INTERVISTA A MONS. ANTONIO MARIA VEGLIO’ [Dal quotidiano “La Stampa” del 23 agosto 2009 col titolo “I governi non pensino solo all’ordine pubblico” e il sottotitolo “Intervista a Antonio Maria Veglio'”]
– Giacomo Galeazzi: Arcivescovo Antonio Maria Veglio’ (presidente del Pontificio consiglio per i migranti) cosa replica a Bossi?
– Antonio Maria Veglio’: La Santa Sede parla al mondo senza entrare in polemiche politiche e nel disastro di Lampedusa ci sono responsabilita’ e cause da accertare. La Chiesa non puo’ tacere quando vengono lesi i diritti umani, il silenzio di fronte a una simile tragedia e’ contrario alla nostra missione. Chi puo’ impedire a un essere umano di emigrare per sfuggire alla fame, alla guerra, a condizioni di vita disumane? Il Papa e il dicastero vaticano dei migranti lo hanno ribadito spesso e continueranno a farlo ogni volta che sara’ necessario. Ho servito la Santa Sede per trent’anni nelle rappresentanze diplomatiche di tutto il mondo, ho visto interi villaggi in fuga dalla morte, ma di fronte alle carrette del mare lasciate alla deriva nel Canale di Sicilia provo uno sconforto e una tristezza indicibili. Mentre vittime innocenti affogavano nell’indifferenza, la tv trasmetteva le immagini di un centro benessere dove i cani e i gatti venivano coccolati, ?pettinati, massaggiati ai lati di una piscina tutta per loro. Intanto sull’accoglienza di esseri umani si montano strumentalizzazioni, sciacallaggi politici, calcoli di convenienza. E invece un’accoglienza graduale, ordinata e rispettosa aumenta il potenziale produttivo in campo economico e arricchisce gli scambi sociali. *
– Giacomo Galeazzi: La Lega richiama il diritto alla difesa dei confini. E’ d’accordo?
– Antonio Maria Veglio’: I governi nazionali non possono basare le politiche dell’immigrazione esclusivamente sulle esigenze di ordine pubblico, quindi vanno armonizzati gli assetti legislativi tra accoglienza e sicurezza. La dignita’ di ogni vita umana deve essere il punto di partenza. Gia’ in vent’anni si stimano 15.000 vittime nei viaggi verso le sponde d0Europa; se le cose a Lampedusa sono andate davvero cosi’, c’e’ da rabbrividire. Se e’ vero che quei disperati sono stati avvistati e poi lasciati andare incontro la morte, e’ assurdo pretendere che la Chiesa taccia. L’etica di soccorrere i naufraghi e’ antica quanto l’etica marittima, per secoli i capitani delle navi hanno salvato naufraghi pronti a rischiare tutto, anche la vita. A Lampedusa e’ successo un fatto gravissimo, pensare di farlo passare sotto silenzio e’ indice di chiusura nel proprio egoismo. Sul gommone alla deriva non c’erano numeri, ma migranti, cioe’ persone con diritti inalienabili da?rispettare, incluso essere accolti e soccorsi da chi sorveglia quel tratto di mare.*
– Giacomo Galeazzi: Colpa dei respingimenti?
– Antonio Maria Veglio’: Ogni Stato ha diritto di difendersi e di garantire sicurezza e legalita’. Ed e’ necessaria una reale cooperazione internazionale per affrontare un fenomeno epocale. Pero’ in societa’ cosiddette civili i sentimenti di rifiuto dello straniero ostacolano una gestione lungimirante del fenomeno migratorio. Anche nella legittima regolazione dei flussi, un governo deve salvaguardare il diritto umano al soccorso e all’accoglienza. Viviamo in un mondo sempre piu’ globalizzato e segnato da spaccature profonde, ma non ci si interroga se siamo di fronte a un’invasione dalla quale bisogna difendersi o se i poveri non abbiano piuttosto il diritto di migrare verso societa’ benestanti. La logica del mercato, degli spostamenti di merci o capitali, va bene a tutti, pero’ poi?quando si rivolge ai movimenti delle persone non vale piu’. Le frontiere ormai esistono solo per gli esseri umani.*
– Giacomo Galeazzi: Quale soluzione indica la Santa Sede?
– Antonio Maria Veglio’: Un ordinamento giuridico internazionale che faccia condividere le responsabilita’ tra i paesi di partenza, di transito e di destinazione dei flussi migratori. E’ una tragica violazione del principio di solidarieta’ alimentare il senso di paura e chiudersi nelle proprie mura per trincerarsi nel livello di benessere raggiunto. A una questione mondiale non si possono dare risposte localistiche, provinciali. I flussi migratori alimentati dalla disperazione non ci sono solo nel Mediterraneo. La Chiesa, esperta in umanita’, e’ al loro fianco e incoraggia lo spirito di accoglienza e di solidarieta’. Guai ad addossare ai migranti le?responsabilita’ delle crisi sociali e delle nuove paure collettive. La Chiesa e’ impegnata nella soluzione di problemi come la carenza di alloggi, la mancanza di risorse alimentari e di strutture assistenziali, il fenomeno della irregolarita’, il traffico di esseri umani e lo sfruttamento, in particolare di donne e bambini. E l’integrazione e’ indispensabile, per favorire il benessere di tutti.