiglia e qui in Italia ha trovato solo violenza e prostituzione. Torna a casa e trova tutto come prima, anzi peggio…Conserveremo il contatto con lei attraverso una nostra rete. Ma anche qui le parole non permettono di capire la semplice verità: abbiamo alcuni amici e parenti che in Nigeria in collegamento con noi vanno a trovare le ragazze rimpatriate e le loro famiglie e verificano quali sono i problemi e le difficoltà.
Tempo fa ad una famiglia bastarono 200 euro per acquistare un banco mobile da mercato e poter vendere più frutta e altro di quanta ne potessero vendere prima; il reddito della famiglia cresce, la condizione generale pure…
Prima o poi riusciremo a far funzionare bene anche le diverse missioni istituzionali che ci sono in giro per l’Africa e anche in Nigeria; in Nigeria, ad esempio, le suore hanno una Casa di accoglienza dove si fanno attività varie con le ragazze affinché non partano come schiave e se tornano non siano abbandonate a se stesse: si tratta di far funzionare bene anche queste.
Ma se diciamo le parole microcredito e rete chi legge pensa a chissà che cosa…
Qual’è la situazione sul “mondo della tratta” in Liguria?
La scora settimana ero a Cogoleto… mi hanno detto che è normale incontrare sul treno ragazze che vanno verso la zona Savona e San Remo a prostituirsi, ma dalle mie amiche (quelle che stanno nell’associazione vittime ed ex vittime della tratta) ho saputo che molte se ne stanno nascoste, ormai vivono e “lavorano” in case e locali.
Nel giro di pochi mesi la situazione si è complicata anche nel genovese; più volte mi era successo, arrivando in zona, di andare a spasso per il centro storico di Genova e di essere avvicinata da ragazze che mi avevano vista in TV e mi volevano salutare e parlare: c’era molta vitalità, molta speranza, in loro, malgrado la loro condizione di prostitute per forza: oggi le incontro e mi evitano, c’è solo paura ed un passa parola tra le maman, spinge le ragazze a non avvicinarsi a nessuno che possa mettere nella loro testa idee strane…come non pagare il debito, denunciare le maman, cambiar vita… Io arrivo in Liguria solo di tanto in tanto, bisognerebbe fare un lavoro continuo, ma chi lo fa? Le unità di strada fanno quello che possono, le suore pure, ma qui ci vorrebbero operatrici pari che avvicinino le vittime della tratta e propongano loro qualcosa di concreto.
Per completare il giro in Liguria devo dire dello spezzino…non so se la mia sia solo una impressione determinata dal fatto che gli ultimi casi che ho visto in questa zona: era minorenne, di più, erano bambine, proprio piccole, buttate in strada…
Che cosa faceva Joan in Italia? Perché ha deciso di tornare? (in Africa?)
Joan? Era semplicemente una ragazza che non voleva prostituirsi, ha preso un sacco di botte, è stata minacciata di morte, ecc. ecc. Nessuno le ha offerto una via di uscita e da sola, dopo aver parlato con la famiglia, ha scelto di tornare a casa… L’OIM è l’organizzazione Mondiale delle Migrazioni, ha trovato il modo di aiutarla; noi l’abbiamo sostenuta fino a quando il suo rientro non è stato preparato. La sua non è una storia speciale…purtroppo tutte le storie hanno moltissime cose in comune.
Puoi descrivere la famiglia multiculturale?
Mi dispiace quasi descrivere la famiglia multiculturale, perchè è come ammettere che sia una cosa particolare: una ragazza di colore sposa un uomo bianco, nascono dei figli più o meno bianchi, più o meno neri e la gente intorno vede in tutto ciò qualcosa di strano e di particolare.
Non è così… Anche quelli che sono favorevoli all’integrazione piena dei migranti pensano che questa famiglia
multiculturale possa avere problemi e difficoltà più di una famiglia… “normale” o come descriverla? Ma io vivo in Italia da dieci anni e devo dire che una famiglia composta da un uomo che viene dalla Barbagia sarda e una donna che viene dalla montagna valdostana, se si sposano sono multiculturali anche loro… Oggi multiculturale è parola che significa multietniche e multietnica descrive una situazione che ci si vergogna giustamente a definire multirazziale. Bisogna descrivere la famiglia multiculturale o che dir si voglia, solo se una dei coniugi è nero…qualcuno è razzista e vede la cosa come un problema, altri non sono razzisti, ma vedono la cosa con un razzismo a rovescio, con la curiosità di vedere come va a finire… E come volete che vada a finire…? Come tutte le famiglie, con i problemi, le difficoltà e le possibilità di fallimento di tutti.
Con qualche difficoltà in più per via della deriva razzista che il nostro paese sta prendendo: la famiglia si preoccupa, infatti, soprattutto delle difficoltà e dei problemi cui vanno incontro i bambini, per il resto non c’è nessun problema che debba essere considerato diversamente dai problemi di tutti.
La famiglia multicultarale, quindi, è semplicemente una sfida ad un mondo che non solo sta perdendo il significato della famiglia, ma non sa porsi in modo solidale nei confronti di chi ha problemi e difficoltà: un migrante deve essere accolto e sostenuto, gli si deve offrire la possibilità di studiare e di integrarsi naturalmente.
Le cose sarebbero più facili e naturali se non ci fosse di mezzo la bestia nera del razzismo.
Per questo è bene essere chiari: il problema è solo il razzismo, tutto il resto, compresa la multiculturalità e le diversità, arricchiscono la vita di tutti. Il multiculturalismo non è un problema, il razzismo si.