“All’indomani della rivoluzione pensavo che i giovani non avrebbero più abbadonato il paese perché ce l’avevano fatta, avevano fatto la rivoluzione per la dignità, per un diritto che non avevano. Sfortunatamente non è andata così”. Lo ha detto ad Africanews la presidente dell’ordine degli architetti tunisini, sig.ra Fertani Nabila, a margine del forum Med in Italy a Reggio Calabria lo scorso mercoledì 29 giugno.
Lei ha parlato di emigrazione. Perché?
All’indomani della rivoluzione pensavo che i giovani non avrebbero più abbadonato il paese perché ce l’avevano fatta, avevano fatto la rivoluzione per la dignità, per un diritto che non avevano. Nella dichiariazione universale dei diritti dell’uomo, uno dei diritti è il diritto al lavoro. Sfortunatamente non è andata così ed è iniziata l’emigrazione. All’improvviso c’è stato un numero importante di giovani tunisini, e poi di altre nazionalità, che hanno affrontato tutti i pericoli, hanno rischiato il suicidio attraversando il Mediterraneo per cercare altrove quando si potrebbe ricostruire il proprio paese. Se dovessimo avere un aiuto dallo stato, questo riguarderebbe un incentivo per trattenere i nostri giovani con opportunità di lavoro e soprattutto con una presa di coscienza perché, pensiamo a paesi come gli Stati Uniti, sono paesi che sono stati costruiti dal lavoro e se gli Usa fossero stati vuoti, oggi non sarebbero una potenza. Per fortuna che l’Europa non ha sanguinato per molto tempo trovando i mezzi, nel XX secolo, per trattenere i propri cittadini. Per essere paesi sviluppati, penso che anche l’Africa del nord dovrebbe trovare dei mezzi per trattenere la sua materia grigia e i suoi giovani.
Pensa che ci sia qualcosa che non ha funzionato nella rivoluzione in Tunisia?
Oggi in Tunisia c’è un problema economico come è stato detto durante l’incontro. E’ vero che si è trattato di una rivoluzione per il lavoro, tra l’altro per avere accesso al lavoro, ma tante imprese hanno chiuso, sia tunisine che straniere. C’è anche un problema a livello di turismo in cui si registrano presenze molto basse. E l’economia tunisina si basa fortemente sul turismo. E’ vero che l’avvenire non sembra molto chiaro ma metterei questa situazione sul conto di un periodo di transizione. E’ una pausa. Una volta che ci sarà un governo legale, una costituzione votata dalla popolazione, allora potremo vederci più chiaramente. Penso che la rivoluzione non potrà dirsi riuscita se non si getteranno solide basi per un’economia, un’economia aperta al mondo pensando a ottenere il lavoro e anche a trattenere la propria popolazione.
Intervista di Piervincenzo Canale