SPERANZE PER I TRE RAPITI NEI CAMPI PROFUGHI SAHRAWI IN ALGERIA. L’IRRESPONSABILITÀ DELLA PROPAGANDA MAROCCHINA
E’ già passato un mese dal rapimento di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli Ainoa Fernandeez de Rincón e Enric Gonyalons, avvenuto nella notte tra il 22 e il 23 ottobre, nei campi profughi sahrawi in Algeria. Per le famiglie, per tutti coloro che li hanno conosciuti ed apprezzati e per il movimento della solidarietà con il popolo sahrawi sono momenti di attesa e di preoccupazione.
Pochi ma essenziali elementi confortano: la speranza che Rossella e gli altri due compagni di sventura stiano bene e siano trattati con rispetto, la certezza che il governo italiano e quello spagnolo seguono da vicino la vicenda e sono seriamente impegnati a trovare uno sbocco positivo alla vicenda anche con la collaborazione dei paesi della regione, pur nella comprensibile riservatezza.
Rattrista il fatto che episodi del genere, pur trovando una felice soluzione, necessitino purtroppo tempi lunghi.
Le autorità sahrawi continuano nel dispiegamento delle misure di sicurezza che ha consentito immediatamente dopo il rapimento non solo di seguire le tracce dei rapitori, salvo un necessario ripiegamento per non mettere a rischio la vita degli ostaggi, ma di consentire l’effettuazione delle visite programmate di delegazioni straniere fin dal giorno dopo il rapimento. La maggior parte delle missioni viene mantenuta anche se le misure di sicurezza impongono modalità e tempi più contenuti. I dirigenti dei campi sono pronti ad assumersi nuovi compiti e responsabilità per sopperire allo scaglionamento della presenza di volontari e cooperanti stranieri; del resto da 36 anni i campi profughi sono perfettamente autorganizzati.
Il Fronte Polisario si accinge a tenere, alle date previste, il suo 13° Congresso dal 15 al 19 dicembre, nei territori liberati, del Sahara Occidentale come sempre alla presenza di delegazioni straniere provenienti da numerosi paesi.
Gli autori non hanno ancora rivendicato il sequestro, ma non ci sono dubbi sugli scopi di questa azione terroristica: scoraggiare la solidarietà internazionale, gettare fango sull’esperienza sahrawi. Non a caso nell’attuale vuoto informativo si è inserita la propaganda della monarchia marocchina che fabbrica e diffonde ogni sorta di bufale, riprese purtroppo anche da organi stranieri. Basterebbe una minima conoscenza della realtà dei campi o una doverosa verifica dei fatti per accorgersi che si tratta solo di manipolazioni.
La sicurezza di Rossella e dei suoi due compagni di prigionia dipende anche dalla serietà delle informazioni diffuse. Va da sé che la monarchia marocchina se ne infischi dei pericoli che fa correre agli ostaggi, meno naturale è che organi di stampa di altri paesi, anche italiani, possano fare da eco a questa meschina ed irresponsabile messa in scena.
Fonte: ANSPS, Associazione Nazionale di Solidarietà con il Popolo Sahrawi
http://awsa.org.au/?p=799
Questo articolo e’ stata pubblicato sulla stampa italiana in Australia e ripreso dall’associazione di aiuto ai Saharawi, AWSA