Se fosse ancora a New York o Parigi – ovunque eccetto che qui – Adama Kargbo indosserebbe lunghe calze a righe che raggiungono le sue ginocchia o una camicia con un colore estremamente appariscente oppure una altrettanto unica per la sua manifattura.
Non è così qui, dice, camminando per le strade di Freetown in una giornata lavorativa qualsiasi, la gente dice di lei: “ ‘she done gone cris’, è uscita pazza ”.
Inizia così l’articolo di Jina Moore pubblicato su csmonitor.com. Racconta la storia di una fashion designer che ha deciso di realizzare un progetto che molti giudicano come ‘pura pazzia’, trasferendosi da New York a Freetown.
La signora Kargbo è tornata nel suo paese natale, la Sierra Leone, circa un anno fa e ha deciso di fare qualcosa che può anche sembrare un pò da pazzi: lanciare un impero della moda in un paese dove i sarti lavorano ancora a mano e dove non si trovano macchine per le asole.
“Non riesco a trovare una buona cerniera, o dei bottoni che non siano di plastica, o le macchine adatte a questo lavoro”, ammette Kargbo, facendo riferimento ai lavori di sartoria. “Mi piacerebbe comprare macchine industriali per cucire meglio – dice – ma poi mi dico perché comprare una macchina, [quando] non ho neanche le luci?”
L’articolo di Jina Moore apparso su csmonitor.com evidenzia tutte le opportunità, nonostante le difficoltà, che un esempio simile potrebbe innescare soprattutto in tempi di crisi economica mondiale.
Fonte: csmonitor.com