Il lungo e dettagliato resoconto del quotidiano online nigeriano independentngonline.com spiega i fatti, i territori coinvolti dalle violenze e gli obiettivi dei jihadisti in Nigeria.
Il reportage di Sukuji Bakoji (Kaduna), Chesa Chesa (Abuja), Augustine Madu-West (Kano), Abdulkareem Haruna (Maiduguri), Godwin Egbara (Bauchi) Dele Moses (Ilorin) e Mohammed Abubakar (Damaturu).
Il nord è in ebollizione a causa della rivolta degli estremisti islamici che si sono scatenati nelle città di Bauchi, Maiduguri, Potiskum e Kano, rispettivamente negli stati di Bauchi, Borno, Yobe e Kano, dove oltre 300 persone sono morte lunedì scorso. Circa 600 persone sono morte da venerdì.
Le violenze sono scoppiate a Maiduguri lunedì scorso dopo che la polizia aveva affrontato i jihadisti che avevano forzato i posti di blocco delle forze dell’ordine, spalancato le porte delle prigioni e incendiato automobili.
Il presidente Yar’Adua ha risposto dalla capitale federale Abuja ordinando alle agenzie di sicurezza di prendere il controllo delle operazioni nei quattro stati dove hanno avuto luogo gli attacchi.
Il suo portavoce, Olusegun Adeniyi, ha detto che la direttiva implica che “nessuno sforzo dev’essere sprecato e che devono essere concentrati nell’identificare, arrestare e perseguire i leader e i membri delle sette estremiste coinvolte nelle violenze”.
La sicurezza è nell’occhio del ciclone negli stati confinanti dove il personale delle forze dell’ordine è in allerta per garantire che gli attacchi dei “elementi poco assennati” non si moltiplichino altrove.
Adeniyi ha detto che Yar’Adua “è profondamente scosso per la perdita di vite umane a causa degli attacchi alla polizia e ad altri innocenti civili nigeriani negli stati coinvolti”. Il suo cuore è vicino alle famiglie degli agenti di polizia uccisi mentre difendevano i propri posti dagli insensati attacchi insieme ad altri cittadini innocenti.
“(Lui) ribadisce la sua determinazione nell’agire con decisione nei confronti di chiunque le cui errate convinzioni promuovano la violenza e la minaccia dei diritti delle persone minando in questo modo la pace nazionale, la stabilità e la sicurezza”.
Circa 200 persone sono morte a Maiduguri, mentre i supporter di una setta islamica hanno fatto temere di replicare in Nigeria le battaglie in Afghanistan e in Somalia.
Venerdì scorso, i cittadini di Maiduguri sono stati tenuti svegli tutta la notte dalla paura dovuta all’esplosione di una bomba fabbricata in casa di un estremista islamico. Una persona è morta.
Nella vicina Bauchi, domenica scorsa, circa 200 membri del gruppo fondamentalista islamico conosciuto col nome di “Boko Haram” sono morti.
A febbraio uno scontro tra i musulmani e i cristiani aveva causato la morte di quattro persone.
Come ritorsione degli incidenti di domenica nella città di Bauchi, la setta di Muhammed Yusuf ha attaccato i posti di blocco della polizia a Maiduguri, uccidendo un agente, e dando fuoco a otto posti di blocco in zone residenziali.
Il gruppo ha poi proseguito verso la nuova prigione e, usando bombe e altri esplosivi, sono entrati dentro e hanno liberato i detenuti.
Il governatore dello stato di Borno, Ali Modu Sheriff, ha ordinato il coprifuoco dall’alba al tramonto in città.
Prima di questa decisione, il team congiunto polizia/militari aveva aperto il fuoco contro i teppisti uccidendone diversi.
Al fianco dei corpi senza vita dei membri delle sette – molti dei quali travestiti con abiti militari – c’erano armi e munizioni come RPG, fucili AK47, pistole, asce, spade, archi e frecce.
Un giornalista di Media Trust, Ahmed Salkida, è stato rapito dai membri della setta mentre monitorava la rivolta.
Salkida ha telefonato ai suoi colleghi dicendo loro di essere stato rapito da gruppi ostili e ha chiesto loro di pregare per lui.
Tutti gli sforzi di comunicare con lui nuovamente sono stati vani perché i telefoni sono stati spenti.
I cittadini in fuga da Maiduguri sono stati trattenuti dalle notizie di simili rivolte a Bauchi e a Pokistum dove i jihadisti hanno messo a ferro e a fuoco un commissariato di polizia, uccidendone gli agenti e dando fuoco a tre palazzi: quello Federal Road Safety Commission (FRSC), Nigeria Population Commission (NPC), e Calvary Baptist Church.
La moglie del pastore della chiesa ricorda che “sono arrivati all’incirca alle 2 di notte con armi e hanno iniziato a sparare alla nostra chiesa. Dopo si sono messi a saltare sui muri e sono arrivati con taniche di benzina, hanno aperto la stanza di servizio e hanno dato fuoco a tre serie di chitarre, tamburi, all’amplificazione e alle sedie di plastica. Pensavamo che fossero ladri ma dopo abbiamo scoperto che erano di un gruppo religioso. Abbiamo scoperto una munizione con sei pallottole. Avevano intenzione di dare fuoco a tutta la chiesa ma Dio non era con loro”.
