Ripubblichiamo qui sotto l’introduzione di Franca Di Lecce all’ultimo numero di SRM (Servizio Rifugiati e Migranti) Materiali per la giornata internazionale dei migranti prevista per domani 18 dicembre 2009.
Le migrazioni internazionali hanno assunto un carattere strutturale e permanente in tutte le società contemporanee. I movimenti migratori coinvolgono oggi oltre 200 milioni di persone che lasciano i propri paesi di origine, per scelta o per necessità, alla ricerca di migliori opportunità di lavoro e di formazione, per ragioni familiari, o in fuga da guerre, persecuzioni e disastri ambientali.
La globalizzazione ha aperto i mercati, ha offerto nuove opportunità, ha ridotto le distanze, ha facilitato le comunicazioni e l’acceso alle nuove tecnologie, ha abbattuto frontiere tradizionali, incoraggiando lo spostamento delle persone.
Tuttavia profonde sono le contraddizioni emerse: quelle opportunità non sono alla portata di tutti, sono aumentate nel mondo la disoccupazione, la fame e la povertà, le guerre e i conflitti, si sono acuite le diseguaglianze tra Nord e Sud del mondo, nuove frontiere e nuovi muri sono stati costruiti, si sono affermate nuove forme di sfruttamento e moderne schiavitù.
Migliaia di esseri umani nel mondo oggi, donne e bambini in particolare, vengono venduti e scambiati come merci da organizzazioni criminali per produrre profitti. I migranti, in particolare, sono oggi i “nuovi schiavi” e la tratta di esseri umani è una delle forme più drammatiche e brutali di violazione dei diritti umani.
Molti migranti che oggi intraprendono viaggi pericolosi in cerca di un futuro migliore, si affidano a trafficanti senza scrupoli e spesso muoiono nel deserto, annegano in mare e nei fiumi, muoiono assiderati nei valichi di montagna, nascosti nei camion. Se è un dato ormai acquisito il contributo che i migranti danno ai paesi di destinazione, in termini economici e demografici, ma anche sociali e culturali, l’immigrazione continua ad essere affrontata per lo più in termini di sicurezza internazionale.
La preoccupazione maggiore dei Governi continua ad essere quella del contenimento dei flussi e la lotta all’immigrazione irregolare, ma poca attenzione viene data ancora ai diritti umani, ai percorsi di integrazione e di cittadinanza, ai canali di ingresso regolare.
Le attuali politiche migratorie, incentrate sul controllo delle frontiere e ossessionate dalla sicurezza, non hanno raggiunto gli obiettivi: hanno prodotto ulteriore irregolarità, incrementato i traffici illeciti, hanno contribuito ad aumentare nelle nostre società tensioni sociali, marginalità ed esclusione.
Le società contemporanee sono dominate dalla paura, le comunità locali e nazionali si percepiscono assediate, i cittadini ripiegano su sé stessi in difesa del proprio territorio e del proprio spazio individuale, alla ricerca di identità statiche e anacronistiche.
Sono aumentati negli ultimi anni la diffidenza e il razzismo verso i migranti, percepiti come presenze destabilizzanti e come minaccia ai nostri privilegi e alle nostre identità.
La sicurezza è diventata lo slogan esibito dai Governi e sempre più viene strumentalizzata per occultare l’incapacità di garantirla, promuovendo la legalità, punendo il crimine organizzato e la corruzione, combattendo la disoccupazione e la povertà attraverso politiche di inclusione sociale, economica e culturale rivolte a tutti i cittadini.
Il dilagante razzismo nelle nostre società è uno degli effetti più devastanti di questa strategia.
In Italia la legge 94 sulla sicurezza, entrata in vigore ad agosto scorso, nella parte relativa all’immigrazione, risponde a una strategia della paura e dell’occultamento che porta ad una tragica anestetizzazione dei sentimenti e delle coscienze.
Oggi in Italia è diventato reato una condizione individuale, la condizione di migrante: si punisce perché non si è in regola con il permesso di soggiorno e non perché si commette reato.
Si restringono i diritti delle famiglie dei migranti, si ostacolano i percorsi di integrazione, si inaspriscono gli strumenti penali e aumentano i centri e i tempi di detenzione.
Le conseguenze di questa legge che legittima la cultura del sospetto e della delazione e legalizza le ronde facendo dei cittadini giustizieri privati in difesa del proprio territorio, le abbiamo già sotto i nostri occhi.
La riduzione dei diritti dei migranti, uomini e donne da tenere in condizioni di precarietà, ricatto e sfruttamento, ha portato più insicurezza, ha avvelenato la nostra società e sta minando la pacifica convivenza civile.
L’accanimento nei confronti dei migranti “colpevoli” di non essere in regola con il permesso di soggiorno crea un clima sempre più teso nella società italiana. Ultimo esempio è l’operazione “White Christmas”, lanciata dall’amministrazione comunale di Coccaglio, un piccolo paese in provincia di Brescia, dove i vigili urbani si recano porta a porta a casa dei migranti per accertare se siano in possesso del permesso di soggiorno.
L’intenzione è quella di espellere dal territorio gli irregolari e poter festeggiare un sereno Natale senza intrusi!
Anche la regolarizzazione delle colf e delle badanti, conclusasi a settembre 2009, ha di fatto trasmesso un messaggio inquietante: si salva chi serve i signori! Non ci si è preoccupati di dare la stessa opportunità a chi oggi lavora e sostiene ampi settori dell’economia italiana, ma può farlo solo in condizioni di irregolarità e spesso di grave sfruttamento.
Il 18 dicembre non è una semplice ricorrenza, è un’occasione importante per fare un bilancio e per ripensare insieme ad un modello di società umana e sostenibile. Per questo le chiese protestanti, ortodosse e anglicane in tutta Europa dedicheranno il 2010 al tema delle migrazioni per rimettere al centro del dibattito la dignità dei migranti, la centralità dei diritti umani, la cultura dell’accoglienza e della solidarietà.
Il 2010 – che la Commissione Europea ha designato Anno Europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale – sarà dunque un’occasione per stimolare l’azione delle chiese nell’accoglienza e nella difesa dei diritti dei migranti, per trasmettere il messaggio positivo dell’arricchimento che i migranti portano nella società e per rafforzare l’interlocuzione con le istituzioni affinché si adoperino per migliorare concretamente le condizioni di vita dei migranti, a partire da strumenti legislativi adeguati.
La Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle Loro Famiglie, è solo uno di questi strumenti, ma è un impegno concreto che le chiese possono portare avanti invitando i Governi alla ratifica di questo importante strumento di tutela dei lavoratori migranti.