Ferhotel è un documentario di Mariangela Barbanente che fa venire molta rabbia perché, raccontando delle vicende di alcuni somali in Italia, racconta inevitabilmente anche come è l’Italia di oggi: un paese che rincorre affannosamente guadagni facili senza più badare a curare i propri mali.
Ferhotel è un albergo abbandonato, non distante dalla stazione centrale di Bari, che da anni è diventato il rifugio dei somali. In questo albergo si susseguono diverse storie. Sono storie di persone che speravano di poter trovare una vita migliore in Italia e invece si trovano bloccati in uno strano limbo tra un paese di provenienza in guerra, che tra l’altro non li rivorrebbe indietro, e un paese d’accoglienza che, nel migliore dei casi, è indifferente.
La produttrice, presente in sala ieri al FCAAAL 2012 in corso a Milano, ha detto che la regista ha passato molto tempo con queste persone che sono diventate le protagoniste del film. Così è riuscita quasi a “nascondere la telecamere” e a cogliere alcune situazioni, alcuni dialoghi che rendono evidenti i drammi, le ansie, ma anche le piccole gioie di queste persone che fuggono da un paese in guerra da molti anni.
Ovviamente tutto il documentario è sottotitolato perché i protagonisti parlano nelle loro lingue.
La rabbia che fa venire è che, mentre ci sono queste persone che sopravvivono in un ex hotel a Bari cercando un lavoro che non arriverà e cercando di scappare dall’Italia, ci sono paesi interi che si spopolano. Inseguendo lo spread e i mercati, abbiamo dimenticato il territorio e il valore di un buon progetto che può portare lavoro a tante persone.
Il film ha ricevuto un contributo di 20.000 euro (non si sa se compresi di Iva o meno) dalla Regione Puglia a fronte però di un costo di produzione che è “cinque volte tanto”, considerando gli stipendi non pagati per un lavoro che è durato due anni, come ha detto la produttrice Gioia Avvantaggiato rispondendo alla mia domanda.
Piervincenzo Canale