Gli islamisti, circa 40 di loro, a bordo di motociclette si sono diretti alla stazione di polizia dove hanno aperto il fuoco uccidendo tre agenti tra cui il District Crime Officer (DCO), Ogu Fedenare, e un agente dei vigili del fuoco del palazzo a fianco.
Gridavano “Allahu Akbar” mentre sparavano.
Il capo della polizia di Potiskum, M.A. Mustapha, ha detto: “I sospetti sono persone che abitano in città, abbiamo visitato le loro case e molte mogli ci hanno confessato che i loro uomini non hanno passato la notte a casa. E’ un attacco suicida, sono venuti a bordo di motociclette e si sono diretti subito alla caserma di polizia. Lì hanno preso alcune delle nostre armi”.
Il commissario, Mohammed Abbas Murtala, conferma “abbiamo arrestato 23 persone. Per quanto riguarda le armi non possiamo dire il numero per ora perché alcuni poliziotti erano di turno e non sappiamo quali armi sono state prese dai poliziotti e quali dai malviventi”.
“Abbiamo 7 poliziotti feriti, abbiamo preso tutte le misure che potevamo prendere, abbiamo aggiornato le nostre strategie, abbiamo ripreso alcune munizioni”.
A Kano, i cittadini erano sconvolti per gli scontri tra polizia e il gruppo islamico estremista a Wudil, in cui tre persone sono state uccise e molte altre sono state ferite.
La polizia sostiene che le violenze del gruppo di Kano sono simili a quelle dei fondamentalisti di Bauchi, confermate dal loro leader, Abdulmimuni Ibrahim Mohammed, che è stato arrestato insieme a decine di suoi seguaci.
Mohammed ha ammesso nella caserma di polizia che la loro missione era di sostenere la loro richiesta di abolire l’educazione occidentale nel paese in cui non ha un posto.
Ha detto che hanno agito insieme ai loro colleghi di Bauchi e che si stavano dirigendo verso Borno quando la polizia li ha arrestati.
Il portavoce della polizia, Baba Mohammed, ha confermato che gli islamisti hanno rubato fucili AK47 dalla stazione di polizia e che hanno ferito alcuni agenti.
“Siamo stati iperattivi dopo le violenze di Borno e Bauchi. Tutti gli elementi ci hanno condotto a pensare che questo incidente è legato ai disordini di Bauchi, lo vediamo come un’espansione”, ha aggiunto.
Moses Anaegbode, ispettore generale aggiunto della Zona 12, in carica per gli stati di Bauchi, Borno e Yobe, ha detto che tra gli obiettivi dei jihadisti c’è l’eliminazione dei membri delle forze dell’ordine prima di attaccare il pubblico.
Ha spiegato che il loro rancore contro la polizia è dovuto al fatto che gli agenti non li lasciano praticare la loro religione.
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Il Arewa Consultative Forum (ACF) e l’Associazione Cristiana della Nigeria (the Christian Association of Nigeria [CAN]) dei 19 stati settentrionali e la Federal Capital Territory (FCT), Abuja, hanno condannato le violenze.
Il segretario della ACF National Publicity, Anthony Sani, ha detto che gli attacchi di “militanti religiosi che intendono l’educazione occidentale come un tabù sono un vergogna e, perciò, da condannare da parte dell’ACF e da tutti i nigeriani amanti della pace.
“Questo è perché, come (il presidente degli USA Barack) Obama ha sottolineato di fronte al mondo musulmano in Egitto, l’Islam ha contribuito alla civilizzazione e alla tecnologia fino allo stadio attuale di sviluppo tecnologico sia nel mondo occidentale che in quello musulmano”.
CAN Publicity Secretary, John Josept Hayab, ha detto che i jihadisti sono i nemici del governo, per questo dovrebbero essere acciuffati e perseguiti insieme ai loro sponsorizzatori.
“E’ solo una conferma di quanto il Sultano ha detto qualche giorno fa che niente sta funzionando; perché se la nostra sicurezza non può funzionare, allora niente può funzionare”.
“Noi, i Cristiani, stiamo lanciando questa sfida di fronte alle agenzie di sicurezza; cosa state facendo? Temiamo che dal momento in cui questo tipo di crisi hanno colorazioni religiose, i prossimi obiettivi saranno i cristiani”, ha avvertito.
“Se il governo non farà niente adesso, il prossimo atto sarà quello di far bruciare le chiese come torce, quello di uccidere i cristiani innocenti, e questo diventa un problema”.
La polizia di Kaduna ha confermato la lettura dell’atto d’accusa nei confronti di 21 membri della setta islamica di Malali la scorsa settimana.
Il commissario della polizia, Isaac Ike, ha detto ai giornalisti che “li abbiamo portati, abbiamo delle interazioni con loro e quando abbiamo capito che ci sarebbero stati problemi per la sicurezza li abbiamo arrestati e li abbiamo portati in tribunale”.
Fonte: independentngonline.com